La Fornace e l’urbanistica di fantasia

di Paolo Scattoni

Anche questa volta il bravo giornalista ha fatto il suo con un articolo su la Nazione datato 14 febbraio. Questa volta il tema è il recupero della Fornace. È quasi un’intervista al Sindaco per gli ampi stralci virgolettati.

È un vecchio tema. Già quarant’anni fa ci fu l’acquisto dell’attuale titolare dalla vecchia proprietà che aveva gestito l’area per la produzione di laterizi. L’idea era quella di utilizzare per nuova edilizia, ma i calcoli erano sbagliati. Già a quell’epoca erano chiari i sintomi della crisi del settore. Così non è stato fatto alcun intervento.

Oggi il Sindaco propone un uso pubblico, ma dire il vero con una proposta poco credibile, quella della costituzione di un polo scolastico, come se fosse l’edificio ad attirare la funzione.

Le scuole elementari sono a poche decine di metri dall’ipotizzato polo scolastico. Nel tempo vi sono stati fatti interventi di  manutenzione e nuove strutture. La scuola oggi può usufruire di una moderna palestra. Le scuole medie usufruiscono di un edificio anch’esso dotato di palestra. Fu costruita su progetto dell’architetto Giancarlo Menichetti, all’epoca collaboratore di Mario Ridolfi .

Le scuole secondarie sono ospitate nei locali di Santo Stefano in un edificio ristrutturato nella seconda metà degli anni ’80. È una scuola che vanta più di due secoli di vita. Magari per questa scuola si deve lamentare l’assurdo intervento che ha ridotto gli spazi per i laboratori sugli sugli edifici di via della Villetta. Si può comunque rimediare.

Parlare oggi di quell’edificio mi fa venire in mente la fake non si sa quanto interessata che vedeva quell’edificio trasformato in un albergo a cinque stelle. Proposta assurda se si pensa che a Chiusi non riescono a sopravvivere alberghi con molte meno stelle.

Mi chiedo se si può fare urbanistica in questo modo. Prima di ipotizzare proposte di questo tipo occorre prendere carta e penna e fare un minimo di conti.

C’è anche un altro aspetto che andrebbe valutato, quello della trasparenza. Se il sindaco oggi propone l’acquisizione di quell’area cui dovrebbe dire se scaturisce da incontri con l’attuale proprietà e se questi contatti siano documentati in atti. Ma si sa per i nostri amministratori la trasparenza non è una priorità.

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Una risposta a La Fornace e l’urbanistica di fantasia

  1. carlo sacco scrive:

    Ricordo che molto tempo fà ne parlavo di questo con Carlo Giulietti ed insieme facevamo così ”pur parler”chiamiamoli dei ”voli pindarici”,relativi alla possibilià che la struttura fosse dedicata ad un centro direzionale ma anche culturale,con uffici, un luogo per mostre ed attività progettuali che riguardassero il territorio, non solo di Chiusi ma anche usato dai comuni circonvicini.Una macchina insomma produttrice di cultura e non solo di servizi diretti ai vari cespiti del territorio.Un centro insomma,tenuto conto che potrebbe essere un polo attrattivo dove riversare anche denaro da parte dei privati che volessero utilizzarlo come luogo culturale per mostre e per mettere sotto l’occhio dei visitatori soprattutto turisti una grande quantità di beni di cui poter fruire e che oggi languono nei cassetti di case private.L’idea di per sè stessa appariva e credo che possa anche attualmente apparire appetibile valutato anche che detti beni alla scomparsa di persone non vengono seppelliti con loro ma rimangono a testimonianza soprattutto culturale dell’immenso patrimonio che poi dovrà essere patrimonio pubblico.Un investimento culturale per il futuro come sono stati fatti da questo punto di vista da privati in tanti luoghi d’italia.Ma si sà, la situazione è quella di dedicare una tale iniziativa ad un coacervo di forze ed anche di intenzioni che se riuscite nel dovuto modo riscatterebbero Chiusi dall’immobilismo in cui da anni langue.

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