chiusiaperta.it: nota su un articolo di Marco Lorenzoni

Schermata del 2017-04-09 11:38:21di Paolo Scattoni

L’iniziativa del 7 aprile sulla trasparenza ha raccolto un lungo e interessante articolo su Primapagina. Ringrazio per questo Marco Lorenzoni. Credo, però, che quell’articolo richieda una fondamentale precisazione. Utilizzando sempre la metafora dell’enciclopedia occorre sottolineare con forza che chiusiaperta.it NON è una wikipedia su Chiusi, bensì una wikipedia dei problemi di Chiusi che potrebbero richiedere una decisione pubblica per essere affrontati. La finalità è quella di garantire un’adeguata trasparenza dei processi decisionali. Prendiamo ad esempio l’annosa vicenda dello stadio/palazzetto. La pagina della “enciclopedia” che riguarda questa decisione dalla sua genesi alla realizzazione, per poi essere seguita nei suoi sviluppi. Un lavoro di questo genere potrebbe richiedere la ricerca di alcune centinaia di documenti (da quelli ufficiali d’archivio comunale) agli articoli e post che hanno accompagnato e accompagneranno lo sviluppo della decisione. Perché viene inserita questa pagina di enciclopedia? Semplicemente perché a parere di qualche cittadino questa è una decisione che merita di essere documentata. Lasciare il cittadino da solo in questo compito significherebbe farlo rinunciare all’impresa.

Marco Lorenzoni cita la sua esperienza trentennale nella conduzione di giornali locali e negli ultimi venti anni proprio di Primapagina. Per questo lavoro sostiene giustamente che occorrono molti mezzi: l’affitto di una sede, le bollette connesse e soprattutto il tempo di un giornalista professionista. Qui però si tratta di altra cosa. Per capirci faccio riferimento a chiusiblog. I costi vivi si riducono a qualche decina di euro all’anno (dominio, spazio su ARUBA, un po’ di tempo di un informatico). C’è poi il mio tempo da volontario (circa un mezz’ora al giorno) e di tutti quelli che scrivono o commentano i post. Grafica molto semplice, ma qualche effetto l’ha avuto. In chiusiblog (con chiusinews) si contano nei 7 anni di vita più di 3000 post e 15000 commenti. Ma chiusiblog non è un giornale come Primapagina. Sarebbe come confrontare una bicicletta con un SUV. Si possono valutare nel proprio ambito specifico, ma non mettere a confronto fra loro.

La stessa cosa è per chiusiaperta.it. Continuando nella metafora non è un SUV e neppure una biciletta, ma semplicemente un libro che ci guida alla lettura dei processi decisionali che riguardano i problemi più importanti di Chiusi. Per ora i problemi individuati sono 35. Nei prossimi giorni ne verranno inseriti un’altra decina emersa proprio nell’incontro del 7 aprile. Poi se funziona continueremo. Saranno 100 o anche di più? Vedremo.

La redazione funzionerà da ponte fra le segnalazioni ed eleborazioni dei cittadini e la pagina specifica su chiusiaperta.it. La garanzia di trasparenza sul lavoro della redazione sarà garantita dalla pubblicazione integrale di quanto ricevuto sulla pagina di discussione relativa alla specifica pagina. L’articolo di Lorenzoni, ma anche questo mio saranno adeguatamente citati e linkati nella pagina di discussione della pagina principale. Andranno a far parte del patrimonio informativo di quella pagina. Quindi chiusiaperta.it si configurerà come un libro in uno scaffale che conterrà la documentazione utile a meglio leggere le pagine di quel libro.

Il lavoro sarà volontario, ma molto meno di quello necessario per chiusiblog. Già esiste un potenziale nucleo di quattro redattori che si impegnano per 8/9 ore al mese. Poi ci saranno, si spera, volontari che si impegneranno a manutenere le voci sulle quali hanno maggiori competenze. Diciamo un impegno di non più di mezz’ora al mese.

Vorrei chiudere con un aneddoto. Quasi quaranta anni fa mio padre incontrò l’on. Scricciolo. Erano amici. Riferendosi al quindicinale l’Agorà, scritto da giovani volontari, Scricciolo disse a mio padre più o meno “Questo giornale dovrà chiudere“. Il babbo rispose con “Chiuderà anche, ma loro si divertono tanto“. Grande. Ecco per chiusiaperta.it si tratta della stessa cosa: intraprendere un percorso in cui oltre all’utilità ci sia anche il divertimento.

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