Referendum: una lezione anche per un’alternativa locale

referendumdi Paolo Scattoni

Chi ha vinto e come? Lasciamo questo doverosa riflessione al dibattito nazionale. Ho le mie idee e sono molto felice per il risultato. Quello che più mi ha fatto felice, però, è stata la partecipazione al voto. Molti (me incluso) avevano pensato che una maggiore partecipazione al voto avrebbe favorito il SI. È successo il contrario. C’è stata quindi una una quota consistente di votanti che nessuna forza politica può rivendicare: quella di chi ha maturato la propria convinzione a prescindere dall’appartenenza.

Per vocazione questo blog è chiamato a favorire il dibattito sulle conseguenze del voto a livello locale. Intanto anche da noi c’è stata una buona partecipazione al voto in linea con la tendenza nazionale. Anche da noi il voto non ha ricalcato le appartenenze. Rispetto al voto delle recenti amministrative non tutto è riportabile a quelle percentuali. Da noi ha prevalso il SI, ma Bettollini che molto si è speso in questa campagna elettorale dovrà riconoscere che la differenza dei votanti del SI è significativamente minore rispetto al 64% del voto alle amministrative. Molti dunque hanno maturato un percorso personale sulla riforma della Costituzione.

Sono convinto che possiamo ripartire da qui per una nuova partecipazione politica. Un punto in comune (nessuno escluso) per ripartire? Oggi accentrare i poteri è strada suicida perché la 3° rivoluzione industriale che stiamo vivendo, richiede esattamente il contrario.

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11 risposte a Referendum: una lezione anche per un’alternativa locale

  1. Luca Scaramelli scrive:

    Il renzismo imperante ha cercato, sia a livello nazionale che a livello locale, di raccontare la favola di un paese che non esiste. Famiglie che hanno problemi ad arrivare alla fine del mese, giovani con lavori precari, senza una prospettiva di futuro, attività che chiudono, questa è la vera realtà, e finalmente i cittadini hanno alzato la testa e detto chiaramente che non credono alle favole.

  2. pscattoni scrive:

    Alberto, anche in questo blog ho fatto una proposta per la formazione di Quadro Strategico di Comunità per il quale ho svolto ricerche e sono in grado di fornire strumenti. Ora che il referendum è passato ne possiamo parlare e spero che tu voglia collaborare.

  3. Alberto scrive:

    Paolo, non avevo quasi dubbi su cosa avessi votato. Per quanto riguarda il resto del discorso, credo di essere sufficientemente chiaro. Poi sono convinto che talvolta tocca anche avere il coraggio della partecipazione e non chiedere sempre a granvoce il coinvolgimento. Senza fare un primo passo non si inizia il viaggio. Uno dei grandi pensatori del XX secolo disse <>

  4. carlo sacco scrive:

    Io credo che indipendentemente dalla vittoria del Si o del No sarebbe stato proficuo provvedere ad una nuova legge elettorale anche riguardante specificatamente gli italiani all’estero.Parlo solo di coloro che sono da diversi anni all’estero per motivi di lavoro o di studio,che non producono reddito qui in italia,non pagano le tasse qui in italia, non fruiscono di servizi qui in italia, ma il loro hanno diritto di influire con il loro voto-qualunque esso sia- sul piatto della bilancia delle votazioni interne all’italia. Cosa hanno più a spartire questi con l’italia dal momento che spesso sono dei perfetti integrati nelle comunità estere? Forse l’origine si, ma se non si regolamenta questo aspetto,si rischia di produrre grandi intemperanze ed ingiustizie. Mi spiegate il motivo per il quale un cittadino non residente e che perdipiù produca reddito nello stato ove vive e paga le tasse lì debba influire e determinare la politica dell’italia?Questo aspetto credo che si possa prestare ad utilizzi strategico-politici diversi ed utilizzati per questi.Nel passato abbiamo avuto diverse dimostrazioni di quale direzione avessero preso i voti ed il loro utilizzo.Non c’è verso, siamo i più furbi…..

  5. pscattoni scrive:

    x Alberto Baessato. Ho votato NO e la riforma me la sono studiata. L’atmosfera pesante la si supera non chiedendo se non i propri diritti. Purtroppo oggi molti giovani senza lavoro o con lavoro precario pensano di non potersi permettere una posizione critica; magari anche i loro genitori. È un dramma, ma vanno aiutati ad esprimersi.

  6. luciano fiorani scrive:

    E’ un gran bel segnale, almeno secondo me.
    Il combinato disposto (difendere la Carta Costituzionale, da modifiche pasticciate e pericolose, e dare il benservito a Renzi) ha funzionato oltre le più rosee aspettative.
    Anche a Chiusi (certo in modo minore date le note caratteristiche di queste parti) ha spirato quel vento.
    Significativi i risultati del centro storico (dove ha vinto il NO), di Montallese e di qualche seggio dello scalo.
    Cosa cambia? E’ presto per dirlo.
    Sono d’accordo con Romano (Romanini) le due posizioni da modificare sono quelle che ha indicato lui ma è in corso la terza rivoluzione industriale e lo scenario inevitabilmente sta cambiando anche qui; basta vedere cosa è successo nel campo dell’informazione in questi ultimi anni.

  7. PMicciche scrive:

    Speriamo che il voto del Referendum sia di incoraggiamento anche alle Minoranze che a Chiusi partono sempre con la sconfitta stampata addosso e che non pensano mai di costruire di diventare OPPOSIZIONE e tessere la tela di un’alternativa durante i lunghi anni che separano dalle elezioni successive: SI_PUO’_F_A_R_E! (si diceva nel cult movie di Mel Brooks)

  8. Alberto Baessato scrive:

    Trovo questa teoria del “chi vota NO è un retrogrado fissato con il passato, mentre chi vota SI è il colui che ha in mano la verita che gli altri non hanno capito…” abbastanza offensiva. Magari chi ha votato NO lo ha fatto con cognizione di causa? Magari si è anche studiato la riforma? Il voto all’estero vuol dire tutto e niente. In Italia il SI ha avuto la maggioranza nella fascia d’età over 55. Potremmo trarne delle conclusioni divertenti, ma non lo faccio. È vero in questa città si respira un’aria pesante. Criticare non è concesso altrimenti si viene etichettati in maniera becera e additati in qualunque occasione. Se si vuole fare politica tocca tornare a poter parlare liberamente senza timore alcuno di cadere nelle fauci di quel o quell’altro fanclub colmo hoolingans della politica che attaccano a sproposito non appena il padrone grida il comando

  9. pscattoni scrive:

    X Roberto Donatelli. Anch’io ho per qualche tempo lavorato all’estero. Prima in Gran Bretagna, poi in Etiopia ed infine in Mozambico. Conosco italiani (nella mia famiglia) che votano all’estero e non conoscono neppure l’italiano. Onestamente non credo che abbiano una “percezione” così informata. C’è stata poi una propaganda del tutto sbilanciata grazie alla collaborazione dei consolati.

  10. Romano Romanini scrive:

    D’accordo sulla partecipazione politica. Che sia nuova però un po meno. La partecipazione politica ha le sue regole. Che sono sempre le stesse. In particolare la più importante: libertà di parola e di espressione senza paura di ritorsioni. Io penso che qui da noi di paura ce ne sia molta e il voto di ieri lo conferma in quanto non c’era la possibilità di uno scambio diretto tra voto e “possibili conseguenze”. La vera novità sarà solo quando ci si affrancherà da questa dipendenza. Delle due l’una: o il potere politico la smette di utilizzare la sua forza per “estorcere” consenso elettorale oppure i cittadini la smettono di avere paura. Diversamente nulla cambierà. Almeno qui.

  11. roberto donatelli scrive:

    Per me è interessante il voto degli Italiani all’estero, ovunque dal Sud America al Nord Europa ha trionfato il SI. Forse più italiani, specialmente i giovani, dovrebbero passare un po di tempo all’estero, senz’altro si acquisisce una differente percezione del nostro Paese.

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