Treni: ecco le vere domande da porre alla politica

di Luciano Fiorani

Sulla ipotetica stazione Medioetruria si sono spese (giustamente) tante parole. Sia i favorevoli che i contrari alla nuova grande opera partono da un assunto comune: il trasporto ferroviario nelle nostre zone ormai non funziona più.

Ma il servizio è progressivamente scaduto non perché mancano le infrastrutture o sono diventate inadeguate, ma perché è cambiata la politica dei trasporti.

Una politica che ha, tra l’altro, lentamente ma inesorabilmente, estromesso dalla direttissima la quasi totalità dei treni regionali e intercity per far spazio ai tanti (troppi?) treni ad alta velocità. Per assestare il colpo di grazia e concludere questa operazione si era pensato, anni fa, di cambiare il voltaggio della linea elettrica (da 3000 volt corrente continua a 25 chilo volt corrente alternata) in modo che non fosse più “tecnicamente” possibile far transitare sulla direttissima altri tipi di treni che non fossero le frecce, non essendo i locomotori del trasporto regionale attrezzati per il nuovo voltaggio.

Insorsero i Comitati pendolari che chiesero che venisse comunque mantenuto il vecchio voltaggio nelle due tratte (Orte-Roma e Figline-Firenze) in cui la differenza di percorrenza tra linea lenta e linea veloce è più sostanziosa.

All’idea di cambio di voltaggio, poi, però, non si è dato seguito anche se l’idea è rimasta come una spada di Damocle sulla testa dei pendolari.

E’ di questi giorni invece la notizia di un annullamento di gara per un nuovo tipo di segnalamento per la direttissima. Cosa significa?

Per ora praticamente nulla visto che la gara è stata annullata ma in prospettiva conferma il disegno delle Ferrovie di mettere comunque mano alla direttissima per uniformarla il più possibile con il resto della rete ad alta velocità.

Il nuovo sistema, che non prevede segnali fissi, non permette alle locomotive tradizionali di percorrere le tratte che gestisce perché non ne sono attrezzate.

E si torna al punto di partenza: la direttissima “tecnicamente” inagibile per i treni pendolari.

Insomma appare chiaro che l’orientamento delle Ferrovie sia quello di diversificare le due linee (lenta e direttissima) per tipologia di traffico.

Ma oltre agli interventi tecnici sulla linea anche gli assetti organizzativi del nuovo trasporto regionale non lasciano presagire nulla di buono. Si va dai ripetuti cenni alla privatizzazione (dell’AD di ferrovie Elia) al precedente creato in Lombardia con il passaggio a Trenord del trasporto regionale. Trenord è una partecipata da FS, ma è un dato di fatto che Trenitalia regionale lassù non esiste più e, prima o poi, c’è il rischio che altre regioni imbocchino quella strada.

Guardando al passato non è difficile supporre che la scelta di affidare il trasporto regionale a imprese costituite ad hoc, in cui magari Trenitalia partecipa, non vada certo verso una maggiore qualità offerta agli utenti ma che, invece, punti al solo risparmio dei costi. Nella “regionalizzazione” delle imprese di trasporto c’è chi vede una futura eliminazione, non solo dei pochi IC attuali, ma anche del traffico Interregionale, con l’attestamento dei treni da Firenze a Chiusi, che non proseguirebbero più su Roma (chi paga la tratta umbra da Chiusi? E perché il costo se lo dovrebbe accollare il Lazio? Saranno le stesse imprese di trasporto ad operare in Toscana, Umbria e Lazio? Pare complicato un accordo per mantenere questo tipo di traffico). E si parla di Chiusi anche come stazione di testa per i regionali da e per Roma. Ipotesi, ad oggi, che però non lasciano intravedere una bella prospettiva: Firenze – Roma, o si farà in AV o si cambierà a Chiusi.

In questo scenario, è chiaro che assuma sempre maggiore rilevanza la difesa dell’uso della direttissima anche per i treni regionali; in particolar modo nelle due tratte fondamentali: Orte-Roma e Figline-Firenze. Salvaguardare le tratte in questione è decisivo per mantenere un trasporto ferroviario decente per zone periferiche come la nostra.

Questo, più che sognare la Medioetruria, ci pare un terreno su cui la politica è chiamata a dare risposte convincenti; sia immediate che di prospettiva.

Questa voce è stata pubblicata in Senza categoria. Contrassegna il permalink.

9 risposte a Treni: ecco le vere domande da porre alla politica

  1. luciano fiorani scrive:

    Punto primo: non votare per il malaffare.
    Punto secondo: servizi pubblici (in questo caso trasporti) a prezzi accessibili e in funzione delle necessità di mobilità della popolazione abolendo la distinzione tra treni di serie A e di serie B.
    Con chi provare a ottenere questo risultato? Con tutti quelli che ci stanno. A Chiusi sono senz’altro la maggioranza come penso in Italia ma evidentemente sono altre le priorità. Tipo, l’appartenenza.

  2. pmicciche scrive:

    Si Luciano ma se non si fa un passo avanti, continueremo ad abbaiare alla luna. Di grazia, a chi si dovrebbero indirizzare le nostre istanze per un trasporto ferroviario pubblico, affinchè il nostro non rimanga un puro esercizio accademico-digestivo? L’Onestà è un pre-requisito fondamentale che non ha a che fare con quale proposta di organizzazione della società si voglia perseguire: socialdemocratica di stampo europeo oppure liberista americana (tanto per semplificare rozzamente). Se uno è “mafioso” può esserlo sia di destra che di sinistra oppure, peggio ancora, dichiarandosi di destra o di sinistra ma essendo solo un affarista a cui poco interessa quale modello di società proporre. Io non vedo più un soggetto politico con una visione di Sinistra da almeno trent’anni. Prima però si era giunti al Sistema sanitario nazionale e all’Istruzione gratuita per tutti mentre negli USA senza assicurazione o senza soldi non ti curavi e non studiavi. Sono due sistemi diversi, inutile negare che esitano queste differenze di fondo. Metti che domani diventassero onesti in Italia solo quelli che vogliono le ferrovie, le scuole e gli ospedali privati, noi allora saremmo fregati? Oppure ci si rivolge fiduciosi al PD solo perché si autocertifica di essere di Sinistra?

  3. luciano fiorani scrive:

    Stavolta non sono d’accordo con Miccichè. Almeno nell’ordine dei fattori.
    L’introduzione di dosi massicce di onestà e buon senso nel modo di amministrare la cosa pubblica, per come siamo ormai ridotti, credo che sia una rivoluzione epocale per questo paese.
    Anch’io sono contrario alla privatizzazione delle ferrovie, così come della gestione dell’acqua, dei rifiuti, delle poste e di quella (anche se più strisciante) della sanità. In alcuni stati si privatizzano anche le carceri oltre la scuola e certi servizi militari. Sono certo scelte ideologiche ma, tutto sommato, recenti. Negli anni ’60 sia la destra che la sinistra erano “stataliste”, oggi hanno cambiato verso.
    E la ragione è una sola: far soldi con i servizi è assai più semplice e sicuro che provare a vendere merci.
    In Italia questo schema però si cala in una situazione di malaffare diffuso che è la prima emergenza della nazione. Qui si ruba su tutto; non servono sofisticate analisi politiche per capirlo, bastano le quotidiane cronache giudiziarie.
    Il sistema dell’Alta Velocità è stato il più grande ladrocinio della storia della Repubblica ed è avvenuto sotto l’alto patronato di ogni governo.
    Il trasporto regionale è pessimo sia nelle regioni di destra che in quelle di sinistra; c’entra poco il colore politico. E’ solo questione di business.

  4. pmicciche scrive:

    Notizie di questi giorni darebbero le Ferrovie oggetto di privatizzazione nei piani del Governo. Questo è il punto. Inutile dire che le ideologie sono finite e bastano solo Onestà e Buon senso, come può accadere in certa amministrazione locale. Politica significa Visione complessiva di come organizzare lo Stato, i rapporti fra i cittadini, le finalità e i limiti, inclusi quelli relativi allo sviluppo. Il trasporto ferroviario – in una visione di Sinistra (quella vera e non solo quella etichettata) – significa un attore pubblico senza fine di lucro che permetta la capillare circolazione degli individui a prezzi accessibili; uno dei tanti parametri necessari per garantire reale libertà, come lo sono Istruzione, Sanità, Casa, Lavoro ecc. A me interessa poco se su un treno non posso vedere un film o ci metto mezz’ora in più; mi interessa che tutti possano potersi spostare. Se questo significa una minore ricchezza pro capite, minori beni materiali, così come sedili senza un’imbottitura deluxe, poco importa. Ed è questo che vorrei differenziasse la Visione di due contenitori politici che si fronteggino offrendo diverse idee di Italia. Sulle Ferrovie mi pare vi sia invece un pensiero unico e un unico agire.

  5. Romano Romanini scrive:

    Caro Paolo, pienamente d’accordo.
    E, visto che siamo vicini a capodanno, potrebbe anche essere che il tappo dello spumante salti…. ma solo quello!

  6. pmicciche scrive:

    “Mi sono sempre chiesto perché….la protesta nei confronti dei trasporti ferroviari non si è trasformata con i suoi maggiori esponenti (Comitato Pendolari ect) in rappresentanza politica.”
    Partendo dal cerchio più ampio va detto che a pochi cittadini-elettori interessano le sorti del trasporto ferroviario; restringendo il cerchio alla classe dirigente – tra cui quella politica – del trasporto ferroviario come funzionale all’economia (incluso il turismo) interessa poco. Rimangono i Pendolari che cercano di lottare per le loro rivendicazioni che però riguardano per lo più il loro specifico ambito (e vorrei vedere, visto la vita che fanno, che avessero anche tempo ed energie per fare di più). Se poi vogliamo essere pessimisti fino in fondo, anche se ci fosse la massa critica potenziale di una protesta nazionale, essa non avrebbe lo strumento idoneo per manifestarsi e quindi finisce per polverizzarsi in piccoli schizzi qua e là – sfogati e dispersi in un bar, durante una cena, sul treno, su un blog – senza che possano impensierire nessuno. Tutta questa frustrazione diffusa, la Storia ci insegna che a volte però può esplodere all’improvviso come il tappo di uno spumante. Staremo a vedere se è questo il caso.

  7. Romano Romanini scrive:

    “(…) è emerso nell’agone politico (…)”
    Secondo te, un pendolare che “rimanga pendolare”, quante possibilità ha ha di diventare assessore regionale ai trasporti?
    Pensi vermente che sia solo un problema di capacità e volontà?

  8. Mi sono sempre chiesto perché in questi anni la protesta nei confronti dei trasporti ferroviari non si è trasformata con i suoi maggiori esponenti (Comitato Pendolari ect) in rappresentanza politica. Cioè abbiamo espresso assessori regionali provenienti dal mondo ferroviario ma tutto hanno fatto meno che arginare il declino dei trasporti regionali e interregionali. Mai che uno dei “pendolari” che firmano petizioni, protestano ad ogni disagio è emerso nell’agone politico per tentare di risolvere i problemi perché provati sulla propria pelle. Sulla tratta Chiusi-Siena si rompono passaggi a livello e i conduttori devono scendere dal treno per fermare il traffico stradale…e far transitare il treno… Le peggio cose e si continua a discutere sui massimi sistemi… che solo dei fanatici politici rampanti possono mettere in agenda la mattina quando si alzano e non devono fare kilometri per andare a lavoro…

  9. pscattoni scrive:

    Grazie Luciano. Speriamo che si passi finalmente dal chiacchiericcio e dagli specchietti per le allodole alle domande vere. E’ importante continuare a raccogliere informazioni solide anche se il quadro è sufficientemente chiaro e le risposte debbono esserlo altrettanto. A proposito che fine ha fatto l’interrogazione Fiorini in consiglio comunale?

I commenti sono chiusi.