……. come se ne vanno di retro ad esse Chiusi e…..

Carlo Giulietti ci ha sottoposto questo articolo avvertendio che il 3 era stato inviato anche al nuovo sito di ABC. Lo pubblichiamo molto volentieri e approfittiamo per dare il benvenuto al nuovo sito che contiene anche un blog. Finalmente!!! (P.S.)

 

di Carlo Giulietti

In questi giorni mi sono riletto alcune parti del libro”Lettere dal Leon d’Oro” di Enrico Barni, il testo del 2009 contiene alcuni racconti di viaggio scritti da “fortunati” turisti dell’ 800. Parte di questi, a quanto ne so, sono stati ripresi dalla tesi di laurea di una nostra accompagnatrice turistica (nel contenuto, non ho trovato alcun riferimento al suo contributo) la quale li aveva appositamente tradotti in italiano.

Sono rimasto nuovamente affascinato dalle descrizioni delle visite a Chiusi e dintorni dei colti e interessati viaggiatori, durante la lettura la fantasia trasporta il lettore in un mondo che appare ancora più lontano dai giorni nostri, di quanto lo sia in realtà.

Le tante possibili mete che la guida improvvisata, ma disponibile e ben informata, aveva la possibilità di proporre ai visitatori, tombe, raccolte di reperti archeologici, fanno apparire la Chiusi etrusca dei nostri giorni una piccola cosa e ricordano ancor più il suo declino.

Leggendo il racconto della visita al tumulo di Poggio Gaiella dell’epoca, avendo presente la condizione in cui versa attualmente, la descrizione e la visita di varie tombe, oggi non più possibile, mi sento pervadere da un senso di disperazione. Oggi, non credo che qualcuno saprebbe dove trovare la tomba delle Monache, pochi riuscirebbero ad individuare la tomba di Vigna Grande, pochissimi possono ricordare gli interni della tomba del Colle. E pensare che nella prima metà dell’800 una viaggiatrice scriveva: “…Vi è a Chiusi un gran numero di tombe…”e un altro: “…Chiusi ha soprattutto le sue tombe, in numero maggiore di Volterra…” senza parlare di tutti gli altri tesori che venivano anche proposti in vendita come in un supermercato.

 

A questo punto mi pongo, una domanda: “ se fossi un turista europeo, americano, asiatico o anche semplicemente italiano, appassionato della storia e del patrimonio storico dell’Italia, ammesso anche avessi, tra i non molti, delle conoscenze dell’antico popolo Etrusco e ne volessi vedere le vestigia, dovendo scegliere una meta, Chiusi sarebbe in grado di soddisfare il mio interesse o altre cittadine potrebbero farlo in misura maggiore? Quante necropoli più rappresentative potrei trovare e che dire dei musei, da Villa Giulia di Roma al Guarnacci di Volterra e via dicendo.

Già intorno al 1920, a pochi anni di distanza dal precedente commento, un viaggiatore scriveva: “… Chiusi era allora la più potente lucumonia etrusca. E cosa rimane? Le tombe e le opere del civico museo. Troppo poco se si pensa all’arco e alle tombe di Perugia,… alle imponenti rovine di Tarquinia…”.Potrebbe essere adatto anche ai giorni nostri o no?

Quanta ricchezza i nostri avi si sono lasciati sfuggire e anche in tempi moderni non si è scherzato purtroppo.

Oggi “chiudere le stalle” è troppo tardi, però potremmo cercare di riorganizzare quel “poco” tra tanto, che ancora è fruibile in zona e provare a recuperare quanto sta irrimediabilmente degradando, se vogliamo rendere appetibile (turisticamente parlando) su vasta scala, il nostro sito o meglio la nostra zona.

Il tutto, come ho avuto più volte occasione di dire, non disgiunto da un piano di azione più ampio e senza porre limiti alle “strette” mura cittadine.

Ad esempio, quattro, cinque, musei con raccolte etrusche nel raggio di pochi chilometri sono razionali? O sarebbe meglio riunirli e individuare altri filoni per gli altri. Chianciano potrebbe divenire un sito ideale per l’arte moderna e contemporanea, e così via.

In proporzione alla popolazione ed esagerando nel confronto, è un po’ come se il Louvre fosse diviso in 1500-2000 musei più piccoli; avrebbero la stessa notorietà e attrarrebbero lo stesso numero di visitatori?

Ovviamente in tempi come questi trovare fondi da investire non è cosa facile, se però si pensasse a quanto rende investire in cultura e turismo, la cosa potrebbe apparire e forse, diventare meno difficile.

Di occasioni, purtroppo, ne sono state sprecate molte, ma solo “piangere sul latte versato” non fa recuperare i fondi usati malamente in opere inutilmente sontuose, ora l’importante è non perseverare.

Su “mamma Monte” non possiamo far conto, almeno per alcuni o molti anni, su fondi pubblici pochissimo, quindi per quei pochi, ancor più sarà necessario usare la massima razionalità e inoltre sarà necessario percorrere la strada del finanziamento privato, sponsor, sponsor locali e anche esteri.

È vero siamo in tempi di crisi ma… ad esempio, i costi di una squadra di calcio a livello del Chiusi, mi pare si aggirino sui duecentomila euro all’anno, eppure qualcuno li paga, almeno servissero per far giocare giocatori locali…

È evidente che, se chi investe intravede un ritorno, magari anche solo pubblicitario, i fondi li trova.

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3 risposte a ……. come se ne vanno di retro ad esse Chiusi e…..

  1. Carlo Giulietti scrive:

    Vorrei precisare che il sito di ABC, almeno per il momento non funziona come blog, pertanto è possibile inserire articoli, considerazioni, elaborati, ma almeno al momento, non c’è la possibilità di inserire commenti in tempo reale. Pertanto penso che dovremo contare ancora sulla costanza del solo Paolo, che colgo l’occasione di ringraziare o magari di qualcun altro che possa dargli una mano o tornare a dargliela.

  2. marco lorenzoni scrive:

    Qualche mese fa dalle colonna di primapagina lanciai l’idea di riproporre la Dodecapoli Etrusca come “rete” a scopi culturali e turistici delle città che ne facevano parte… Un modo per rilanciare anche il “marchio” della terra degli Etruschi, creare flussi turistici interni (tra le varie città interessate) e per acquisire una maggiore forza contrattuale (un pacchetto unico) verso l’esterno… Qualche sindaco di quelle citttà ha risposto dichiarandosi interessato… E proposi anche una sorta di gemellaggio sempre a scopi turistico-culturali tra le 4 città citate da Dante nel Canto XVI del Paradiso della Divina Commedia: Luni e Urbisaglia, Chiusi e Senigallia. Anche in questo caso ci sono stati segnali di interesse… Ma è il Comune di Chiusi che dovrebbe farsi promotore dell’una e dell’altra iniziativa… Cose del genere non costerebbero molto e potrebbero portare qualche risultato…

  3. carlo sacco scrive:

    Ho tentato di risponderea questo Post che contiene argomenti interessanti da sviluppare ma strada facendo mi sono accordo di aver sorpassato le 1400 battute come al solito….Ho annullato il tutto ed ho deciso di inviare un post domani se ho tempo su tale argomento e visto che Paolo è a corto di interventi-come dice- speriamo che possa pubblicarlo.

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