Un Piano che viene dal passato

di Rita Fiorini Vagnetti

Dopo aver attentamente letto la relazione sul Piano strutturale, che non vuole essere un’indagine tecnica, ma piuttosto politica, vorrei proporre alcune riflessioni.  

Non mi piace l’impostazione poltica da cui e’ nata, credo, quella tecnica, e quindi a mio avviso, ora come ora, non penso sia possibile ottenere delle modifiche che andrebbero a rinnegare il lavoro fino ad ora eseguito.

Chiusi non puo’ rinascere e rinnovarsi solo pensando a costruire, siamo tutti d’accordo nel recuperare, anche cambiando uso di destinazione al già costruito; non siamo invece d’accordo su costruzioni nuove che non siano assolutamente necessarie.

Ma cosa possiamo fare?

Personalmente so che votero’ contro e mi sembra di essere stata sufficientemente chiara ma, probabilmente anche questa volta, da sola.

Vogliamo che ci sia attenzione anche per Chiusi citta’, la zona del lago e cosi’ via ma in modo concreto.  

“Serata sbagliata” perche’ surreale e fantasiosa. E’ sembrato di essere alla “fiera delle vanità” dove… se tutto va bene perche’ ne dobbiamo ancora parlare? e dove i protagonisti si autoreferenziavano, soddisfatti di un lavoro che, da parte di qualcuno, e’ stato definito, per la parte tecnica: “ottimo”

A mio parere, e ho constatato di non essere la sola, invece il documento sembra essere alquanto contraddittorio. Tutto sembra, infatti, indirizzato a delineare una citta’ a vocazione “terziaria” che poi dovrebbe significare turistica, perche’ anche le attivita’ a favore dei trasporti rientrano in un quadro turistico.

Quindi si prende atto staticamente della situazione attuale, ci si rassegna alla perdita di importanti attivita’ industriali e artigianali a favore, dobbiamo dirlo, dei comuni viciniori e si tende a creare una citta’ “presepio”; una sorta di “presepio vivente” storico-archeologico.

Nella parte conclusiva del documento però si ridimensiona anche la vocazione turistica, perche’ sembra che Chiusi dovrebbe puntare solo alla nicchia di un turismo “evoluto”(?) all’insegna di, con tutto il rispetto, “Porsenna, vino nobile e carne chianina”

Ma, abbiamo ben altro o mi sbaglio? Per rilanciare l’immagine di un paese con storia e tradizione di grande rilievo sembrano in verita’ tutte idee poco chiare, tranne la nota sui metri cubi per costruire un’ idea di citta’, si e’ detto, sufficientemente lontana nel tempo…Ma quanto lungo questo tempo?

In buona sostanza, una visione statica e senza progettualità.

Manca proprio una visione politica a lungo termine che ponga il problema di un adeguato sfruttamento per invogliare lo sviluppo di attivita’ economiche nell’ambito comunale e anche il ritorno di attivita’ che si sono traslocate fuori del nostro territorio.

La presenza di “ricchezze logistiche” dovrebbe essere a favore di una politica vivace a favore proprio delle attivita’ economiche.

Non ci si pone il problema del perche’ del trend di diminuzione della popolazione. Altro che aumento! Cosa fare per invertire la tendenza, con quali risorse economiche si costruisce l’idea della citta’ del 2020, una citta’ “attenta alla coesione sociale, al servizio del territorio, capace di valorizzare le risorse del territorio e le sue differenze, in equilibrio con il suo ambiente”?

Possiamo osservare che gli indirizzi esposti dal Consiglio comunale sembrano piu’ accettabili ma non paiono recepiti nello spirito del Piano strutturale che ci è stato presentato. Il passato ritorna?

In definitiva non si riesce a capire cosa si vuole veramente attuare ma, come al solito, si passa tranquillamente sopra la testa dei cittadini, mi permetto di aggiungere.  

Si potrebbe continuare…

 

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