Mafie di casa nostra

di Luciano Fiorani

Il Trasimeno, l’Orvietano e la Valdichiana non sono (se mai lo sono state) un’isola felice. Ma l’interessantissima discussione, che ha chiuso la tre giorni di Cronache Italiane organizzata a Città della Pieve dal periodico Primapagina diretto da Marco Lorenzoni, non si è limitata a sfatare un mito ma ha avanzato poposte e indicazioni perchè ormai certi fenomeni, anche da noi, hanno raggiunto, e in alcuni casi superato, i livelli di guardia.

L’incontro a cui hanno partecipato i sindaci di Chiusi e Città della Pieve, la parlamentare europea del Pd, Silvia Costa, il docente universitario Renato Covino e gli autori di due libri “scomodi” Claudio Lattanzi (La mafia in Umbria) e Raffaele Ascheri (La casta di Siena) certamente non ha tradito le attese.

Come si annunciava già nel titolo: La politica, gli affari e l’informazione, rapporto difficile, conflitto perenne, il convegno ha affrontatto temi inusuali per queste zone e le testimonianze, le riflessioni e le analisi hanno finito per delineare un quadro poco idilliaco e assai lontano dall’iconografia ufficiale.

Dalle testimonianze dei due scrittori sono emersi con chiarezza i due sistemi di potere che si sono affermati nelle due realtà in questi decenni. In Umbria la penetrazione mafiosa attraverso i settori dell’edilizia, dello smaltimento dei rifiuti speciali, della droga, dell’usura, della prostituzione e del riciclaggio ha finito per integrarsi con una realtà economica fragile e scossa dalla crisi. I capitali sporchi sono ormai parte integrante del circuito economico legale. Nella provincia di Siena il sistema, che ha nel Monte dei Paschi l’architrave del potere, oggi in difficoltà, diventa ogni giorno più autoreferenziale e nella strenua difesa di se stesso si scaglia contro ogni forma di dissenso.

Il professor Covino ha ricondotto le due testimonianze nel quadro generale in cui la politica ha inevitabilmente un ruolo di primo piano, che con la seconda repubblica ha conosciuto una riorganizzazione, soprattutto degli enti locali, assai più permeabile all’affarismo di quella precedente. Insomma una devianza sistemica che può essere contrastata solo con la partecipazione e la trasparenza oltre all’inversione del processo di “esternalizzazione dei servizi” divenuto fonte esclusiva di controllo e strumento di consenso invece che spinta all’efficienza.

I due sindaci hanno posto l’accento sugli appalti e sul modo in cui spesso l’unica garanzia viene dalle imprese locali conosciute. Manganello ha sottolineato come le imprese sospette che si inseriscono negli appalti pubblici hanno comunque le “carte” in regola e risulta difficile, se non impossibile, individuarle ed escluderle. Scaramelli ha inoltre messo l’accento sulla necessità di mantenersi autonomi, correndo se necessario anche i rischi del fuoco amico, perchè alla fine non si può abdicare all’autonomia e alla responsabilità personale.

 L’onorevole Costa ha ricordato che certi fenomeni hanno ormai dimesione transnazionale e che dai piccoli centri alle metropoli europee si assiste alla penetrazione di capitali sospetti oltre che nei settori tradizionali dell’economia anche in nuovi ambiti come il traffico degli esseri umani.

E l’informazione? Tutti hanno rilevato che c’è necessità di un diverso approccio che superi gli schieramenti di scuderia e torni ad essere uno strumento di consapevolezza perchè se la cultura della legalità non è cresciuta tra le nostre popolazioni i media hanno di sicuro la loro brava parte di responsabilità.

Va rilevato infine che nonostante la cronaca e i libri si siano interessati di mafia, affari e politica nelle nostre zone, solo ora, finalmente, se ne comincia a parlare pubblicamente e non più con l’imbarazzo e il fastidio di qualche tempo fa quando si diceva che affrontare certi problemi significava parlar male del proprio paese.

Questa voce è stata pubblicata in POLITICA. Contrassegna il permalink.

2 risposte a Mafie di casa nostra

  1. anna duchini scrive:

    Ho assistito all’interessante conferenza e mi ha colpito la pochezza degli interventi dei politici rispetto alle questioni sollevate dai due scrittori e da Covino,
    In particolare mi ha meravigliato il sindaco di Chiusi che ha attaccato la casta di Siena rivendicando la sua libertà e autonomia rispetto a un sistema che l’ha ostacolato nelle ultime elezioni.
    Ma di Scaramelli, dipendente del Monte dei Paschi, la libertà e l’autonomia dal sistema Siena, sul piano strutturale non l’abbiamo vista. Infatti quello che si va ad approvare, senza tante discussioni, non è altro che il restyling di quanto aveva già ammannito Ceccobao.

  2. cecilia anesi scrive:

    Grazie, un bel riassunto della conferenza.

I commenti sono chiusi.