10.000 abitanti? Questi sognano! Attrezziamoci piuttosto a fronteggiare una crisi mai vista

di Francesco Storelli*

Quello che leggerete di seguito mi ha fatto molto riflettere prima di tutto sul fatto che non possiamo più essere ottimisti e sorridenti davanti al baratro che ci attende; che non basta essere belli, giovani e motivati, ma bisogna fare cose piccole, magari poco evidenti, ma molto concrete.

Inoltre il tanto promesso incremento di popolazione non ci sarà anzi è previsto un forte calo, e in Toscana più che altrove.

Mi pare evidente che ormai è divenuto un dovere di tutti i cittadini responsabili farsi sentire con le amministrazioni affinchè si impegnino sui punti evidenziati negli articoli sotto riportati, ed un dovere delle amministrazioni dare ascolto e accoglienza a queste istanze. Il problema non è solo politico, ma sta diventando anche di salute pubblica.

Questo articolo è apparso su “libero-news.it”:

“Un calo di fiocchi rosa e azzurri maggiore rispetto al 2009 e al 2010, quando furono persi in due anni 15.000 neonati. La stima è stata effettuata per l’Adnkronos Salute dal pediatra di Milano Italo Farnetani, autore del manuale ‘Da zero a tre anni’ (Mondadori).

“Si accentua così la diminuzione della natalità che si era verificata negli ultimi anni, dopo un incremento dal 1995 al 2005, dovuto soprattutto alla presenza di bambini di genitori stranieri”, dice il pediatra. Farnetani ha elaborato gli ultimi dati del bilancio demografico mensile dell’Istat, diffuso il 17 ottobre, che si riferisce ai nati nel periodo gennaio-maggio del 2011.

In questa parte dell’anno, infatti, nasce il 40% dei neonati venuti alla luce nell’intero anno solare. Pertanto si tratta di un campione sufficientemente alto, considerando anche che, proprio dagli studi di Farnetani emerge che l’andamento mensile dei nati è piuttosto costante nel tempo.

Se andiamo ad analizzare le diverse aree geografiche, il calo più netto si concentra al Nord-Ovest: qui la diminuzione è del 3,18%, a fronte di un calo più contenuto al Nord-Est con il -1,66%. Al Centro spicca la situazione della Toscana (-3,48%). Al Sud invece la diminuzione in media è stata del 2,11%.” (http://www.libero-news.it/news/852576/Pediatria-spariscono-le-culle-attesi-12700-neonati-in-meno-nel-2011—–.html)

In questi giorni è comparso anche sulle nostre riviste di aggiornamento un articolo del Dr. Giorgio Tamburlini del Centro Per la Salute del bambino di Trieste dal titolo “Crisi economica e condizione infantile”  (G. Tamburlini. CRISI ECONOMICA E CONDIZIONE INFANTILE. Medico e Bambino 2011;30:505-509 http://www.medicoebambino.com/?id=1108_505.pdf)

Il Dr. Tamburlini trae, argomentandole e citando dati e fonti,  le seguenti conclusioni:

  • Nei Paesi a medio-alto reddito tra le conseguenze a breve e medio termine va annoverata una contrazione della fertilità che negli ultimi anni, grazie al contributo degli immigrati, aveva fatto registrare un sia pur lieve incremento.
  • La riduzione del reddito disponibile per le famiglie più povere con bambini porta a una contrazione delle spese per l’alimentazione e quindi possibili conseguenze sullo stato nutrizionale.
  • Lo stress intrafamiliare e la diminuzione della coesione sociale fanno prevedere un aumento dei problemi psicosociali e di salute mentale, del maltrattamento e un deterioramento delle pratiche e delle opportunità educative.
  • La situazione si presenta particolarmente preoccupante in Italia sia per la gravità della crisi che per la preesistente inadeguatezza delle politiche a sostegno dei nuclei familiari e dell’infanzia. Esistono politiche e interventi che, a livello delle amministrazioni locali, devono essere supportati al fine di ridurre l’impatto della crisi sui bambini in generale e sui gruppi più svantaggiati in particolare. I pediatri e gli altri gruppi professionali dedicati all’infanzia devono giocare un ruolo in questa situazione.

Il Dr Tamburlini si chiede:

È inevitabile tutto questo? In misura significativa, ma dipendendo dalla gravità, dalla durata della crisi e dalle risposte istituzionali, sì. Ma in parte no, poiché molti degli effetti dipenderanno dalle scelte di politica economica e sociale, che in questo momento sono assunte dal governo, e che dovranno essere assunte dagli Enti locali.

In Italia il quadro si preannuncia particolarmente preoccupante, sia per la serietà della crisi sia perché il punto di partenza quanto a politiche per l’infanzia e la famiglia è tra i più bassi in Europa: nel 2007 le prestazioni per famiglia, abitazione ed esclusione sociale erano appena l’1,3% del PIL rispetto a una media comunitaria del 2,9%, con la Polonia unico Paese a fare peggio. A parità di potere d’acquisto, l’Italia spende 323 euro per abitante contro i 997 della Francia e i 1032 della Germania. Inoltre, la manovra governativa sortirà il risultato, attraverso i tagli ai bilanci comunali e regionali che si aggiungono a quelli già in atto, di far pagare un alto prezzo ai più poveri e ai meno garantiti tra i più piccoli: meno sussidi per la famiglia, meno risorse per i servizi all’infanzia e nessuna garanzia per la cittadinanza ai bambini immigrati o figli di immigrati.

Ma non poco di tutto questo verrà deciso a livello locale dalle amministrazioni e un ruolo lo giocheranno l’associazionismo e la società civile. Fare in modo che siano garantiti alcuni servizi, offrire supporto ai più deboli, offrire opportunità culturali e occasioni di coesione sociale dipende anche da noi, o da quelli con cui noi possiamo parlare: i sindaci, primi difensori dei diritti dell’infanzia, i loro collaboratori, gli operatori dei servizi (chiamati a uno sforzo di generosità e creatività), noi tutti.”

L’esperto si spinge anche a fornire indicazioni generali sulle politiche che gli addetti del settore, ma anche le associazioni locali dovrebbero chiedere, non solo a livello nazionale, ma anche, e soprattutto a livello di amministrazioni locali:

Combattere l’evasione fiscale e recuperare così localmente risorse economiche per mantenere o aumentare i livelli e le condizioni di offerta dei servizi per l’infanzia e le famiglie

Rivedere criteri di distribuzione di sussidi e interventi al fine di privilegiare le situazioni di maggior difficoltà

Integrare i servizi socio-educativi, sanitari e sociali per ottimizzare risorse e aumentare l’efficacia degli interventi

Investire su professionalità e motivazione degli operatori

Coordinare con meccanismi adeguati l’offerta, pubblica e privata, di servizi

Assicurare l’accesso universale ai servizi sanitari ed educativi senza discriminazioni formali o sostanziali

Assicurare l’informazione su diritti e possibilità soprattutto per i meno tutelati e dotati di strumenti

Sostenere e organizzare progetti e interventi di supporto alla genitorialità anche in collaborazione con gli enti locali

Dare maggior enfasi a criteri di priorità degli interventi, mantenendo tuttavia approcci universalistici come offerta di base

Sostenere progetti multiprofessionali (Nati per Leggere ne è un esempio)

Reinvestire su formazione e circolazione di idee

Cercare la collaborazione e la messa in rete di interventi e realtà locali

Organizzare modelli di servizi in grado di compensare le disuguaglianze e gli ostacoli di partenza

Attivarsi in modo che l’informazione giunga a tutti, inclusi interventi ad hoc per gruppi tipicamente a rischio di esclusione”

*Medico pediatra

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3 risposte a 10.000 abitanti? Questi sognano! Attrezziamoci piuttosto a fronteggiare una crisi mai vista

  1. pmicciche scrive:

    Questa è la tipologia di argomento che andrebbe trattato collegialmente e quindi un incontro pubblico diventa più che mai necessario. Se il nuovo Piano Strutturale prevede un aumento della popolazione è necessario capire su quali basi si determini questa crescita. Una colata di cemento sulla collina di Chiusi, ammesso che sia comunque accettabile, dovrebbe avere almeno una base concreta per essere persino proposta. Chiusi è piena di case vuote e i prezzi al Mq sono tra i più bassi della Toscana, la natalità è prevista in calo, non ci sono novità nell’impostazione dell’economia chiusina che si vuole mantenere “generalista”, il ruolo logistico della Stazione ferroviaria sta colando a picco. Domanda: ci possiamo permettere le spese – pubbliche o private che siano – per sostenere una Pensilona, uno nuovo Stadio “Maracanà” e una nuova selva di case? Non ci sono abbastanza frane in questo paese da creare inutilmente le condizioni, durante uno dei frequenti neo-diluvi tropicali, per ricongiungere davvero con uno spettacolare smottamento Chiusi Città allo Scalo?

  2. Se è per questo non sono menzionati nemmeno i giochini per i bambini 🙂

  3. l’esperto ha dimenticato i parcheggi per le puerpere

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