…senza futuro, senza paura!

di Carlo Sacco

Di solito non faccio riflessioni sugli slogan delle manifestazioni, anche se il primo impatto che se ne riceve serve a far riflettere.

Ne ho visti a decine di migliaia, anche fuori dell’Italia, ma uno oggi ha attratto la mia attenzione per la sua concisione, per il suo realismo.

Era uno di quelli che appariva su di un cartello esposto davanti alla Banca d’Italia a Roma in occasione del concentramento del popolo degli ”Indignados”.

Quel cartello papale papale recitava così : SENZA CASA, SENZA SOLDI, SENZA LAVORO, SENZA PENSIONE, SENZA FUTURO, SENZA PAURA! 

Beh che dire? Vorrei guardare in faccia chi potesse dargli torto.

In esso è racchiusa la rabbia ma anche l’unica alternativa che una tale situazione possa offrire: LA LOTTA.

Altre non ce ne sono, perchè è arrivata al capolinea la storiella del sistema riformabile e del riformismo, che ha prodotto proprio tutto questo.

Il mondo è in fermento ma qui a Chiusi non si muove foglia.

I nostri giovani invece che indignati mi sembrano addormentati. O anche loro sperano che tutto si risolva una volta mandato a casa Berlusconi?

Spero di sbagliarmi ma presto dovranno cominciare a fare i conti con la dura realtà e non solo baloccarsi con feste e festicciole di paese. 

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17 risposte a …senza futuro, senza paura!

  1. anna duchini scrive:

    Sono d’accordo con Giovanni Ferretti che l’Italia “si fa tutti i giorni rimboccandosi le maniche in tutti gli ambiti della vita” .
    Bisogna rimboccarsele , però, avendo ben presente che il nostro operare deve servire per una maggiore emancipazione dei più deboli se vogliamo sperare in un cambiamento che porti più uguaglianza e più democrazia,altrimenti si rimane attivisti dello status quo.
    Da vecchia io non sono indignata,sono proprio inca****a,perchè i miei figli,se tutto va bene, saranno più poveri di noi sia nelle relazioni sia nei beni, e se invece qualcosa va storto, potrebbero accadere anche cose che non voglio neanche pensare.

  2. “Anche con la musica, l’arte, lo studio si possono dire delle cose” sono d’accordissimo. E poi se noi giovani non ci sentiamo indignati meglio no? Significa che stiamo bene. Il problema verrà in futuro quando la mia generazione si ritroverà a correggere gli errori della generazione che sta gestendo il nostro paese, maggioranza e opposizione, senza distinzioni. Non è un discorso qualunquista, ma c’è un “tumore politico” in atto, che sottolinea il fallimento della democrazia in Italia. Secondo me, ormai, le manifestazioni in piazza contano relativamente, e non sono quelle le esperienze che cambiano l’Italia. L’Italia si fa tutti i giorni rimboccandosi le maniche in tutti gli ambiti della vita, dal lavoro, alla scuola, alla famiglia ma anche quando si fa musica, arte e si pensa ai “giuochini di paese”; è qui la mancanza. Per ottenere diritti bisogna adempiere ai doveri di cittadino. Io non sono un indignato, sono deluso da Noi italiani.

  3. carlo sacco scrive:

    Ci sono giovani e giovani.Non tutti sono uguali anche se a pari merito ed a pari sensibilità tutti hanno le stesse necessità e gli stessi diritti.Ci sono giovani che manifestano per il diritto allo studio, per il lavoro, per uscire dalla condizione di strangolamento, mentre ci sono altri giovani che sono-permettetemelo- ”rincoglioniti” dall’etere sparso dai media, dai poteri forti, dal berlusconismo, dalla musica e sport ,e non pensano ad altro, e più di ogni altra cosa dalle stesse famiglie che sono il primo viatico della diseducazione, mentre dovrebbe essere il contrario.E’ inutile piangerci addosso!!.Come per tutte le cose da che mondo è mondo chi manifesta in piazza ha un altro livello qualitativo di coscienza, chi si crogiola nell’Inter o nel Milan o alla corsa del maiale ce n’ha un altro.E’ inutile cercare spiegazioni astruse.La responsabilità diretta non è dei giovani che non vanno messi sulla graticola.La responsabilità è delle famiglie che
    hanno smarrito il loro compito, e che si ragioni poichè nello smarrimento il nostro sistema è fatto in modo che in quelle crepe ci si insinui il morbo di chi ” sa riparare a tutto”….e questo morbo ha già percorso parecchia strada. A buon intenditor poche parole….

  4. marco lorenzoni scrive:

    Il problema è che, davvero, si discute di giovani tra vecchi e si cerca sempre di mettere il cappello (anche solo dicendo la nostra) su quello che i giovani fanno o propongono…
    E allora forse l’unica soluzione è lasciarli fare, lasciare che siano loro a proporre soluzioni, senza cercare di indirizzarli… Anche con la musica, l’arte, lo studio si possono dire delle cose, gli indignados anche questo stanno facendo, non solo presìdi contro le banche (sacrosanti). Anche “noi di sinistra” siamo sempre pronti a dare fiducia ai giovani, purché facciano quelo che pensiamo noi. No. Loro pensano e agiscono secondo categoria di pensiero e di azione diverse dalle nostre. E anche i mezzi su cui pensare, dibattere e agire che hanno lopro sono doversi dai nostri (compreso questo blog, i giornali ecc..). Tutto qui. Indignamoci con noi stessi, non con loro.

  5. lucianofiorani scrive:

    Se le cose stanno come dicono Miccichè e Scaramelli su chi ci si può basare per un cambiamento della situazione?
    Se i giovani non avvertono questa necessità, che dire? Peggio per tutti.

  6. luca scaramelli scrive:

    caro luciano i giovani non partecipano a questo dibattito non perchè non hanno opinione in merito ma perchè per loro il fatto non sussiste, sono abituati a pensare ad altro, ha ragione marco a dire che dopo vent’anni non possiamo aspettarci altro ma allora adesso cosa dobbiamo fare? cosa dobbiamo aspettarci?

  7. pmicciche scrive:

    Per Marco Lorenzoni. Hai ragione e infatti noi abbiamo impresso o passivamente permesso questo tipo di educazione e siamo noi ora che dovremmo rimediare. Invece non lo stiamo facendo e anzi, forse sospinti dal senso colpa di non aver fatto, perseveriamo adesso in questa passività educativa. Il fatto che poi i giovani non partecipino a questo tipo di dibattito é perché molti di loro non capiscono nemmeno di cosa stiamo parlando……

  8. lucianofiorani scrive:

    Si discute di giovani tra noi vecchi.
    Comunque lo si voglia interpretare è un brutto segno.

  9. carlo sacco scrive:

    No Marco, la nostra generazione non è senza peccato ed è proprio per questo che avrebbe dovuto insegnare ai giovani a saper usare dei distinguo, perchè ”nulla è uguale a nessuno”. La responsabilità principale non è dei giovani, ma delle famiglie che nella maggioranza dei casi sono state costrette per vivere a tralasciare le forme educative che richiedono tempo nell’educazione dei figli.
    La causa principale di tutto questo è il dissesto del mondo del lavoro che indirettamente ma pesantemente ha prodotto questo, ed anche altro. Non metto i govani nella graticola, ma ci metto prima quelle famiglie che per educazione, modo di pensare e di agire verso l’esterno ritenevano di avere dei valori e non li hanno trasmessi nell’educazione dei figli.
    Quest’ultimi sono cresciuti in balia delle mode, del consumismo fine a se stesso, iniziati alla diseducazione sociale, divenendo egoisti e spesso senza scrupoli nella strada della scalata sociale, campati dai genitori fino a 35-40 anni d’età. Il loro futuro non è davvero roseo, poichè a tali età difficilmente si va alla ricerca delle cause della propria miseria materiale e morale alla quale sicuramente una grossa fetta è destinata.

  10. lucianofiorani scrive:

    XLorenzoni. In effetti il tuo commento a questo pezzo (come quello di Mercanti) era finito automaticamente tra gli spam.
    Per quale motivo non saprei dirtelo visto che gli altri li ho trovati regolarmente nella pagina dei commenti da pubblicare.

  11. carlo sacco scrive:

    Sono stato ampiamente criticato anche da esponenti locali che hanno a che fare con la politica, quando precedentemente un po’ di tempo fa ho assunto posizioni di contrarietà alla mobilitazione giovanile dei ruzzi,fatta ed eseguita in modo quasi parossistico tale che se fossero venuti meno sarebbe mancato quasi il pane. Questa è la sensazione che si respirava, pur non essendo per nulla contrario all’aspetto ludico che la manifestazione contiene.Le mie posizioni,e le ragioni principali di questa mia contrarietà,che per essere spiegate nella mia naturale prolissità dello scrivere abbisognano purtroppo di molto spazio, credo che siano adesso concentrate sinteticamente nelle ultime cinque righe del post sopra titolato ”Senza futuro, Senza paura”.

  12. Giovedì su La7 a Piazzapulita è andato in onda l’ennesimo esempio di come questa “classe politica” è arrogante e distante dai cittadini. In collegamento esterno con gli “indignados” venivano espresse le motivazioni della protesta da facce più o meno note o dai semplici cittadini. La risposta dei “politici” presenti in studio è stata quella che in democrazia un libero cittadino può esprimere qualsiasi pensiero ma solo per il fatto che rappresenta se stesso, quindi non votato dal popolo, quello che dice è ininfluente. Proviamo a restare nel nostro piccolo. Che senso ha commentare nei blog i disservizi, le scelte dei nostri amministratori, le politiche economiche o i programmi strutturali se poi, nonostante una platea di persone che possono condividere il punto di vista, il politico di turno o l’amministratore non recepisce “l’indignazione” o le osservazioni perché considerate provenienti da persone non “unte dalla politica”? Non è più una questione di “consenso”? Questi “politici” si sono insediati nei vari sgabelli del potere grazie ad un “plagio” insito nei meccanismi dell’elezione democratica. Forse in alcuni casi varrebbe la pena sospendere il senso comune di “democrazia” e assumerci davvero la responsabilità di un’azione energica per poi ripristinare la correttezza e la legalità nella gestione …. dell’interesse generale e collettivo del “popolo”.

  13. marco lorenzoni scrive:

    Nota di servizio: Ho scritto un commento ma è scomparso quando ho dato l’invio… Ho sbagliato qualcosa o qualcosa non funziona?

  14. marco lorenzoni scrive:

    Per 20 anni gli abbiamo detto ai ns ragazzi che gli operai non esistevano più, che il mondo era dei furbi e dei ricchi, che se non sei ricco e rampante non vali un cazzo, che se sei una ragazza e hai un bel culo puoi anche provare a fare la velina o lo show girl che guadagni più che a fare l’ingegnere… Gli abbiamo detto che la sinistra “è una categoria del passato”, che i contratti di lavoro non servono perchè col padrone si tratta individualmente… Gli abbiamo detto che indignarsi per condizioni di lavoro inaccettabili è una battaglia di retroguardia e la modernità si chiama flessibilità… gli abbiamo detto (o fatto capire) che certi lavori li devono fare solo gli stranieri… Che cambiare lavoro ogni sei mesi non è precariato, ma dinamicità, gusto della novità…
    Gli abbiamo detto e fatto intendere che l’economia non la fa la produzione, ma la carta e la “creatività fidanziaria”…
    Gli abbiamo detto che fare politica è un modo per far carriera, ottenere agevolazioni, avvicinamenti, che la politica è apparenza, prendere applausi, farsi vedere con la gente che conta…
    Insomma dopo che gli abbiamo detto tutte queste stronzate, e gliele abbiamo dette noi – genitori, partiti, sindacati, professori… – pensate che sia automatico che si indignino e scendano in piazza? Molti lo fanno. Altri lo faranno. Ma mi sembra ingiusto e ingeneroso prendersela coi giovani, troppo bamboccioni, più attenti alla musica, ai giochi di paese… che ai problemi reali. Perchè, noi più grandicelli siamo attenti ai problemi reali? Noi siamo senza peccato?

  15. “….fare i conti con la dura realtà”.
    Une delle realtà è che abbiamo un termine – evoluzione – che indica due cose ben differenti tra loro.
    Una l’Evoluzione della Vita in quanto tale.
    L’altra la Teoria, appunto, dell’evoluzione costruita da Darwin stesso sulle realtà naturali da lui evidenziate.
    Abbiamo, quindi, un unico termine – evoluzione – che sta ad indicare sia la realtà Naturale che la Teoria.
    Quale è il reale e quale il teoretico, l’astratto?
    Che il vero problema sia li’?

  16. carlo sacco scrive:

    E allora tale condizione, abbastanza diversa da quella degli anni ’60 e ’70 si rischia di chiamarla in un altro modo: ”Assopimento consapevole”.
    Cambiare il mondo è difficile, ma questi rischiano solo di subirlo quando non ci saranno più le famiglie alle spalle. Quel tempo arriva, è gia arrivato con la globalizzazione ma ancora non ha prodotto tutti i frutti, ben altri ne sono in arrivo.
    Non esagero, ma dal declino inevitabile della nostra società quando andranno a fare i badanti ai Russi od ai Cinesi allora forse penseranno che sarebbe stato più giusto indignarsi prima.
    Con tale generazione(sono i nostri figli e quindi le responsabilità primarie attengono ai genitori) qualcuno o qualcosa camperà di prepotenza. Non me lo auguro, ma diventa ogni giorno sempre più inevitabile.
    Se fossi in loro penserei meno alla musica, meno allo sport, meno ai giuochini di paese, e proverei ad organizzarmi per cambiare scuola e politica, partecipando, indignandomi, non estraneandomi e cercando di cambiare le cose da dentro e non a fuggire schifato.
    Ma è chi amministra che dovrebbe favorire questo, ed è il primo a dare il cattivo esempio.

  17. lucianofiorani scrive:

    Conosco diversi ragazzi di Chiusi e non si può certo dire che se la passino benissimo perchè anche qui lavoro e futuro sono solo delle grandi incognite.
    Però, pur con un buon livello d’istruzione, non hanno addosso quella rabbia che solo le condizioni materiali difficili e una profonda e ragionata avversione all’ingiustizia possono dare.
    In più il welfare delle famiglie è ancora in piedi nella maggior parte dei casi e allora indignarsi è difficile quando hai un tetto sicuro e qualche soldo in tasca.

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