Piano strutturale: note a margine di un dibattito che doveva essere politico

di Paolo Scattoni

Martedi 4 presso il circolo del PD di Chiusi Scalo una ventina di tesserati ha discusso insieme al Sindaco e al Segretario dell’Unione comunale Simona Cardaioli, di Piano strutturale. Si sarebbe dovuto discutere di dimensionamento del piano. Nella realtà la discussione ha invece riguardato molti temi (strade di collegamento, localizzazione di alcuni interventi, etc.) e il dimensionamento è passato in secondo piano.

Ho avuto la sensazione di un’occasione mancata. Infatti il dibattito non è riuscito a focalizzarsi sul ruolo della politica nel processo di formazione del piano.

In particolare è mancato un chiarimento di quale sia lo spazio della politica e quello della tecnica in questo processo. Va sicuramente bene rivendicare il primato della politica, ma va sicuramente male quando l’input politico è completamente disgiunto dalla valutazione tecnica.

Prevedere 2000 nuovi abitanti in 10/15 anni può andare bene, ma poi si deve dire quali attività economiche possono giustificare la previsione.

Se negli ultimi 60 anni la popolazione di Chiusi è rimasta sostanzialmente stabile con un aumento medio di poco più di 2 abitanti per anno, cosa deve succedere per giustificare le nuove previsioni. Cosa deve avvenire perché nei prossimi 10 anni per moltiplicare l’aumento del passato per un fattore 100?

Di fronte a queste obiezioni mi è stata rivolta una domanda. Ma allora tu che sei un urbanista come vedi la Chiusi del futuro? Sarebbe stato troppo complicato rispondere che non è l’urbanista che deve offrire “visioni”. Ho inv e ce risposto da cittadino. Per me lo sviluppo futuro non può essere trainato dal mattone perché non ci sono le condizioni e comunque non è sicuramente auspicabile. Lo sviluppo, come dice una relazione del quadro conoscitivo dello stesso piano strutturale, dovrebbe essere trainato da una riqualificazione per i servizi e puntare sul proprio capitale umano.

Per me è fondamentale il rafforzamento del sistema educativo che pur nella sua modestia in passato ha fatto emergere alcune interessanti realtà. L’esperienza ci insegna che un solo brevetto è capace di produrre un bel po’ di posti di lavoro.

Esiste anche per i piccoli centri una possibilità di sviluppo basata sulla conoscenza? Io credo di si.

Il vero limite, però, del dibattito nei circoli del PD è che non si è affrontato il vero nodo. Come “tracciare” il processo decisionale? Il sindaco sembra ancora attardarsi a una modalità di “ascolto” del tipo: fatemi sapere le vostre proproste che poi io filtrerò al tecnico. Non ha funzionato in passato non funzionerà

Vorrei, però, terminare con una nota su una considerazione che il sindaco ha svolto in replica e che quindi non si è potutata discutere. Costruire nel campo sportivo è un a vera operazione di sinistra perché si valorizza una proprietà pubblica e quindi si contiene la rendita. Molto si potrebbe dire sulla capacità di creare concorrenza su una risorsa finita com’è il territorio. lasciamo stare. La domanda invece è: è più di sinistra quell’operazione oppure intaccare la rendita attraverso meccanismi perequativi? In parole povere pretendere (anche in terreni) una percentuale dell’equivalente dell’incremento di valore dei suoli dovuto alla previsione di piano? Il sindaco ci faccia un pensiero.

 

 

Questa voce è stata pubblicata in POLITICA, TERRITORIO. Contrassegna il permalink.

7 risposte a Piano strutturale: note a margine di un dibattito che doveva essere politico

  1. anna duchini scrive:

    Saremmo proprio curiosi di conoscere il meccanismo attraverso il quale costruendo case al campo sportivo si conterrebbe la rendita.
    Già tre anni fa Ceccobao disse in una pubblica asemblea che quelle case avrebbero calmierato il mercato immobiliare. Tre anni dopo Scaramelli ripete le stesse frasi. Ma in quale epoca intendono calmierare visto che il mercato delle abitazioni si è bloccato da solo?
    Forse per capire l’ostinazione con cui si persegue questa operazione sarebbe utile sapere quanto è stato pagato il terreno del nuovo stadio.

  2. Bravo Paolo, relativamente all’argomento, a mio modo di vedere, hai ancora una volta centrato il problema nel senso che se i nostri attuali amministratori locali, sbagliano la previsione circa l’aumento della popolazione e nel frattempo sono stati edificati fabbricati con tanto di sbancamento di colline, quelle distrutte chi ce le ridà. Forse si da incarico ad un architetto come per fare una strada nuova fra Chiusi e la Stazione e tutto si risolve ? Purtroppo in questa materia non tutto é risolvibile, così come non é realizzabile senza sconvolgimenti ambientali una strada fra i due centri che fra l’altro sono già pressoche uniti.

  3. pscattoni scrive:

    per Luciano Fiorani. Di occasioni ne abbiamo sprecate tante negli ultimi 10/15 anni. Quello delPiano strutturale però è un passaggio che se pur importante non deve essere visto come l’unico. Il suo valore strategico è limitato all’ambiente fisico. Occorre tenere gli occhi aperti perché non si continui a sperperare un patrimonio non rinniovabile come il paesaggio e l’ambiente. Detto questo occorre trovare una “modalità” diversa per pensare una strategia di sviluppo basata sulla qualità e la conoscenza.

  4. X LucianoMi è capitato di leggere recentemente il libro di Maria Pace Ottieri: “Chiusi dentro”. Un po’ aneddotico, ma rende l’idea dello di Chiusi e dei chiusini in questa fase storica.

  5. lucianofiorani scrive:

    Da queste prime battute dopo l’assemblea del teatro ho l’impressione che si stia sciupando una grande occasione.
    Non vedo proposte nè sento interesse su un passaggio così importante per il nostro paese.
    Che abbiano ragione quelli che dicono che ormai Chiusi è un paese senza speranza?

  6. vittorio scrive:

    non sembra un po’ massimalistica(se non …….) prevedere un incremento della popolazione nei prossimi 10/15 anni?
    Poi fra 15 anni il conto a chi viene ptresentato?

  7. carlo sacco scrive:

    Piu di un anno fa ci fu un post sul ”poro blog” in cui si auspicavano forme collaborative con i comuni circonvicini sulla creazione di un ”centro studi,relazioni, e sviluppo ” creato nel territorio.Un opera che per essere realizzata avrebbe preso senz’altro del tempo ma che certamente avrebbe attratto forze e progettualità per la valorizzazione sia del territorio sia per il suo sviluppo.Al mio post risposero in pochi, e fra questi ricordo che Enzo Sorbera che fece una riflessione molto ”rarefatta” certamente dati i tempi ipotizzabili ma molto possibilista sull’argomento.Domanda : ma non sarebbe un argomento da prendere in considerazione questo in un momento come l’attuale dove comunque mi sembra che il solo sfogo alla progettualità ed alla creatività vada al solito verso la creazione di cubature
    destinate all’uso di civili abitazioni ? Chi ci perde e chi ci guadagna ? La perequazione della rendita è un fine tendenziale ma occorre guardare agli stimoli che scendono in campo ed alle loro possibilità, senza trascurare il consumo di territorio.O no ?

I commenti sono chiusi.