Risparmi in fumo?

di Luciano Fiorani

Uno spettro si aggira tra di noi: la bancarotta. Nel gergo economico lo chiamano default, parola che dovrebbe esorcizzare la paura ma che anche agli ignari lascia comunque intravedere scenari fino a poco tempo fa impensabili, almeno da queste parti.

Se diluvia ovviamente ci si bagna tutti ma c’è un modo per non finire travolti dalle tempeste finanziarie di questi tempi? Sperando che l’evento più temuto non si verifichi siamo comunque alle prese con una situazione molto critica e i (pochi o tanti) risparmi accantonati da chi se lo è potuto permettere rischiano di finire in fumo o pesantemente ridimensionati. Come salvarsi? La ricetta sicura non cè ma far mente locale alla situazione è quanto mai necessario.

Abbiamo chiesto a Marco Bernetti che da oltre vent’anni gestisce i risparmi di tanti cittadini di Chiusi, come ci si dovrebbe comportare in queste situazioni.

I due problemi che si rilevamo con più larga frequenza sono l’emotività del risparmiatore e il basso profilo di cultura finaziaria. Sul primo c’è poco da fare perchè, siccome di soldi si tratta, tutti (o quasi) si allarmano al primo lieve segno meno. Sulla cultura finanziaria invece molto ci sarebbe da fare. Teniamo presente che la nostra storia di risparmiatori viene dai libretti postali e dai bot che in sostanza volevano dire buoni rendimenti a rischio zero, anche se il buon rendimento paragonato all’inflazione di quei tempi, era veramente poca cosa. Oggi la situazione è cambiata radicalmente, per fare un investimento razionale non si può prescindere dal valutare il fattore tempo, la propria propensione al rischio e i propri obbiettivi”.

Il ragionamento non fa una piega ma rimane il fatto che di questi tempi almeno un po’ di azioni o un po’ di fondi nel “portafoglio” ce l’hanno in diversi, e con la borsa che dall’inizio dell’anno ha perso circa il 30% rimanere freddi e tranquilli non è semplice.

Certo, la nostra è scesa di un terzo ma quella americana registra perdite inferiori al 5%. Quindi l’intensità della bufera non è uniforme. Di sicuro il momento è critico e oserei direi eccezionale, ma proprio per questo bisogna cercare di restare calmi e ragionare. Un ipotetico risparmiatore deve essere attrezzato anche a periodi straordinari come questo, nel senso che se non ha collocato il suo risparmio in maniera dissennata i rischi (e i danni) devono comunque essere circoscritti. La percentuale di risparmio esposta alle oscillazioni degli indici di borsa non può mai essere superiore ad una certa quota e soprattutto deve tener conto della situazione generale del risparmiatore. Chi è esposto finanziariamente o è in una fase della vita che magari lo impegna già con un mutuo o con dei figli da mandare a scuola non vedo come possa avventurarsi in operazioni rischiose. Poi ovviamente c’è chi con una solida situazione può destinare una parte dei suoi soldi anche alla speculazione, ma deve essere consapevole di quello che rischia”.

Parole di buon senso, che però si scontrano con una realtà fatta di strumenti finanziari diabolici. Uno pensa di investire in un tranquillo fondo obbligazionario e si ritrova sulle montagne russe.

E’ vero, il moltiplicarsi di prodotti finanziari, spesso poco trasparenti, è stata sbalorditiva e i rischi sono aumentati. Per questo è bene stare con gli occhi aperti quando si acquista qualcosa. Anche se ho visto crescere nel tempo l’attenzione dei nostri concittadini verso queste problematiche ancora non siamo ad un livello soddisfacente”.

Resta il rebus di come far passare “’a nuttata” come dicono a Napoli.

Ognuno conosce la propria situazione e deve reagire di conseguenza. Parlo con tanta gente e non ho avvertito un clima isterico però di preoccupazione certamente. E allora, tenedo sempre presente che uno guadagna o perde solo nel momento in cui disinveste, bisogna che il risparmiatore si regoli secondo le sue necessità. Ma scappare ora, se non ce n’è l’assoluto bisogno vuol solo dire portare a casa delle perdite. I cicli finanziari anche se ultimamente hanno preso una maggiore frequenza non sono destinati a finire quindi si deve tener duro e aspettare l’inevitabile ripresa dei mercati. Il problema di fondo rimane comunque quello di acquisire una maggiore dimestichezza con gli strumenti finanziari perchè è con questi che tutti (facoltosi e no) dovranno in futuro misurarsi. Con un costo del denaro prossimo allo zero non è pensabile continuare a considerare il conto corrente o il libretto di risparmio luoghi in cui parcheggiare i risparmi. Ma già se ci si avventura nel mare dei titoli di stato bisogna informarsi accuratamente prima per non avere amare sorprese. Insomma: occhi aperti, perchè di soldi si tratta!”.

Già. Figuriamoci per chi ne ha pochi e sudati e li vede andare in fumo.

Questa voce è stata pubblicata in ECONOMIA. Contrassegna il permalink.

8 risposte a Risparmi in fumo?

  1. carlo sacco scrive:

    Mi faccia capire Donatelli, abbiamo discusso molte volte , anche in privato, ma allora la ”colpa” della negatività odierna sarebbe della ragione che vorrebbe cambiare le regole naturali ? Perche se affermasse questo, come regole naturali da che mondo è mondo e dalla presupposta selezione naturale viene fuori che sopravvive più a lungo e meglio il migliore, cioè colui che sa lottare meglio degli altri per imporsi e prevalere, in pratica il più dotato.Fino a qui non c’è nulla di innaturale, ma dal momento che si osserva che gli uomini hanno una ragione e non un istinto allora le nere sorti dell’umanità sarebbero dovute alla ragione che tenta di scalfire le regole naturali ?Si è mai domandato come viveva l’uomo 10.000 anni fà e come viveva un cane 10.000 anni fà ? L’uomo viveva peggio di oggi, un cane viveva come vive oggi.Il suo discorso sul fatto che ci deve essere qualcosa di nostro che non funziona è ineluttabile: porta alla ragione come causa del male. Se poi per altri non è ragione ma è un qualcosa che noi chiamiamo ragione e che non ha tali caratteristiche e che si oppone alla natura e che non faccia cambiare per niente quest’ultima, allora potrebbe aver ragione lei.

  2. Appunto…..”sistema distorto”, da cosa? Credo che non ci siano obbiezzioni se affermo che tutto ciò che è in vita tende ad una più lunga e meglio vita possibile.
    Noi, nel fare questo, stiamo commentendo “suicidio”.
    Credo che più distorto di cosi non ci possa essere.
    Ci sarà una causa che non può essere Naturale visto che esiste l’istinto di sopravvivenza, non quello del suicidio. Poi si può discutere su quale sia la causa ma, credo, non si può prescindere dal fatto che c’è qualcosa di fondamentale che non “torna”, e che non può essere
    “perchè è cosi”, deve essere di nostra creazione.

  3. carlo sacco scrive:

    Donatelli, ma le aziende ragionano così, che se guadagnano meno dell’anno precedente hanno rimesso…daltronde è la logica dello svluppo , il solo metodo per mantenere gli investimenti ed il lavoro.Tale logica però non ha fatto i conti con la limitatezza delle risorse, con la concorrenza e con la caduta tendenziale del saggio di profitto, tutte variabili l’una dipendente dall’altra.Ecco perchè lo sviluppo anche se dilatato al massimo in certe fasi è comunque pur sempre destinato a contrarsi ed in detta contrazione elimina il lavoro che è la cosa che determina la vita degli uomini.Oggi assistiamo a questo in tutto il mondo.Se c’è sviluppo le aziende tendono ad assumere, se manca(causa provocata da loro, cioè dal mercato)premono sul lavoro, eliminandolo.Non le sembra che sia un sistema distorto, che a lungo andare produce rapina,sopraffazione, guerre e conflitti sociali e dilapidamento delle risorse ? Fin quando i più non capiranno questo, saremo tutti destinati a subire lo stato di cose che vediamo intorno a noi.E pensare che ci hanno riempito il cervello con il concetto di libertà, per cui quest’ultima è sacrosanta ed in suo nome non si deve interferire nei meccanismi dell’economia.Liberista s’intende.

  4. d’accordo anche su questo, però che un’azienda faccia un profitto di 420milioni di sterline per il suo ultimo trimestre, e questo in tempi non tumultuosi come ora, e che venga considerata “sulla strada del fallimento” semplicemente perchè il profitto era di 30 milioni di sterline in meno del trimestre precedente mi sembra che segua una “logica” che non corrisponde alla realtà attuale. 420 milioni di sterline sono sempre un bel profitto, anche se ne “mancano” trenta dal profitto precedente, o per lo meno, io la penso cosi.

  5. lucianofiorani scrive:

    Di questi tempi caro Donatelli tutti sembrano con i nervi a fior di pelle. Figuriamoci quando si tratta di soldi.

  6. D’accordo con il commento, però rimane il ” al primo lieve segno di meno la gente si allarma”. Una leggera flessione non dovrebbe allarmare, forse farci riflettere, ma allarmare mi sembra un pò “spinto”.

  7. carlo sacco scrive:

    Donatelli, in teoria è come dice lei, ma la gente le budella se non le piena o se non le tiene ad un livello di riempimento tale dal quale possa essere inficiato lo status cerebrale allora socialmente scatta qualcosa, e questo qualcosa è ciò che il sistema socio-economico teme di più ed ha sempre più paura di non poter garantire.Il chè potrebbe essere la conferma o la negazione alle sue teorie evoluzionistiche.In fondo in un sistema dove per sua stessa natura le risorse non sono per tutti, quando calano le riserve di possibilità di garanzia, scatta il vecchio animale che è dentro di noi e che nulla tralascia per ripristinare quel livello di sicurezza.Ma si dia il caso che quello che per quell’individuo è sicurezza diventa insicurezza per un altro. Da qui la necessità- tutta umana e razionale- di dividere più equamente la ricchezza. Chi si oppone tende di più all’animale, chi vorrebbe facilitare questo percorso è considerato utopista dalla logica della società dei lupi.Ma c’è anche chi si barcamena a seconda di ciò che crede gli convenga e sposa la teoria degli opposti che privilegia una parte di coloro che già posseggono ed obbediscono alle stesse leggi.Spesso oggi tale parte è considerata la più moderna ed è quella che nel piccolo governa anche da noi, e guarda caso permette l’affermarsi della logica dei lupi.Forse in fondo Donatelli ha ragione lei…..

  8. …..”poichè di soldi si tratta, tutti (o quasi) si allarmano al PRIMO LIEVE SEGNO MENO”……perchè?
    Le cose vanno sempre “su e giu”, perchè allarmarsi al primo lieve segno MENO, e rallegrarsi (?) al primo lieve segno PIU’? Il più ed il meno sono semplici indicatori di quantità e comparazione, niente di più niente di meno. Da quando sono diventati sinonimi di “paura” e “allegria”?

I commenti sono chiusi.