Ricordo di Roberto Donatelli

di Carlo Giulietti

Solo poche parole, ma sento di doverle per ricordare un nostro concittadino, non molto noto, non un personaggio insomma, di cui tutti vorrebbero scrivere, un uomo mite che se n’è andato da Chiusi in silenzio come vi era arrivato, dopo una vita di lavoro all’estero, Roberto Donatelli del quale, purtroppo, oggi si è tenuto il funerale.

Anche io lo conoscevo poco e non sono il più adatto alla circostanza, ma voglio provarci, intanto perché era uno dei pochi che fino all’ultimo ha partecipato a questo blog con commenti, e in precedenza anche con articoli, uno dei pochi che non ha avuto timore anche a criticare apertamente le amministrazioni comunali, quando ha ritenuto utile farlo nell’interesse del paese, ma sempre con rispetto.

I primi tempi in cui arrivò a Chiusi ci siamo incontrati in occasione di riunioni dell’associazione La Goccia, ma la cosa che, più di tutto, me lo fa ricordare è quel vederlo passeggiare per Chiusi, molte delle volte in cui mi recavo in paese, con la sua compagna di vita, sempre insieme, che mi suscitava tanta ammirazione. Ebbi modo di scriverlo anche in un commento ad un suo post, in cui parlava pure della morte della moglie, due anni fa.

Immaginai il dolore per la scomparsa e la ferita, difficilmente rimarginabile, che poteva essersi creata nel suo cuore

Qualche anno fa, nel 2018, scattai una foto in paese perché una coppia di anziani che stava passeggiando per via Porsenna, deserta, mi colpì particolarmente e la pubblicai su Google Maps, intitolandola “Turisti, mano nella mano, per via Porsenna”, poi, vedendola ingrandita, capii chi fossero e corressi.

Quella, questa che pubblico, per me è il più bel ricordo che posso dedicare a Roberto e sua moglie e lo faccio molto volentieri.

Ho chiesto al professor Stefano Costantini

di scrivere un testo che potesse apparire come un secondo articolo in risposta a quello di Carlo Giuietti:

L’ “appassionata commemorazione” è stata un moto spontaneo, nato dal cuore. Ero un amico fraterno di Roberto che, come tanti altri ragazzi della mia età, nei primi anni ’90 è stato a Londra per un periodo della sua gioventù per approfondire la conoscenza della lingua/cultura inglese. Roberto e Sandra hanno accolto me e tanti altri miei coetanei a casa loro fornendoci la grande possibilità di vivere a Londra e soprattutto regalandoci la loro grande umanità che ci ha permesso di crescere come persone e come professionisti. Molti di noi gli sono sempre rimasti riconoscenti per questo. Nella prima parte della mia commemorazione, citando l’articolo di Gian Mario Rossi su “Chiusi città aperta” del Giugno 2010, ho ricordato alcune fasi della vita di Roberto: il mistero che lo ha spinto verso la terra di Albione rivelato dall’incontro con Sandra, i tanti lavori che ha svolto (cameriere, tassista, manager di un hotel, magazziniere nel settore commerciale ricambi auto, ecc.) e il suo amore per la filosofia (fu premiato come miglior oratore con una simbolica “mela della discordia” nel prestigioso club “Cogers”) e scrisse anche un interessantissimo libro: “Intelligence or immagination?”. In pensione, dopo 40 anni di vita all’estero, tornò a Chiusi insieme a Sandra, credo, soprattutto per amore della sua terra/sue radici cercando di rendersi utile alla comunità a cui si è sempre sentito legato nonostante le distanze spazio-temporali (ad esempio, volontario al Museo etrusco e alla Pubblica Assistenza di Chiusi!)

Nella seconda parte della commemorazione ho ricordato alcuni passaggi delle conversazioni che ho avuto con Roberto negli ultimi anni. 

Lui era d’accordo con il filosofo Umberto Galimberti quando sosteneva che le idee fanno più storia di quanto non la facciano gli eventi, ad esempio, quando afferma: “nessuno sa se Dio esiste o non esiste perché nessuno l’ha mai visto, però l’idea di Dio ha creato una storia formidabile in tutto il mondo, quindi le idee funzionano, fanno storia … fanno credere”, ma Roberto concludeva questo ragionamento con un interrogativo che era una esortazione a credere in sé stessi: “… perché, allora, non credere in te stesso e nelle tue idee?

E concludeva poi il suo pensiero affermando: “Questo sarebbe un antidoto molto potente alle continue richieste di ‘update’ che la nostra società ci propone, per non sentirsi mai più inadeguati”. Ho citato soltanto questo aneddoto – uno dei tanti frutto delle nostre recenti conversazioni – perché sarebbero infiniti. Personalmente, sarò sempre grato alla sua profondità di pensiero e sentimento, il suo esempio di rispetto verso gli altri esseri viventi e di amore per la vita è stato un insegnamento importante che molti di noi si porteranno dentro! Infine, nella parte conclusiva della commemorazione ho ricordato come Roberto e Sandra erano davvero una coppia speciale che a molti di noi hanno regalato tante risate e moltissime ore liete con la loro unica ed irripetibile ironia… ci mancheranno tantissimo e non li dimenticheremo mai! È stato un grande dono aver conosciuto Roberto e spero che anche i suoi amici di Chiusi e (perché no?) anche qualche persona sensibile dell’amministrazione comunale possano proporre prossimamente qualche iniziativa culturale in suo ricordo.  

Che la terra sia lieve al nostro amico Roberto! 

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11 risposte a Ricordo di Roberto Donatelli

  1. Luciano Fiorani scrive:

    E’ con dispiacere che ho appreso la notizia.
    Con Roberto c’è stato un periodo in cui ci si parlava spesso (e volentieri).
    La scomparsa della moglie l’aveva molto provato e gli ultimi tempi era per me una sofferenza vederlo in quello stato.
    Una persona gentile e un cittadino partecipe.
    Ciao Roberto.

  2. Luca Scaramelli scrive:

    Per chi come me vive nel centro storico incontrare Roberto era cosa abituale, a volte significava scambiarsi un semplice saluto a volte fare due chiacchiere, molto spesso riguardanti l’amministrazione del comune. Quello che mi colpiva sempre, anche quando si appassionava su un argomento, era la serenità che trasmetteva e il sorriso che non mancava mai. Sarà triste uscire a fare due passi e sapere di non incontrarlo.

  3. Rossella Rosati scrive:

    Non ho mai avuto occasione di conoscerlo , ma , anche io , ho letto i suoi commenti su Chiusi Blog che condividevo pienamente , frutto di riflessioni e non di voglia di comparire. Mi fa immensamente piacere che ci siano delle persone che possano farne un tal ritratto ove è rappresentata l’Italia buona che dovrebbe essere esempio per tutti.

  4. Stefano Costantini scrive:

    Infine, nella parte conclusiva della commemorazione ho ricordato come Roberto e Sandra erano davvero una coppia speciale che a molti di noi hanno regalato tante risate e moltissime ore liete con la loro unica ed irripetibile ironia… ci mancheranno tantissimo e non li dimenticheremo mai! È stato un grande dono aver conosciuto Roberto e spero che anche i suoi amici di Chiusi e (perché no?) anche qualche persona sensibile dell’amministrazione comunale possano proporre prossimamente qualche iniziativa culturale in suo ricordo.
    Che la terra sia lieve al nostro amico Roberto!

  5. Stefano Costantini scrive:

    (continua …) In pensione, dopo 40 anni di vita all’estero, Roberto tornò a Chiusi insieme a Sandra, credo, sopratutto per amore della sua terra/sue radici cercando di rendersi utile alla comunità a cui si è sempre sentito legato nonostante le distanze spazio-temporali (ad es.volontario al Museo etrusco e alla Pubblica Assistenza di Chiusi!) Nella seconda parte della commemorazione ho ricordato alcuni passaggi delle conversazioni che ho avuto con Roberto negli ultimi anni. Lui era d’accordo con il filosofo U.Galimberti quando sosteneva che le idee fanno più storia di quanto non la facciano gli eventi ad es., quando afferma: “nessuno sa se Dio esiste o non esiste perché nessuno l’ha mai visto, però l’idea di Dio ha creato una storia formidabile in tutto il mondo, quindi le idee funzionano, fanno storia, fanno credere”, ma Roberto concludeva questo ragionamento con un interrogativo che era una esortazione a credere in sé stessi: “… perché, allora, non credere in te stesso e nelle tue idee? E poi concludeva poi il suo pensiero affermando: “Questo sarebbe un antidoto molto potente alle continue richieste di ‘update’ che la nostra società ci propone, per non sentirsi mai più inadeguati”. Ho citato soltanto questo aneddoto, perché sarebbero infiniti. Personalmente, sarò sempre grato alla sua profondità di pensiero e sentimento, il suo esempio di rispetto verso gli altri e di amore per la vita è stato un insegnamento importante che molti di noi si porteranno dentro!

  6. STEFANO COSTANTINI scrive:

    (continua …) In pensione, dopo 40 anni di vita all’estero, Roberto tornò a Chiusi insieme a Sandra, credo, sopratutto per amore della sua terra/sue radici cercando di rendersi utile alla comunità a cui si è sempre sentito legato nonostante le distanze spazio-temporali (ad es.volontario al Museo etrusco e alla Pubblica Assistenza di Chiusi!) Nella seconda parte della commemorazione ho ricordato alcuni passaggi delle conversazioni che ho avuto con Roberto negli ultimi anni. Lui era d’accordo con il filosofo U.Galimberti quando sosteneva che le idee fanno più storia di quanto non la facciano gli eventi ad es., quando afferma: “nessuno sa se Dio esiste o non esiste perché nessuno l’ha mai visto, però l’idea di Dio ha creato una storia formidabile in tutto il mondo, quindi le idee funzionano, fanno storia, fanno credere”, ma Roberto concludeva questo ragionamento con un interrogativo che era una esortazione a credere in sé stessi: “… perché, allora, non credere in te stesso e nelle tue idee? E poi concludeva poi il suo pensiero affermando: “Questo sarebbe un antidoto molto potente alle continue richieste di ‘update’ che la nostra società ci propone, per non sentirsi mai più inadeguati”. Ho citato soltanto questo aneddoto, perché sarebbero infiniti. Personalmente, sarò sempre grato alla sua profondità di pensiero e sentimento, il suo esempio di rispetto verso gli altri e di amore per la vita è stato un insegnamento importante che molti di noi si porteranno dentro!

  7. STEFANO COSTANTINI scrive:

    L’ “appassionata commemorazione” è stata un moto spontaneo, nato dal cuore. Ero un amico di fraterno di Roberto che, come tanti altri ragazzi della mia età, nei primi anni ’90 è stato a Londra per un periodo della sua gioventù per approfondire la conoscenza della lingua/cultura inglese. Roberto e Sandra hanno accolto me e tanti altri miei coetanei a casa loro fornendoci la grande possibilità di vivere a Londra e soprattutto regalandoci la loro grande umanità che ci ha permesso di crescere come persone e come professionisti. Molti di noi gli sono sempre rimasti riconoscenti per questo. Nella prima parte della mia commemorazione, citando l’articolo di GianMario Rossi su “Chiusi città aperta” del Giugno 2010, ho ricordato alcune fasi della vita di Roberto: il mistero che lo ha spinto verso la terra di Albione rivelato dall’incontro con Sandra, i tanti lavori che ha svolto (cameriere, tassista, manager di un hotel, magazziniere nel settore commerciale ricambi auto, ecc.) e il suo amore per la filosofia (fu premiato come miglior oratore con una simbolica “mela della discordia” nel prestigioso club “Cogers”) e scrisse anche un libro: “Intelligence or immagination?”. In pensione, dopo 40 anni di vita all’estero, tornò a Chiusi insieme a Sandra, credo, sopratutto per amore della sua terra/sue radici cercando di rendersi utile alla comunità a cui si è sempre sentito legato nonostante le distanze spazio-temporali (ad es.volontario al Museo etrusco e alla Pubblica…

  8. carlo sacco scrive:

    Solo adesso ho letto della sua scomparsa e mi dispiace moltissimo.Mi dispiace proprio perchè anche per me -per quanto lo conoscessi poco-rappresentava uno spirito libero, che aveva preso e respirato sia il modo sia la sostanza di quell’essere british che conviveva ancora con lo spirito paesano.Negli anni ’60- credo- decise di andare a Londra con il suo amico Cicaloni e vivere in quel contesto dove affrontò ogni sacrificio del tipo di quello che i nostri emigrati all’epoca affrontavano con coraggio e senza tanti fronzoli in un ambiente che li rendeva e li forgiava a quella visione della società e del mondo tipica degli anglosassoni che spesso non hanno nulla a che spartire con la nostra visione e sentimentalità paesana,poi specialmente chiusina, che però si sentiva che gli era rimasta nel cuore al punto di intavolare anche lunghe discussioni sia su come veniva condotta la politica a Chiusi e le sue discrasie,i contrasti ed i problemi insoluti quando ricordo che perennemente insisteva e si lagnava della mancanza dei posteggi.Conservo ancora le sue lettere in una cartella che ormai ho messo da parte che titolai ”Corrispondenza con Donatelli”in qualche posto della memoria del mio pc. Ricordo che rimase colpito e fece un bell’intervento su un mio post su Chiusiblog di qualche anno fa dal titolo ”Le soddisfazioni di una fotocamera”.E’stata una bella figura quella di Roberto Donatelli,di uomo semplice e di grande dignità.Ciao Roberto!

  9. Carlo Giulietti scrive:

    Se in qualche occasione avessi avuto modo di parlarci con calma gli avrei fatto una domanda, che mi si riproponeva ogni volta, sul motivo che lo aveva spinto a ritornare a Chiusi dopo tanti anni, con tanti posti che, chi non ha legami particolari, può scegliersi.
    Probabilmente chi ha fatto l’appassionata commemorazione in chiesa, (non so se fosse il figlio) lo dovrebbe aver spiegato, ma complice la mancanza di microfono, la voce rotta dall’emozione del momento e non ultimo, il mio udito che comincia a perdere colpi, non sono riuscito ad afferrarlo, peccato…

  10. enzo sorbera scrive:

    Era una persona cortese, con cui mi fermavo qualche volta a scambiare due parole. Era anche divertente, con uno humour un po’ particolare: direi britisch (british contaminato da una vena paesana,per intenderci) 🙂

  11. pscattoni scrive:

    Grazie Carlo (Giulietti) per questo ricordo. Era sempre un piacere ricevere i suoi commenti. Si sentiva lo spirito inglese che aveva respirato per anni dove la partecipazione è una sorta di dovere civico. Riposa in pace Roberto.

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