Consiglio in modalità mista. Davvero un vantaggio?

di Paolo Scattoni

Mercoledì sera sono andato a seguire (una parte) del Consiglio comunale senza essermi preventivamente accorto della cosìddetta “modalità mista”. In breve sintesi si tratta di consentire ai consiglieri comunali di partecipare e votare “da remoto”. Il cittadino, come me che va ad assistere in presenza (perché è per fortuna ancora consentito) si deve accontentare dell’audio dei consiglieri che si collegano via computer.

Una sensazione negativa. Allora mi sono riproposto di approfondire. La nuova modalità sarebbe consentita da un’appendice al regolamento approvata nel Consiglio comunale del 24 marzo scorso. L’appendice consta di ben otto articoli presentati dal Sindaco in circa di due minuti e mezzo. Interventi zero, dichiarazioni di voto zero. Sono andato allora a leggere il testo dell’appendice intitolata “Disciplina delle sedute in videoconferenza e della registrazione delle funzioni”

All’articolo 2 paragrafo 2 si legge: “2. Le riunioni tradizionali del consiglio comunale e delle commissioni consiliari “in presenza” rappresentano la modalità ordinaria per i lavori del consiglio. In casi di emergenza o altri di motivi di interesse collettivo, può essere utilizzata la modalità “in videoconferenza” previo accordo in sede di conferenza dei capigruppo o da indicazione nella convocazione delle commissioni”.

Dato che il Consiglio comunale non è una commissione, la modalità “in videoconferenza” poteva avvenire “previo accordo in conferenza dei capigruppo”. Ma questa conferenza c’è stata o si è proceduto alla buona tramite telefonate? E se la conferenza c’è stata, è in qualche modo tracciabile? Le telefonate non contano. Quello che conta nella pubblica amministrazione è il “nero su bianco” dell’atto in questione, cioè il verbale della conferenza dei capigruppo..

Intanto c’è da sottolineare che il tutto può essere “in casi di emergenza o altri motivo di interesse collettivo”. Io credo che in apertura di Consiglio sarebbe stato opportuno comunicare a tutti quali fossero questi motivi.

L’impressione che si ricava è quella di un allentamento progressivo delle regole che non sono pure formalità, ma come ci hanno insegnato maestri del diritto come Norberto Bobbio una garanzia per la democrazia.

P.S. Nella seduta di Consiglio nell’ambito del question time ho presentato una domanda sull’incontro in Regione fra l’assessore regionale Monni, un rappresentate ACEA e il Sindaco. Credo meriti un articolo a parte da pubblicare prossimamente.

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2 risposte a Consiglio in modalità mista. Davvero un vantaggio?

  1. Giorgio Cioncoloni scrive:

    Più che un allentamento delle regole sta progressivamente venendo meno la concezione che gli organi amministrativi sono eletti per rendere conto di ciò che fanno agli elettori che hanno il diritto di controllare.
    Invece si sta andando verso la mentalità dei consigli di amministrazione di società private per cui tutto quello che si fa lo si fa secondo le proprie necessità personali.
    Orari delle riunioni, trasparenza nella motivazione delle decisioni, diffusione delle politiche intraprese. Tutto viene finalizzato alla divulgazione interna, tra membri della stessa comunità politica, dimenticandosi completamente di chi questa comunità l’ha supportata con il proprio voto.
    Purtroppo, cosa ancora più grave per chi amministra, sta venendo meno anche il concetto di difesa dell’interesse pubblico a discapito di quello privato.
    Vero è anche che gli elettori non fanno niente per invertire queste tendenze, limitandosi al massimo a non andare a votare.
    Non esiste più un’opinione pubblica pensante e pressante e questo fa stare tranquilli gli amministratori, a tutti i livelli, ma questo sarebbe un dicorso molto lungo e complicato da intraprendere.

  2. Luciano Fiorani scrive:

    Si, anch’io ho la netta sensazione che si viaggi verso un progressivo allentamento delle regole.
    E, ovviamente, non mi trova assolutamente d’accordo.
    Lo si è visto in varie circostanze compresa anche l’interrogazione di Chiusi Futura riguardo all’operatività di Cascina pulita, a le Biffe, che non fu messa all’ordine del giorno del Consiglio ma a cui il sindaco rispose in aula con un sostanziale: “Dateci tempo per controllare”.
    E’ esattamente la continuazione del metodo Scaramelli-Bettollini.

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