Popolazione residente, a che punto siamo

di Paolo Scattoni

Ogni tanto è utile riflettere sull’andamento della popolazione, ad inizio di mandato amministrativo ancora più utile.

Riprendo i dati di gennaio-agosto pubblicati sul sito dell’ISTAT e in parte riportati in figura.

In otto mesi la popolazione di Chiusi è passata dai 8148 di residenti di gennaio a 8129, on una diminuzione di 19. Continua la tendenza negativa.

Il saldo naturale, cioè le nascite meno le morti ci dà meno 50 compensata soltanto dal saldo migratorio positivo (iscritti meno i cancellati all’anagrafe). Il saldo naturale negativo sta ad indicare una popolazione molto anziana.

C’è poi il dato della presenza di residenti stranieri che sono 1154 pari al 14%. Quello della massiccia immigrazione straniera è un fenomeno relativamente recente, diciamo degli ultimi venti anni.

Questi dati pongono alla nuova Amministrazione alcuni interrogativi che poi dovrebbero essere trasformati in politiche e specifiche decisioni.

Il primo interrogativo riguarda le politiche per gli anziani che richiederebbe un rafforzamento dei servizi per questa fascia di persone. Un secondo interrogativo riguarda la presenza di residenti stranieri. Senza questi immigrati la popolazione di Chiusi sarebbe inferiore ai settemila abita, più o meno il numero dei residenti al censimento del 1921!

Degli attuali residenti stranieri circa la metà sono cittadini comunitari che hanno diritto al voto alle amministrative come pure la possibilità di partecipare per la carica di consigliere. Pochissimi lo esercitano, non è certo un buon segnale. Per la prima volta nella storia di Chiusi è stato presentato (da Chiusi Futura) un residente rumeno. La coalizione di di sinistra una cittadina italiana di origini albanesi. Nessuno dei due ha ricevuto le preferenze che ci potevamo aspettare.

Questo sta a dimostrare che c’è ancora da molto da fare per l’integrazione culturale e politica.

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2 risposte a Popolazione residente, a che punto siamo

  1. pscattoni scrive:

    X Enzo Sorbera. Quello che ho pubblicato è semplicemente un aggiornamento di dati che recentemente nessuno si è preso cura di far conoscere. Certo che c’è molto lavoro da fare. Io però ritengo che non si deve far precedere tutta l’analisi alle decisioni, ma il lavoro di approfondimento deve procedere parallelamente ai processi decisionali, lo si fa quando ce n’è bisogno. L’indice di vecchiaia lo si calcola per confronti di altri comuni o della regione o altri contesti. I numeri assoluti già potrebbero essere sufficienti per impostare azioni. Non c’è bisogno di grandi calcoli per capire che la presenza di stranieri è percentualmente superiore a quella nazionale o dei comuni della zona. Così come che fra gli stranieri i cinquecento di rumeni possono suggerire azioni per l’integrazione non più soltanto individuale ma anche di gruppo.

  2. enzo sorbera scrive:

    Sui saldi occorre anche utilizzare alcuni indicatori statistici che possono orientare le politiche pubbliche. Ad es., l’indice di vecchiaia (il rapporto percentuale tra il numero degli ultrassessantacinquenni ed il numero dei giovani fino ai 14 anni) a Chiusi è di 274,5 anziani ogni 100 ragazzi. Altro indice importante è quello relativo al ricambio della popolazione attiva e l’Indice di struttura della popolazione attiva (che mostra il grado di invecchiamento della popolazione lavorativa). Un altro indice che occorre tenere presente – in linea con l’orientamento di attenzione al genere della coalizione che governa – è quello di Carico di figli per donna feconda (rapporto percentuale tra il numero dei bambini fino a 4 anni ed il numero di donne in età feconda (15-49 anni)) che a Chiusi è 16,6 su 100 donne. Quest’indice va corretto con analisi relativa alle quantità di lavoratrici e alla permanenza fuori casa delle donne. Insomma, c’è da lavorare. Abbiamo un progetto di studio in merito che è ancora in fase di avvio, ma che sta prendendo corpo.

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