Ricostruire Chiusi sulle rovine del renzismo

di Paolo Scattoni

Sul fronte della politica locale due le novità di questi ultimi giorni: l’annuncio di Bettollini che non si ricandida e la conseguenza presa d’atto da parte della segretaria PD Cardaioli. Primapagina dal suo torrino probettolliniano sentenzia: “Adesso il Pd non ha più l’alibi Bettollini come scoglio insormontabile, non ha più il nemico Bettollni da battere, è solo e nudo di fronte alle sue macerie e alle sue miserie. Vedremo come ne uscirà”.

C’è da osservare che le macerie sono quelle lasciate da un decennio di amministrazione comunale caratterizzata da un renzismo senza se e senza ma dove Partito e amministrazione hanno coinciso.
Come si volta pagina? Prima di tutto andando a fare un inventario delle “macerie” e affrontare la ricostruzione senza troppe remore e riconoscendo apertamente gli errori.
Partiamo da un tema che ha visto la partecipazione della cittadinanza: la questione ACEA. Non si è mai voluto dire che la strategia sugli impianti di trattamento dei rifiuti, su cui la regione ha competenza esclusiva, è basata sul trasferimento del disagio alle zone periferiche per rifiuti prodotti prevalentemente dall’area metropolitana fiorentina e dai centri urbani più grandi. Allora per ricostruire su questa maceria c’è bisogno di una posizione politica forte prima nel PD che deve essere trasferita nell’Amministrazione.

Sul carbonizzatore fino alle elezioni ACEA non si muoverà. Bisogna essere ben preparati per il dopo. Il PD non può giocare a nascondino. Una presa di posizione è necessaria.
Un’altra maceria al confine con quell’area è il depuratore di bioecologia. L’autorizzazione originaria era sbagliata. La Regione sta ora tentando di correggere ma soltanto formalmente cercando di dare l’Autorizzazione Integrata Ambientale “ora per allora”, con il non trascurabile dettaglio che quell’autorizzazione ora richiederebbe la partecipazione che non c’è stata. Il Comitato ARIA ha presentato un ricorso al TAR e per fortuna, grazie a un crowd funding, si è molto vicini alla cifra necessaria per sostenerlo. Possiamo poi parlare della “maceria” Palapania, dove sono stati sotterrati circa cinque milioni di euro per un’opera non ancora completata di assai dubbia utilità. Su questo blog via via sono state documentate molte altre macerie (Fondazione Orizzonti, convenzione CooperSport per il palazzetto, l’isolamento con i comuni dell’area e altre ancora).

Ora l’opera che spetta al PD è quello di affrontare TEMPESTIVAMENTE tutte queste macerie e proporre soluzioni. Tutto il resto è tatticismo della vecchia politica.

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5 risposte a Ricostruire Chiusi sulle rovine del renzismo

  1. pscattoni scrive:

    X Carlo Sacco. C’è un evidente contrasto nel PD e non solo nel PD. C’è un confronto fra chi prende atto di condizioni mutate e chi invece si attarda su soluzioni antiche. Il tutto condito da una difficoltà per il ricambio più o meno veloce. Non c’è ricambio perchénon c’è formazione alla politica e volontà di militanza.
    Detto questo a me pare che il discrimine sia chiaro, fra chi pensa che la politica debba essere finalizzata alla riduzione delle distanze economiche e sociali e chi pensa che questo aspetto non debba essere il tema principale. Poi ci sono le scelte sui percorsi per conseguire le rispettive finalità.

  2. carlo sacco scrive:

    X Paolo Scattoni.È verissimo quello che affermi nella risposta data a Sepiacci, ma solo per curiosità ti chiedo come definiresti la cura? Detto un po’ sarcasticamente in tempo di vaccinazioni quale sarebbe “il vaccino” che dovrebbero assumere quegli iscritti che strategicamente, contestando il partito a livello nazionale, se ne sono andati pur facendo rimanere il grosso delle loro truppe dentro il PD e condizionandone la vita ed anche le scelte? Sapendo anche che localmente “il virus” è sempre in circolazione ed a quanto pare è la paura di perdere che ha fatto si che il partito si ricompattasse fornendo una immagine di sé tale che non va verso la risoluzione dei problemi ma che invece possa continuare a galleggiare? Alla fine posti davanti al rischio di essere annullati e sopravanzati dagli eventi bisognerebbe scegliere da quale parte stare sia come visione etica, sociale ed organizzativo-operativa, non credi ? Finora, da esterno, ho visto solo che possano riproporsi “galleggiamenti”. Il renzismo ha sì le grandi responsabilità che dici, ma bisognerebbe anche chiarire le posizioni opposte all’interno cosa abbiano prodotto col silenzio, delegandone la rappresentatività alla figura del sindaco che comunque mai ha rifiutato di non assumere. Non credo che si possa andare avanti così, non tanto per lo stesso partito, ma per Chiusi. È forse il materiale umano-politico che manca nell’essenza dentro le persone? Alla fine credo che sia questa la ragione.

  3. pscattoni scrive:

    X Francesco Sepiacci. Il dominio del renzismo nel PD di Chiusi è incontestabile. Per l’ultima elezione del segretario provinciale PD, l’eletto zingarettiano Andrea Valenti prese a Chiusi una quindicina di voti in tutto su più di duecento iscritti. Questo è soltanto uno dei tanti dati che si potrebbero portare.
    Poi al momento della scissione molti sono rimasti nel PD, ma questo arriva dopo 10 anni di egemonia renziana.
    Discutendo dei problemi che ho citato, ma anche di molti altri, si potrà vedere di chi è il merito e il demerito.

  4. carlo sacco scrive:

    Scusa Francesco,non capisco cosa c’entri il PSI,forse volevi dire il PCI.E se cosi come credo tu avessi voluto dire questo,devo comunque notare che la caduta del muro di Berlino ha segnato uno spartiacque nella politica italiana ed internazionale,ma tale spartiacque è stato preso a pretesto cavalcandolo e facendo aprire forzatamente la sinistra a poteri partitici di altra natura che con la fine della prima repubblica non sono davvero morti ma hanno continuato a regnare fino ad oggi, mutandosi nelle vesti nelle quali si erano da sempre presentati ma non nella sostanza.Ma con tutte le discrasie e divergenze dei due schieramenti possiamo dire che è da lì che è partita la dissoluzione dei due blocchi,prima quello legato all’URSS poi quello legato agli Stati Uniti che per forza di cose quest’ultimo ha mostrato carattere di permanenza proprio perchè partecipe dei valori-disvalori in campo occidentale.Il renzismo proviene da questo stato di cose ma è stato accettato da una gran parte del partito del PD ed è oggi-e credo di non sbagliare-una forte parte costitutiva di esso nonostante la divisione che mostra in parlamento e le giravolte degli stessi leaders del PD.Io credo in definitiva che la sostanza sia che il PD è stato penetrabile proprio per la caduta degli ideali che via via si sono affievoliti nella sinistra che ha mostrato la sua permeabilità alla scalata che è stata fatta dal di fuori e non dal di dentro.Ecco il lavoro di Veltroni.

  5. Francesco Sepiacci scrive:

    Io non credo che siano rovine imputabili esclusivamente al Renzismo…
    È un alibi che fa’ comodo a molti del PD locale e che fa’ da sirena, soprattutto, per canalizzare i piccoli partiti satelliti di six
    A certe persone la storia della fine PSI, per mano Veltroniana, dovrebbe avere insegnato qualcosa…forse

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