Perché il confronto è necessario

di Marco Nasorri

Rispondo molto volentieri alla gentile professoressa Rita Fiorini, che mi cita in uno dei suoi ultimi interventi. Apprezzo la passione e il suo impegno politico anche se portato avanti con idee diverse dalle mie. Concordo con Lei che la politica di un tempo era ben altra cosa rispetto a quella attuale. Il confronto non solo tra maggioranza e opposizione era di un altro livello, ma anche all’interno dei partiti la dialettica era più rispettosa e basata su contenuti veri.
Oggi, dovremmo recuperare quello spirito di confronto che i partiti, pur nei profondi contrasti e nelle tante contraddizioni di quel tempo, riuscivano a esprimere nelle istituzioni e nella capacità di rappresentare le istanze della società.
In questo tempo, invece ci troviamo in un vortice di polemiche continue, di scontri infiniti, sempre senza contenuto e senza la concretezza di valori e ideali. Ormai il dialogo anche tra soggetti che appartengono allo stesso schieramento è improntato a dispute tra gruppi, a rivendicazioni personalistiche.
Tutto ciò fa ancora più male se coinvolge soggetti che appartengono alla sinistra. Quanto sta avvenendo in questi giorni a Chiusi è uno schiaffo prima di tutto alla città e in particolare alla storia della sinistra locale, che evidentemente alcuni non conoscono o ne sono distanti. Quando una proposta di confronto è considerata una minaccia, significa che domina la paura e l’autoreferenzialità. Atteggiamenti sempre perdenti che denotano una inconsistenza politica arrivata al limite.
La sinistra ha una lunga tradizione di divisioni ed errori. Anche localmente ha prodotto al suo interno fratture, tuttavia, lo ha sempre fatto dopo discussioni, dopo aver constatato incompatibilità programmatiche e di prospettiva. Non lo ha mai fatto rifiutando il confronto, come sta avvenendo adesso. La sinistra a Chiusi ha avuto tanti limiti, ma è stata anche capace di interpretare cambiamenti importanti; spesso è stata un laboratorio, anticipando processi che poi sono avvenuti a livello nazionale. Pensiamo ai percorsi che hanno portato alle coalizioni di centrosinistra per Chiusi. Basterebbe ritrovare un po’ di coraggio.
A pochi mesi dalle elezioni, in un clima difficile per l’emergenza sanitaria, che ci costringe tutti a rinchiuderci in casa e nelle nostre paure, i partiti dovrebbero assumersi la responsabilità di una forte presa di coscienza per costruire intese e programmi, anche dividersi se si hanno idee differenti. Dovrebbero guardare alla dimensione dei problemi, alle trasformazioni che incidono sulle nostre vite, con l’intento di dare una prospettiva e una guida condivisa al futuro della nostra città. La pandemia obbliga a trovare misure adeguate per contrastare gli effetti immediati dal punto di vista sanitario e di sostegno alle attività lavorative, ma soprattutto comporterà un impegno straordinario per far rimarginare le ferite sociali e recuperare l’impatto pesantissimo che si sta abbattendo sul tessuto economico. Guasti che investono un territorio che presenta debolezze e forse minori opportunità di aree urbane più strutturate.
Mi domando, in questa situazione, quale messaggio stia arrivando alla nostra città. Quale fiducia possa essere trasmessa ai suoi cittadini se domina tanta inconsistenza. Come non vedere che, soprattutto, in questo frangente sarebbe urgente costruire un nuovo progetto politico e programmatico, da realizzarsi attraverso un percorso trasparente e aperto alla società locale. Un percorso finalizzato a discutere prima di contenuti, di priorità e poi di candidature o sull’eventuale modalità per individuarle. Un metodo coerente lineare, dove tutti possono portare il loro contributo, mettendosi a disposizione per una finalità che va oltre se stessi, in cui conta il valore delle idee che vengono proposte, il peso politico dei partiti, la pari dignità di tutti coloro che vi partecipano.
Oggi, più che mai c’è bisogno di dialogo e di tavoli di dibattito per ritrovare la dignità della politica, il valore del coinvolgimento. Se i partiti non sono capaci di fare questo, le forze migliori della società, le energie più attive, i cittadini troveranno un vuoto da riempire. Io e la signora Fiorini, probabilmente, ci troveremo su posizioni diverse, ma è da queste posizioni differenti che avremo reso una grande servizio al futuro della nostra realtà.

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9 risposte a Perché il confronto è necessario

  1. Gisella Zazzaretta scrive:

    Il confronto presuppone l’ascolto e richiede la volontà, sempre che sia possibile, di arrivare ad un accordo fra le parti interessate. Se io e mio marito non ci fossimo confrontati quotidianamente su problemi familiari o di altro genere, la nostra vita coniugale sarebbe stata condotta da uno solo di noi due e l’ altro sarebbe rimasto sempre con la testa abbassata o se ne sarebbe andato via di casa. Confronto vuol dire anche saper accettare che qualcuno ti dica che stai sbagliando perché il confronto è anche costruttivo. Chi evita il confronto o ha paura di dire la verità o non vuole essere contraddetto.
    Nel clima politico attuale, a Chiusi, il confronto e il dibattito politico attuati in modo trasparente , sarà molto difficile che avvengano, almeno per il momento. Infatti, ora l’attenzione è focalizzata sulla titanica impresa di Simona Cardaioli, che tenta di rimettere insieme i cocci di un partito. E, intanto, nessuno risponde alle tante domande c he si pongono le minoranze politiche e i cittadini. A chi giova questa situazione?

  2. pscattoni scrive:

    x Rossella Rosati. Il problema è forse molto meno complicato di quanto si voglia far credere. Il segretario dell’Unione Comunale Simona Cardaioli, come tale, è libera di parlare con chiunque della politica di Chiusi. Ci mancherebbe altro che qualcuno voglia sindacare anche su questo.
    Io credo che poi si debba procedere, il prima possibile a confronti aperti e pubblici con chi voglia confrontarsi.
    Non lo dico io, lo dice il PD nazionale e quello provinciale. Qui può sorgere il problema. Il PD delle segreterie precedenti non era abituato a discutere, ma ad allinearsi alla politica dell’aaministrazione. A Chiusi è il PD è l’unica forza politica che non ha espresso una posizione sulla questione carbonizzatore. Lo faccia subito e poi su questo tema si apra il confronto. Ci sono altre questioni come quella della politica culturale e della fondazione Orizzonti. C’è il problema del Palazzetto e della sua gestione. C’è il problema del trasporto ferroviario e tanto altro ancora. Chi non ne vuole parlare resti a casa oppure se ne faccia una ragione.

  3. ROSSELLA ROSATI scrive:

    Vorrei ricordare un fatto concreto da inserire in una successione di post che vogliono aprirsi ai toni della politica e non della polemica. Il fatto è: vi è un Segretario di sezione che vede impegnata una donna, ingegnere elettronico, che sta sottraendo tempo alla propria quotidianità per cercare di affermare una visione politica aperta e democratica, diretta al pubblico dibattito ed al confronto. Il confronto rappresenta la volontà d’arricchire le proprie identità attraverso l’ascolto degli altri, sulla base del principio che non esiste l’onniscienza o l’onnipotenza. Ho sottolineato, non a caso, la circostanza che sia un ingegnere elettronico, cioè dottore in una disciplina che richiede una metabolizzazione interiore della capacità di confrontarsi di fronte al problem-solving. Una delle caratteristiche necessarie per l’analisi e la risoluzione dei problemi (e di problemi ne trovo sempre evidenziati molti) è l’esigenza di un cambiamento di comportamento qualificabile come l’attitudine di un leader di porsi come modello di riferimento nei confronti di coloro che non hanno ancora raggiunto lo stesso livello di preparazione. Credo che questa sia la sfida più grande che attende l’Ing. Cardaioli, precisando che di carte a suo favore ne ha, ma è costretta a dribblarsi tra l’autoritarismo di un singolo soggetto e una propaganda a suon di fake. Dovremmo, però, riconoscere che la Rogers ballava meglio di Astaire perché lo faceva camminando all’indietro e con i tacchi a spillo.

  4. Gisella Zazzaretta scrive:

    Concordo pienamente con quanto scritto da Marco Nasorri.

  5. Rita Fiorini Vagnetti scrive:

    Forse I tempi stanno veramente cambiando o sono le persone diverse
    Mi trovo probabilmente per la prima volta d’accordo con alcuni rappresentanti di un partito o per meglio dire di un’ideologia lontana dalle mie idee, dai credi che fino ad ora sono stati il motore delle mie scelte. Mi fa inoltre piacere constatare che le mie pur modeste riflessioni hanno dato il la, l’input per una prima forma di dialogo, di confronto tra più persone su linee opposte ma non contrastanti.
    L’obiettivo comune mi sembra di capire è lo stesso.
    Rivedere con occhio lucido la realtà del paese per verificare se ci sono le condizioni per un rinnovamento non solo di persone ma piuttosto di comportamenti, di atteggiamenti, di scelte che da un’attenta verifica non hanno prodotto il bene di Chiusi. Mi viene da pensare: forse sono tematiche difficili e delicate, le cui scelte potrebbero portare alla impopolarità e quindi al non voto o per dire ancora meglio alla non preferenza.
    Non sto a ripetere l’elenco completo dei problemi insoluti. Troppo tedioso per i lettori.
    Per esempio quelli della zona del frigomacello, dell’inceneritore, della zona della fornace.
    ne sento parlare dagli anni del mio trasferimento da Roma a Chiusi
    Siamo negli anni 60-70
    A questo punto dobbiamo solo sperare nel futuro ed eventualmente nelle nuove amministrazioni, sempre con il dovuto rispetto per tutti coloro che si impegnano in un compito non certo facile: la gestione della “res publica”

  6. enzo sorbera scrive:

    dal greco anàstasis = risveglio trasl. resurrezione. Siccome si presuppone che non sia morto nessuno, la sorpresa di una resurrezione dovrebbe essere fuori luogo 🙂

  7. Paolo Scattoni scrive:

    anastasia?

  8. enzo sorbera scrive:

    Le correzioni si fanno se si ha l’umiltà di pensare che le soluzioni che si propongono sono possibilità e non verità rivelate raggiunte una volta e per sempre; se si pensa che una decisione può essere il risultato di uno scambio e non un “così è, se vi pare”. Insomma, la correzione presuppone un atteggiamento di tipo scientifico – in cui ogni soluzione è solo provvisoria e può essere sempre migliorata – e non dogmatico, un atteggiamento di ascolto e di condivisione. Lo scambio Nasorri – Fiorini dovrebbe essere la normalità e non l’eccezione da salutare come un’epifania o peggio, un’anastasìa.

  9. pscattoni scrive:

    Questo confronto fra quanto scritto da Rita Fiorini e la risposta di Marco Nasorri è già di per sé la dimostrazione di quanto affermato dalle due parti. Nel rispetto delle regole di  una discussione civile c’è la possibilità di comunicare. Non è un esercizio inutile. Il confronto permette, magari anche registrando il permanere di un disaccordo, di affinare le proprie convinzioni e per chi ha una responsabilità decisionali a qualsiasi livello una verifica ed evntualmente una correzione di rotta. Questo non è avvenuto a Chiusi negli ultimi anni e i risultati si vedono. Al momento il PD è in ritardo di almeno tre anni nell’esprimere una posizione sull’area dell’ex centro carni alle Biffe, tanto per fare un esempio.

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