Nella giornata mondiale di contrasto alla povertà giusto guardare anche alla nostra realtà

di Paolo Scattoni

Oggi si celebra la Giornata mondiale ONU di contrasto alla povertà. Per l’occasione la Caritas, emanazione della Conferena Episcopale Italiana (CEI) ha pubblicato il suo rapporto annuale sulla povertà in Italia.
Dopo la pandemia Covid-19 i dati già preoccupanti prima, sono ancora più impressionanti.
Analizzando il periodo maggio-settembre del 2019 e confrontandolo con lo stesso periodo del 2020 emerge che da un anno all’altro l’incidenza dei “nuovi poveri” passa dal 31% al 45%: quasi una persona su due che si rivolge alla Caritas lo fa per la prima volta.
Ci sono vari tipi di povertà ma due tengono il centro della scena e si chiamano povertà relativa e povertà  assoluta. La povertà relativa è la fascia di popolazione con i redditi più bassi. Una parte sempre più consistente di questa riguarda la povertà assoluta.
“Sono infatti considerate in povertà assoluta le famiglie e le persone che non possono permettersi le spese minime per condurre una vita accettabile. La soglia di spesa sotto la quale si è assolutamente poveri è definita da ISTAT attraverso il paniere di povertà assoluta”.

Anche Chiusi è investito dall’aggravarsi del fenomeno.
Le organizzazioni di volontariato, soprattutto la Caritas diocesana, svolgono un lavoro importante e massiccio senza il quale probabilmente sarebbe in pericolo a tenuta sociale del nostro comune.
Gli organizzatori sono sempre restii a fornire informazioni su quanto fanno, secondo il principio che la loro opera non sia vista come vanto e rivendicazione di merito.
Io credo che questa sia una preoccupazione eccessiva. Personalmente posso scrivere su due aspetti che vedo dall’esterno. Ambedue riguardano l’utilizzazione del “di più” d ciò che avanza e non è riutilizzato.
La prima attività riguarda distribuzione di indumenti dismessi spesso anche di buona fattura e condizione.

La seconda invece concerne la distribuzione di generi alimentari. Il Banco Alimentare (credo sia questo) che a differenza della Caritas è un’organizzazione laica anche se di ispirazione cristiana, riesce a redistribuire a chi ne ha bisogno prodotti dei supermercati molto prossimi alla scadenza per un rapido consumo.
Forse insieme ad un rapporto nazionale sulla povertà sarebbe opportuno che ce ne fosse anche uno locale.

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3 risposte a Nella giornata mondiale di contrasto alla povertà giusto guardare anche alla nostra realtà

  1. enzo sorbera scrive:

    Non è finta umiltà. E’ un impegno che si concreta in azioni che non si voglion far sapere o vedere: un principio tutto cristiano di “carità magnanima”, secondo la parola di Paolo di Tarso. La dimensione del fenomeno rimane però nascosta: quantificare non è tradire. E’ giusta la richiesta di Paolo (Scattoni, stavolta 🙂 ): avere numeri significa attrezzarsi per potervi far fronte.

  2. pscattoni scrive:

    X Gisella Zazzaretta. Che l’attività svolta dal Banco Alimentare non basti è probabile. Le attività di volontariato dipendono dalla partecipazione.
    Io posso dire di due attività che conosco perché di tanto in tanto le frequento in quanto vicino casa mia. La parrocchia di Chiusi Scalo offre tre volte a settimana un “pranzo comunitario” dove sono coinvolti diversi volontari di tutte le età che collaborano in cucina. Posso immaginare che il cibo venga proprio dal Banco alimentare o iniziative simili. In quelle occasioni si apre una sorta di “finestra” dove chi ha bisogno può attingere. C’è poi una volta a settimana il ritiro di abiti usati offerti alla parrocchia. Di questo so perché c’è un mio familiare che collabora. L’idea che mi sono fatto è che queste attività incidano molto.
    Sulla necessità che ci sia un rapporto annuale sulla povertà locale ho scritto sul post.

  3. Gisella Zazzaretta scrive:

    Un rapporto sulla povertà locale non saprei dove cercarlo. Se qualcuno che mi legge lo sa sarebbe importante lo rendesse noto. Non dare informazioni sul principio che l’opera svolta non sia vista come vanto e rivendicazione di merito è una stupidaggine e una finta umiltà. La gente di Chiusi deve sapere quale è la situazione di povertà nel suo paese. Per contrastarla è necessario lavorare insieme ma, come ho detto più volte, si rimane nel proprio orticello. Ripenso spesso all’attività di “Tavola di René”, alla ricerca continua di supermercati, negozi, bar che ci potessero rifornire di generi alimentari per combattere insieme lo spreco alimentare, perché, a dire il vero, quello che fornisce il Banco Alimentare non basta.

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