L’accesso all’informazione è uno degli argini alle infiltrazioni mafiose

di Paolo Scattoni

Quello che è avvenuto a Chiusi con l’interdittiva alla ditta BMC srl  di Vibo Valentia aggiudicataria dell’appalto per i lavori per Palapania ci deve preoccupare. Non ho memoria di un evento simile nel nostro comune.

Immagino che il provvedimento discenda dall’indagine della Procura di Catanzaro che ha scoperchiato la pentola con misure drastiche incluso l’arresto di più di trecento accusati di collusione con la ndrangheta. È il risultato di un lavoro di anni di un magistrato competente e coraggioso come Nicola Gratteri riuscendo a coordinare ben tremila carabinieri. A lui e ai suoi collaboratori la gratitudine è dovuta.

In questi giorni ci sono prese di posizioni non sempre condivisibili. Sarà anche vero che il Codice degli appalti non è sufficiente a prevenire il fenomeno. Ci sono però realtà che si difendono meglio ed altre invece che vengono toccate.

I cittadini desiderano sapere cosa sia effettivamente avvenuto. In quale fase delle procedure di appalto la legge che pure prevede filtri per prevenire il fenomeno non ha funzionato.

La mia personale convinzione è che si debba partire con la condivisione delle informazioni, quelle normali di ogni giorno, perché poi tanti occhi vedono meglio di pochi.

Talvolta una richiesta di accesso agli atti che non trova risposta nei termini e nelle modalità di legge demotiva la partecipazione dei cittadini, quella partecipazione che può scoraggiare la criminalità a misurarsi con una cittadinanza attiva. Non c’è bisogno di anticipare sentenze. C’è soltanto una semplice e banale richiesta: rendere sempre facilmente accessibile l’informazione sull’attività delle pubbliche amministrazioni. che è un bene comune.

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