Rifugiati: un’altra storia

rifugiatidi Paolo Scattoni

Ho sempre sostenuto che per evitare le tante fakenews sui richiedenti asilo che arrivano con i barconi sarebbe bene farsi raccontare le loro vere storie. Da un paio di anni conosco un immigrato biafrano che è ormai in attesa della decisione della Commissione per il riconoscimento dello status di rifuguato. La decisione è stata presa ed è in arrivo. Vedremo.

Ho seguito il mio amico che è ormai pienamente integrato. Qualcuno mi ha detto che “mi piace vincere facile” perché il personaggio non è comune. Laureato in patria, in due anni ha imparato l’italiano, lavorato in campagna, conseguito il titolo di terza media, ha superato l’esame della Croce verde di Chianciano per l’uso del defibrillatore in operazioni di pronto soccorso, frequentato i corsi sul microcontrollore Arduino ed ha anche insegnato la materia ad altri richiedenti asilo. Queste e molte altre iniziative.

Allora per vedere come si può “vincere difficile” gli ho chiesto di presentarmi un altro richiedente asilo con difficoltà di integrazione.

Così mi ha presentato Isaac (nome di fantasia), anche lui biafrano e che aiuta ad apprendere l’italiano. Isaac, padre muratore, è il settimo di nove figli ha frequentato le scuole a disposizione nel suo villaggio. Infima qualità della scuola è poco più di un analfabeta funzionale. Come nella tradizione del Biafra da ragazzo è molto presto apprendista piastrellista nella ditta di un cognato.

Nel 2016 partecipa ad una dimostrazione non violenta indipendentista nel capoluogo di provincia. Ci va insieme al fratello che muore per i proiettili della polizia. Lui non va neppure ai funerali, perché la polizia fa rastrellamenti di massa. Un altro fratello più grande trova l’equivalente di 150 euro e lo fa arrivare in Libia. Solita organizzazione: viene accompagnato in motocicletta per arrivare in Niger. Poi sempre con la stessa organizzazione con un pickup stracolmo di rifugiati arriva in Libia. Vengono lasciati in un centro di rifugiati. Paga il vitto e l’acqua. Per lavarsi un secchio di 15 litri, non tutti i giorni però. Isaac lavora andando a raccogliere legno in piena campagna. Il legno è materiale ricercato per cucinare.

In otto mesi di lavoro riesce a mettere da parte un centinaio di euro. La traversata ne costa 300 e più. Talvolta però si riesce ad imbarcarsi con meno, una sorte di tariffa di deportazione “last minute”. Il trafficante che organizza fa stringere all’inverosimile e fa entrare anche all’ultimo momento, tanto non è lui a rischiare.

È fortunato e riesce ad arrivare in Italia. Non spiccica parola in italiano e possiede un inglese molto approssimativo. La Commissione respinge la sua richiesta. Il suo ricorso è seguito da un’organizzazione di legali che aiutano i richiedenti asilo. Il mio amico lo aiuta a rispondere alle richieste dei legali.

Isaac ha paura di uscire da solo dal CAS. I tempi dell’integrazione saranno lunghi. Secondo me una strategia è possibile anche per un caso come quello di Isaac. I tanti Isaac possono essere aiutati da subito solo in primo luogo smettendo di propalare le molte fakenews che circondano questi ragazzi.

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5 risposte a Rifugiati: un’altra storia

  1. carlo sacco scrive:

    Condivido al 110% Luca Scaramelli !!

  2. Luca Scaramelli scrive:

    c’è una sola medicina, abituare i nostri figli a leggere, informarsi e imparare a pensare e formarsi un’opinione propria, pensare è faticoso e ormai per molti adulti che hanno perso l’abitudine a farlo è quasi impossibile, ho fiducia che le generazioni future possano innanzitutto ragionare con la propria testa. Un altro problema è aver trasferito tutto il dibattito sui cosiddetti social, dove tra l’altro dietro a una tastiera c’è chi si sente protetto e spara di tutto, comprese offese che hanno rilevanza penale. Io non ho nessun tipo di profilo e non per questo mi sento escluso dal mondo, anzi, credo da questo punto di vista di vivere molto più serenamente. Viva i libri viva la cultura.

  3. Carlo Giulietti scrive:

    Capisco e condivido l’amarezza espressa nel commento precedente a firma Carla Magnoni.
    Salvini & c hanno sdoganato i sentimenti più violenti, alcune di queste persone sarebbero sicuramente disponibili a formare squadracce come quelle fasciste del ventennio per picchiare chi non la pensa come loro e chi è apparentemente diverso da loro. Fortunatamente la repubblica e la democrazia sono più forti e, speriamo presto, questo movimento di odiatori si sgretolerà.
    Riguardo ai racconti, concordo che sarebbe sicuramente interessante conoscere le storie delle tante persone (uomini e donne) in fuga da guerre e povertà estrema. Bisognerebbe trovare il modo per raccoglierle e pubblicarle,
    Chissà se il tuo conoscente, potrebbe farsi carico della raccolta almeno tra coloro che al momento sono ospitati in zona?

  4. pscattoni scrive:

    Non ci dobbiamo scoraggiare. Da qualche giorno ho scoperto il significato del termine trolls https://it.wikipedia.org/wiki/Troll_(Internet) La voce su wikipedia è interessante perché ci racconta che molto spesso agiscono in gruppo per distruggere qualsiasi forma di dialogo e confronto.

  5. Carla Magnoni scrive:

    Ho pubblicato su Facebook una canzone dal titolo “Siamo noi “ che dovrebbe far riflettere sul l’importanza di rimanere umani e capaci di provare pietà….. ho ricevuto una quantità di messaggi di odio, violenti e razzisti da far paura. Tutti con gli stessi argomenti e frasi stereotipate, senza alcun cenno di approfondimento o voglia di capire i problemi del prossimo. Per un po’ mi sono anche impegnata e ho cercato di rispondere poi, sia perché i commenti sono tantissimi (vicino al migliaio) sia perchè mi sono resa conto che è assolutamente inutile, ho smesso. Rimane la profonda amarezza nel vedere manifestato, senza alcun pudore o vergogna, tanto odio per il prossimo e tanto razzismo talmente spudorato da diventare perfino motivo di orgoglio.

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