Bello, il concerto di ier sera in Duomo. Mi aveva attirato soprattutto la giovane età media dei componenti l’orchestra e la difficoltà del brano proposto in avvio.
Ma andiamo con ordine. L’Orchestra di cui stiamo parlando, che ha già suonato anche in altre occasioni in questa zona, è l’Orchestra giovanile del Lincolnshire con strumentisti di età compresa tra i 12 e i 25 anni (qualcuno di loro era veramente “piccino” anche fisicamente). Nel Duomo gremito, i brani attesi erano, nell’ordine, l’Ouverture da Les Francs Juges di Berlioz, il Capriccio Italiano di Tchaikovsky e la – almeno per me – melensa Sinfonia n.2 di Rachmaninov.
Il brano di Berlioz è il classico brano giovanile, ed è quanto rimane di un’opera più vasta che il musicista aveva progettato su un libretto di un suo amico, ma il cui progetto complessivo distrusse o abbandonò per insoddisfazione. Aveva 22 anni. Già qui Berlioz presenta l’uso caratteristico, tutto suo, delle sonorità e dei colori dell’orchestra. Chi le conosce, troverà molti dei temi che saranno presenti poi nella Sinfonia Funebre e Trionfale (in particolare il II movimento) e soprattutto nella Marche au Supplice della Sinfonia Fantastica. Ero molto curioso dell’esecuzione perché Berlioz marca la partitura dell’Allegro con un metronomo di semibreve = 80: roba da paura – sia per la velocità sia per la difficoltà di sostenere in esecuzione un tempo simile -.
Il Maestro direttore ha optato per la versione alternativa con semibreve più lenta (penso sia le versione di MacDonald con semibreve a 69), con un risultato molto buono, che nulla toglie alla magia di questo brano. Quando ho visto apparire un oboe solista ho pensato di aver letto male il programma – che mi indicava chiaramente il Capriccio di Tchakovsky e dove l’oboe solista non c’è (gli oboe previsti dalla partitura sono due, ma nessun solista)-. C’è stato un qui pro quo dovuto al fatto che, all’ingresso, mi avevano dato un programma senza “errata corrige”. Infatti, in realtà, era in programma il Concerto per Oboe e Orchestra di Bellini. Splendido “fuori programma”, di cui devo sottolineare l’ottima esecuzione di un solista davvero eccellente e applauditissimo.
Si arriva quindi a Tchaikovsky. Il brano presentato ha una sua “mitologia” visto che viene presentato come costruito come rielaborazione dei suoni che il Russo avrebbe ascoltato per la strada (dalle fanfare di avvio che ricorderebbero quanto sentito da una caserma vicina a dove alloggiava il musicista, fino all’esposizione dei temi della “Veneranda” e di una tarantella napoletana). In realtà, questo brano, – ch’è nato come una Fantasia, più che come “capriccio” -, fa il verso a (e, secondo me schiatta d’invidia per) la “Fantasia spagnola” di Glinka – che ritengo molto superiore a questo “Caprice” -. Trovo “il verso”, e soprattutto l’invidia, nel richiamo spagnoleggiante che affiora qui e là tra i temi portanti di questo Capriccio. Sicuramente, l’han messo in repertorio per accattivare la simpatia del pubblico (chi è, in Italia, che non conosce la “Veneranda” o non si entusiasma ai ritmi di una tarantella?). Buona l’esecuzione che però non ho apprezzato appieno visto che ero seduto un po’ troppo vicino all’orchestra (a circa due metri dal Direttore: si riesce ad apprezzare le grazie delle violiniste e violoncelliste, ma si ha un’impressione falsata delle sonorità).
Sosta di dieci minuti e poi è partita l’esecuzione della Sinfonia n. 2 di quel Rachmaninov che tante suggestioni e suggerimenti darà alla musica da film (se non ricordo male, è un’opera del 1906-1908). Nel secondo movimento attendevo i violini che, dopo una lunga pausa di parecchie battute, sono chiamati a tre note (davvero, solo tre note) seguite da una pausa altrettanto lunga e un pianissimo conclusivo che richiedono una perizia notevole. Segno di una maturità espressiva e di un lavoro sicuramente profondo, le tre note sono state suonate perfettamente e il pianissimo è stato davvero eccellente. Molto buona l’esecuzione in generale, anche nei forte e fortissimo (ma che, da bravo ammiratore di Debussy, Cage e Henze, mi intrigano di meno rispetto ai piano e ai pianissimo) dei movimenti finali.
Pubblico numeroso, e, dopo (e nonostante) Rachmaninov, sveglio: segno che sarebbe opportuno aumentare queste iniziative concertistiche, magari anche senza dover scrutare gli Orizzonti.
Si Anna, un indirizzo come quello che suggerisci avrebbe molti pro e pochissimi contro (qualcuno ce ne sarà). Chiusi, importante nodo logistico, sarebbe un arrivo naturale per decine di giovani dall’Italia e dal mondo: una “chiave” di lettura anche per individuare una possibile vocazione per il nostro territorio. “Farlo” è più semplice di quanto si pensi, “volerlo fare” sembra invece terribilmente difficile.
Non sono una specialista ma il concerto dell’orchestra giovanile del Lincolnshire mì è sembrata un’anteprima di Orizzonti in grande stile e forse anche l’indicazione di una strada.
Non so quanto sia costato il concerto, ci sono state anche sponsorizzazioni importanti, ma rispetto alla complessità e all’alto livello della serata, credo che la spesa sia stata piuttosto contenuta visto che i “maestri” dell’ochestra hanno suonato praticamente gratis.
Inserirsi in circuiti che permettano a giovani allievi di scuole musicali di esibirsi consentirebbe di avere numerosi spettacoli di questo tipo a prezzi accettabili anche in tempi di tagli e ai giovani talenti di fare esperienza.
Qualcuno l’aveva proposto al nostro Comune.
Come è andata finire?
La musica è intrigante perché ti fa … fare come ti pare. Se ho voglia di rockare un brano vaudeville, basta solo che sappia come fare et voila, les jeux sont faits 🙂 Quanto ai giovani, più che “da imparare”, hanno “da evitare” le tentazioni: son bravi e possono dimostrarlo (basta che ne abbiano la voglia e lo spazio – penso all’orchestra dell’altra sera, ma soprattutto alla nostra Young Band della scuola media: si dimostra che la fiducia che accordiamo viene ripagata. Se c’è una cosa che invidio allo Zullo è la sua possibilità di “giocare” con questi ragazzi e togliersi parecchie soddisfazioni). Certo che donne come la Popovic… ma ce ne sono, e tante.
Speriamo di vederci a… Parrano – c’è un bel gruppo, sabato.
Vincenzo Sorbera ne sa troppe. Impossibile competere. Io volevo solo segnalare due eventi buoni come qualità e “di massa” come partecpazione. Tutto qui. Forse la Popovic non avrà avuto una gran voglia di suonare, ma ha suonato per due ore filate e secondo me con discreti risultati. Quante donne al mondo suonano la chitarra come lei? Anche l’anno scorso qualcuno ebbe da ridire sulla sua versione di un brano di Hendrix, forse fa apposta a suonarli con tonalità diverse… Sarà il suo stile. Una sua chiave di lettura dei brani del mancino di Seattle. E comunque rimanendo in tema rock-blues vale la pena una puntatina anche a Ponticelli (sì, si’, Ponticelli, non Woodstock) per Rock for Life che comincia domani e dura fino a domenica e poi il 1 agosto a Città della Pieve c’è la band originale di Janis Joplin… Quando la rossa cominciò a cantare loro erano già famosi… Credo che sia un appuntamento da non perdere, almeno per chi arriva da quegli anni lì (e i giovani hanno tutto da imparare).
Allora sono stato fortunato: uno strumentista che “non ha voglia” è meglio lasciarlo perdere, ti fa andare in bestia.
Scusate, mi è partito il colpo.. Volevo aggiungere che non è che l’uso dell’elettronica sia un male di per sé ma apprezzo molto di più il coinvolgimento del corpo con lo strumento: uno degli aspetti più importanti dell’esecuzione musicale è la fatica fisica cui ti obbliga. Se hai avuto modo di notare l’oboista solo che ha suonato domenica, faceva uno sforzo terribile anche fisico, oltre che di concentrazione “nervosa”. Il fiatone con cui doveva fare i conti, oltre che col gesto tecnico di suonare, è quanto di più apprezzo nella musica unplugged (classica o altro che sia).
Caro Marco Lorenzoni, anche a me piacciono rock e blues. Di più quest’ultimo, visto che gruppi come Muse o Anthrax, gli aderenti a Nu metal o i gruppi gothic tipo Lacuna Coil, per non dire del synth rock – pensa all’ultimo “ritrovato” Hatsune Miku -, fanno troppo uso di elettronica per i miei gusti :-)) -.
Resto sempre un aficionado del pop, visto che sono cresciuto con King Crimson, Chicago, Elp, Tangerine Dream, Popol Vuh con qualche puntata su Led Zeppelin, Black Sabbath e Deep Purple.
Ho perso il concerto della Ana Popovic per distrazione: ho saltato il giorno per dimenticanza, e sì che l’apprezzo molto. Dopo averla incrociata in Olanda qualche anno fa, mi sarebbe piaciuto molto constatare che progressi ha fatto. Di sicuro sarà stata gigantesca.
Mi sono emozionato a sentire quel ragazzino destreggiarsi con tanta naturalezza e maestria sull’oboe durante il brano di Bellini. Concordo sul fatto che si dovrebbe tentare di sviluppare più momenti musicali di questo tipo.
Finardi me lo sono perso.
Su Ana Popovic non sono daccordo. Il concerto è stato molto scadente. Conosco lei da un pò di anni ma l’altra sera non aveva proprio voglia di suonare. Poi su un pezzo blues epocale come Riviera Paradise di Stevie Ray Vaughan ha proprio sbagliato tonalità della chitarra. Consiglio vivamente a tutti di non perdersi Randy Hansen venerdi sera a Tuoro. Colui che ha votato la carriera e le sue capacità con la chitarra ai brani di Jimi Hendrix. Ci torno apposta da Bologna
Bel concerto. Anche se non sono un intenditore del genere come l’amico Sorbera. Nel mio piccolo apprezzo la musica classica, ma preferisco – soprattutto d’estate – il Blues e il rock e devo dire che tra giovedì e sabato ho assistito a due concerti di ottimo livello: Ana Popovic a San Feliciano e Eugenio Finardi a Castiglione del Lago… Entrambi nel cartellone di Trasimeno Blues: almeno 2 mila persone al primo e qualcosa di più, probabilmente, al secondo… Numeri che fanno riflettere se guardiamo agli eventi di Chiusi e al budget della manifestazione che svolge intorno al lago umbro…