L’orario del Consiglio? Soltanto il primo passo per partecipazione e trasparenza

di Giorgio Cioncoloni


Alla base della questione relativa all’orario di convocazione del consiglio comunale, come di altre questioni, anche più importanti, ci sta una concezione del ruolo di amministratore che sembra, almeno fino ad oggi, non essere cambiata. Non solo ma probabilmente ci sta anche una diversa concezione del modo in cui si pensa che i cittadini vogliano essere amministrati.

L’argomento avrebbe bisogno di un ampio dibattito trasversale, di cui il blog potrebbe essere un valido strumento se venisse superata la reticenza di una parte ad intervenire perché si sente aggredita ogni volta che ciò accade. Molto sinteticamente cercherò di chiarire quale sia la concezione alla quale mi riferisco.

Chi ha governato in questi anni lo ha fatto seguendo il principio: “noi siamo stati eletti perché la maggioranza dei cittadini si è fidata di noi e del nostro programma e quindi ci sentiamo in diritto di amministrare senza preoccuparci di rendere visibile il modo in cui lo facciamo”. Attuare percorsi partecipativi spesso viene ritenuta una perdita di tempo che serve solo a rallentare il percorso realizzativo.

Ecco che alla “partecipazi one” viene preferita la “comunicazione” solo per mettere al corrente i cittadini di ciò che di buono è stato fatto, tralasciando chiaramente ciò che non è stato fatto o è stato fatto meno bene. Qui si innescherebbe un’altra questione, da rimandare ad un altro dibattito, e cioè quella della differenza tra “comunicazione” e “propaganda”. Questo modo di concepire il ruolo viene supportato poi dalla convinzione che i cittadini vogliono essere amministrati così perché quando vengono chiamati non rispondono o rispondono in pochi o perché qualcuno dice pubblicamente che si fida degli amministratori e quindi non accetta che questi vengano in qualche modo messi in discussione.

Io, e l’ho detto in più occasioni, penso che credersi autosufficienti non porti sempre a risultati positivi. Risultati positivi che, al contrario, nascono sempre dall’umiltà di mettersi in discussione e quindi di ricercare continuamente il confronto, salvo poi assumersi le proprie responsabilità nella scelta delle decisioni da prendere. La trasparenza e la partecipazione preventiva ai processi decisionali fa parte sostanziale della ricerca del confronto perché mette i cittadini in condizione di partecipare attivamente, di dare il loro contributo e di capire il percorso attraverso il quale si giunge alla decisione; quindi di maturare un giudizio obiettivo basato su ciò che vedono e non su ciò che viene loro detto. Chiaramente se questo metodo non viene coltivato, perché non si ritiene valido o perché si teme, allora i cittadini perdono l’abitudine ed ecco perché quando vengono chiamati rispondono in pochi. Il consiglio comunale convocato alle 21, ora nella quale la maggior parte dei cittadini è libera, fa parte di questo percorso di trasparenza e di coinvolgimento che non si vuole attuare.

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2 risposte a L’orario del Consiglio? Soltanto il primo passo per partecipazione e trasparenza

  1. pmicciche scrive:

    Due elementi sfusi da mettere sul tavolo:
    1) L’attuale Maggioranza ha puntato molto in campagna elettorale su “trasparenza” e “partecipazione”. Un conto è quindi ritenere che chi governa debba rendere conto alla fine del mandato e, tutt’al più, informare via via dell’operato; posizione che non condivido ma pur sempre legittima. Un conto è affermarlo con decisione in Campagna elettorale. In quest’ultimo caso ora è altrettanto legittimo chiedere che venga applicato quanto promesso. L’Opposizione – scusate ma il termine quantitativo “Minoranza” mi sa di arrendevolezza – dovrà pretendere l’applicazione dello Statuto Comunale e dovrà usare tutti gli strumenti a sua disposizione, inclusa la possibilità di convocare appositi Consigli comunali su temi specifici; per esempio quello della “pubblicità” delle sedute del Consiglio comunale stesso attraverso le nuove tecnologie.
    2) I processi decisionali complessi posso rallentare l’azione di governo. Questo è uno dei grandi problemi di oggi, visto che la realtà si muove ad un ritmo molto più alto che in passato e quindi si deve reagire in un “timing” preciso. Per poter essere più rapidi nelle decisioni ci vuole una Società civile presente ed informata che segua parallelamente il percorso di chi governa. Siamo sicuri che i nostri concittadini sentano così pressante il bisogno di trasparenza e partecipazione? Se non lo sentono è compito di chi ritiene questo elemento imprescindibile, favorire la nascita di questo bisogno e, soprattutto, canalizzarlo in modalità operative che non scoraggino il cittadino con eccessive ridondanze, essendo tempo ed energie di ciascuno limitate.

  2. pscattoni scrive:

    Partecipazione e trasparenza sono criteri fondanti della legge regionale per il governo del territorio. Ma possibile che si debba continuare a far finta che certi impegni non esistano? Nel mio lavoro di ricerca cerco di dimostrare che trasparenza e partecipazione non siano soltanto una condizione di civiltà, ma anche di maggiore efficacia.
    Il vero problema è che non si è abituati ad essere messi in discussione. Ieri ero in comune è passato Giorgio (Cioncoloni) e ho assistito a una conversazione fra due anziani (più di me). Il primo dice: “è quello di quell’altra lista. Hanno preso parecchi voti” e l’altro: “Si, ma un basteno”. Allora per molti non è successo niente. Se però poi “basteno” chi dovremo andare a cercare.

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