Il dibattito sul PD latita anche alla festa del PD

scararenzibetdi Paolo Scattoni

La festa del PD a Chiusi è stata un’occasione perduta. Per un partito in crisi profonda sarebbe necessario, e non da ora, riflettere su questa crisi, se è possibile recuperare e come impostare una strategia per farlo.. Invece nelle due serate “politiche” si è voluto ancora ripiegare nel “ma come siamo bravi”. Invece la riflessione latita da tanto, almeno dai tempi del referendum costituzionale, più di un anno e mezzo. La strategia del pervicace silenzio sembra la medicina offerta.

A Chiusi la sofferenza è ancora maggiore perché la pronta adesione al renzismo di Scaramelli e collaboratori ha fatto illudere di poter approfittare dell’onda lunga di un governo che, per chi avesse voluto vederla, denunciava una totale inconsistenza che ha portato il PD all’attuale situazione.

Un quotidiano locale online ci descrive l’attuale sindaco come un ciclista che nel tentativo di ricollocarsi avrebbe riscoperto i valori della sinistra. Ma quando mai? Quei valori debbono essere riscoperti in un lavoro collettivo che parta dal dal riconoscimento del fallimento con la sostituzione di chi in questi anni ha assunto ruoli di responsabilità. I contenuti da discutere ce ne sarebbero molti. Il primo e, a mio modestissimo avviso, è quello su come affrontare la progressiva marginalizzazione di aree come la nistra. È un tema che trova sponsa su elaborazioni generali di livello come quello dell’ex ministro Fabrizio Barca ed in parte anche dell’ex primo Ministro Enrico Letta (quello che doveva rimanere sereno).. Occorre studiare e maturare contenuti facendo riferimento a quello che dobbiamo affrontare tutti i giorni nelle nostre zone. L’era della selfitudine è finita. Occorre un ritorno alla politica vera approfittando degli strumenti che la riviluzione in corso ci mette a disposizione.

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7 risposte a Il dibattito sul PD latita anche alla festa del PD

  1. enzo sorbera scrive:

    Come tutti i partiti di massa, anche il PD ha fatto la sua evoluzione verso una dimensione di notabilato: tanto centro e quasi niente periferia, se non come cartello elettorale (si pensi alla logica che ha selezionato Cofferati – di Cremona – a sindaco di Bologna: un colpo mediatico ma avulso dal territorio). Si è inoltre troppo spesso scambiato il mezzo – i social, i selfies, e tanto altro – per il fine, facendosi intrappolare nella logica “neutra” del medium e rimanerne invischiati. La ripartenza, ormai, non può avvenire solo con uno sforzo nominalistico – dichiararsi “di sinistra” (con evidente contraddizione: se lo sei ora, fino ad ora che cos’eri?) -, ma appunto mediante l’individuazione di percorsi e pratiche che riportino al centro i diritti come tali e non come concessioni, ad es., ovvero ripensino e ridisegnino i legami con/di territorio in difesa della sua specificità (altro che fusioni e amenità similari). Insomma, ripartire dalle persone che abitano i territori e non dalla “gente” o dai “turisti”. Può sembrare un piccolo passo, ma ogni lungo viaggio comincia con un primo passo.

  2. Paolo Scattoni scrive:

    Carlo lascia stare, come al solito hai sbagliato blog. Questa tua insistenza purtroppo sta diventando patetica.

  3. carlo sacco scrive:

    La tematica delle coesione territoriale e delle aree interne? Ma che stai dicendo? Ma se è stato scientificamente prodotto l’annullamento decisionale con l’eliminazione delle sezioni e dei circoli,dove prima bene o male si discuteva e ci si incazzava ma che nello stesso tempo i militanti erano informati sulla realtà, ed il volere decisionale del partito si è concentrato sull’accentramento delle segreterie che hanno deciso per tutti e nel marasma provocato era logico che la base avesse problemi di reazione per debolezza cognitiva, volontà politica ed organizzativa che venivano giocoforza a mancare, tu mi dici che sia necessario studiare? Ma studiare cosa? Forse studiare la psicologia politica di chi ha svenduto un patrimonio abbassando le orecchie e vedendoselo portare via stando in silenzio senza reagire perchè in combutta speranzosa di avere il lesso da chi a livello centrale aveva capito come doveva essere condotto il giuoco in perfetto stile democristiano, facendo passare istanze che a menti avvezze a ragionare di politica seria non sarebbe mai passato per la testa.E tu mi dici che occorra ripartire dalla coesione territoriale delle aree interne studiando ? Lo studio è sempre sostanza e senza di quello non si va lontano, ma quando lo studio si poggia sull’analisi di fenomeni prodotti appositamente per incanalare consensi su politiche estranee alle classi che si dice di rappresentare,si dura poco.Anzi,si è durato anche troppo.

  4. Paolo Scattoni scrive:

    Continuo a pensare che si debba partire dal locale. Perché Carlo (Sacco) non rispode a quanto proposto? Ho fatto l’esempio del tema della coesione territoriale e delle aree interne. Possiamo offrire un riscontro locale a un tema sviluppato quasi esclusivamente nel campo della sinistra, soprattutto nel PD, come quello della coesione territoriale e delle aree interne. Nella discussione si preferisce ignorare. Studiare è faticoso, lo so.

  5. carlo sacco scrive:

    La”generalizzazione” che tu dici di non comprendere è il fatto che quella base che tu ti ingegneresti a sollecitare,ormai è stata abituata così,a non fornire nessuna istanza,a non rappresentare nessun filtro,a non rappresentare un bel nulla e tu mi dici che non comprendi questo perchè queste sono generalizzazioni? Ma vorresti interloquire con aggregati di persone che hanno accettato il renzismo a naso perchè avevano odorato che si stava formando un partito fatto sullo stampino di una nuova democrazia cristiana?Se questa per te è una generalizzazione allora rispondimi sui motivi per i quali il partito oggi sia di Renzi a maggioranza numerica e politica,e che venga difeso con le unghie e con i denti tutto questo anche a costo di dilaniare ancora il partito.Mi dici perchè- e questa è una cosa che non mi và giù anche se non sono del PD e non l’ho mai votato- come mai si è accettato di fare le primarie facendo votare cani e porci ed è sembrato questo agli iscritti una cosa normale? Hanno dichiarato che un partito di massa doveva essere aperto alla società.Ma dimmi la verità quel’è stata la prima cosa che hai pensato di fronte ad una iniziativa tale ed una risposta che non c’è stata da parte della base su tale argomento che ha permesso a Renzi di vincere dentro al partito e che ancor oggi è la parte più cospiqua che del partito PD si è impossessata? Rispondimi su questo poi forse vedrai che le generalizzazioni acquisteranno più consistenza.

  6. pscattoni scrive:

    Non capisco le generalizzazioni. Quello che propongo è iniziare da subito una discussione nel PD locale, ma aperta chiunque vogia partecipare, per dare una risposta a questo momento critico. Ho citato un tema sul quale il PD è sicuramente i, partito che più ha detto e proposto. La coesione territoria e la tematica delle aree interne ci coinvolge direttamente. Su questo tema si possono fornire elementi utili per il congresso.

  7. carlo sacco scrive:

    Vorrei spingerti a riflettere però sulle ragioni di quello che tu definisci ”il pervicace silenzio”e se questo non faccia parte di una ormai desueta strategia politica,ben applicata nelle file di un partito ed anche di un sindacato a quel partito contiguo.Certe istanze o certi comportamenti non hanno bisogno di essere messi in discussione,analizzate o criticate in senso positivo o negativo,per il semplice fatto che le riflessioni che hai fatto non riguardano una base attiva bensì una base passiva alla quale è stato insegnato nei decenni che si sono succeduti,che fosse stato il vertice che distribuiva alla base indirizzi e comportamenti da avere e strade da percorrere e che questa-essendo il suo maggior partito rappresentante stabilmente al governo-disponeva i benefici e le provvidenze per i propri votanti dai quali aveva un cieco consenso,anche con il contributo di altre parti della società,che per definizione non facevano politica,ma che in effetti di politica ne facevano in modo efficacissimo. Ecco,questa mia visione ritengo che possa comprendere l’attualità di come sia ridotta ed a quali istanze primordiali ed acritiche possa obbedire una estesa base politica di milioni di persone.In pratica ed in soldoni è la trasformazione in parte genetica di una base penetrata da istanze estranee alla sua natura ed oggi si sconta tale immobilismo culturale accettando tutto e sperando che i benefici arrivino comunque,anche essendo silenti.

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