Romanini: il carbonizzatore potrebbe essere soltanto il primo degli impianti di ACEA alle Biffe

impianto-carbonizzatoredi Romano Romanini

Premetto a scanso di fraintendimenti in buona e cattiva fede che quello che sto per dire rappresenta esclusivamente il mio pensiero. Pur aderendo al Comitato sul Carbonizzatore nessuno è autorizzato a ritenere che ciò che segue sia la posizione del Comitato.

Non sono minimamente interessato agli aspetti tecnici della questione perché lo ritengo fuorviante. Ciò non significa che ambiente e salute debbano essere ignorati, significa solo che il giudizio e la decisione non possono in alcun modo dipendere da questi elementi. E’ evidente che l’impianto avrà un impatto sull’ambiente (non esiste impianto che non l’abbia) così come è altrettanto evidente che l’impianto dovrà essere a norma. L’approfondimento tecnico potrà solo dirci quali sono le sostanze che verranno rilasciate e in quale misura si avvicineranno ai limiti di legge. Ovviamente non superandoli, perché altrimenti non sarebbe più a norma.

Fino ad ora quel poco di dibattito che c’è stato ha riguardato solo ed esclusivamente la realizzazione del carbonizzatore di cui tutti dichiarano di non saperne nulla ma che, alcuni assicurano confortati dalla scienza, non “puzzerà”.

E’ invece rimasta ai margini la questione centrale: la probabilità che Acea Ambiente realizzi un polo industriale con più impianti per il trattamento di rifiuti e dei loro scarti. Che la probabilità esista lo dicono due fatti incontrovertibili: le dichiarazioni ufficiali di Acea Ambiente (cfr. Documento di offerta per l’acquisto del terreno) e la dimensione dell’area, tanto grande da permettere la costruzione di almeno 3 impianti, ciascuno da 10.000 mq coperti.

Si è detto che questa è solo un’ipotesi, che non c’è nulla di certo e che, comunque, se dovesse essere, si vigilerà perché tutto sia a norma (ancora la norma). Ciò che non condivido è questo rassicurante rinvio a tempi futuri, perché se è vero (e lo è) che ancora non c’è nulla di certo è altrettanto vero che ci sono fatti assolutamente rilevanti che rendono probabile lo scenario.

 Ma davvero possiamo pensare che un’azienda delle dimensioni di Acea faccia un investimento da 2,8 mln di € per comprare un’area grande almeno 4 volte quella necessaria al carbonizzatore per poi realizzare solo quello? Nella mia esperienza trentennale nel settore immobiliare ho avuto spesso occasione di incontrare aziende di dimensioni analoghe ad Acea o anche superiori e mai, dico mai, ho trovato casi in cui siano stati decisi investimenti dicendo “intanto si fa questo poi si vedrà”. Viceversa ho sempre trovato piani industriali con dettagliatissimi “business plan”, in cui costi, ricavi, finanziamenti, tempi di ritorno dell’investimento sono analizzati maniacalmente. Quindi è più che ragionevole l’ipotesi che, nell’arco di alcuni anni, Acea Ambiente possa realizzare a Chiusi un polo industriale che tratterà rifiuti o i residui della loro lavorazione. Questo è lo scenario su cui la collettività deve ragionare e decidere con la consapevolezza che poi non si potrà tornare indietro.

Senza allarmismi, semplicemente ragionare se per il nostro territorio volgiamo questo futuro. Nessun allarmismo perché, ovviamente, ciascuno degli impianti sarà a norma, anche se sarà veramente arduo stabilire quale potrà essere il loro effetto cumulato sull’ambiente e la salute delle persone. Già oggi sul nostro territorio ci sono tre industrie insalubri di prima classe, quale effetto produrrà sull’ambiente e le persone aggiungere altre industrie che lavorano rifiuti? Credo che di risposte certe ne arriveranno poche e che andrebbe applicato il “principio di precauzione” che, in caso di incertezza, dice di non farne di nulla.

Ma c’è un altro tema centrale che aspetta risposte: l’economia del territorio. Quali sono oggi i settori trainanti della nostra economia? Esiste una relazione tra loro e il settore dei rifiuti? Quali saranno i benefici e quali invece le penalizzazioni? Saranno maggiori i primi o i secondi? Già sappiamo che le ricadute occupazionali saranno limitatissime e dunque: quali sono i vantaggi per il territorio? In cambio di cosa la collettività dovrebbe accettarlo?

Fino ad oggi l’Amministrazione ha ignorato ogni sollecitazione con sicumera autoreferenziale, da oggi, dopo la caduta delle ultime roccaforti toscane, Siena in testa, nulla sarà come prima. A cominciare dal rendere conto ai cittadini delle scelte fatte.

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7 risposte a Romanini: il carbonizzatore potrebbe essere soltanto il primo degli impianti di ACEA alle Biffe

  1. Luca Scaramelli scrive:

    No. Quel documento se non accompagnato da atti concreti è un semplice documento politico che fra tre anni, quando ci sarà un’altra amministrazione e Acea forse non si sarà ancora insediata nell’area, non varrà più niente. Lo capisce anche un bambino che quel documento serviva semplicemente a tentare di arginare l’opinione pubblica sulla vicenda, la dimostrazione di ciò è il fatto che sia stato convocato un consiglio comunale urgente senza nessuna delle motivazioni di urgenza riportate dal regolamento del consiglio comunale stesso.

  2. Romano Romanini scrive:

    Marco scrive”(…) ci saranno i depositi, l’impianto per l’impacchettamento del biochar, forse un comparto per la commercializzazione, poi uffici e altre pertinenze(…)”. A Piombino per un impianto di carbonizzazione da circa 70.000 ton/anno (stessa tecnologia e brevetto Ingelia) l’area totale impegnata (compresi anche i parcheggi) è di circa 2,3 ha. Acea ha acquistato 8,2 ha. quindi se ne può dedurre che ha speso 2,8 mln di € per acquistare un area circa 4 volte più grande di quello che servirebbe per costruire il carbonizzatore, e magari lasciare i rimanenti 6 ha a parco ecologico? Ovviamente ognuno è libero di pensare ma questi sono i fatti. Quanto poi alle dichiarazioni del Sindaco circa l’interpretazione autentica delle intenzioni di ACEA le ritengo assolutamente irrilevanti . A dire cosa vuole fare ACEA deve dirlo ACEA. E per ora ACEA ha scritto che, ferme restando le verifiche tecniche ed economiche, ha intenzione di realizzare anche altri due impianti: uno dei quali tratterà i rifiuti dei fumi dei suoi inceneritori.

  3. Carlo sacco scrive:

    X Marco Lorenzoni. Quindi tu mi pare di capire che considereresti una cosa inutile pensare ad una variante del Prg perché c’e già nero su bianco proveniente dal Consiglio Comunale. Allora perché c’è gente che nutre tutti questi dubbi? Malizia politica? Disinformazione? Perché ci si è trovati davanti al fatto compiuto o mi sbaglio? No, dimmelo te perché mi potrei anche sbagliare.Poi mille persone sono tutti dei visionari ?Sei tu che dici che gli spazi rimanenti potranno essere adibiti a depositi e strutture tecniche e logistiche, ma chi te l’ha detto questo ? Lo pensi te forse. Ma l’hai capito o no che io come cittadino non mi fido anche se il partito a cui do’ più fiducia abbia votato insieme alla maggioranza? Forse sono io ad essere disinformato ma di sicuro so’ che in queste faccende una volta che per caso si manifestino condizioni di inquinamento, delle risoluzioni del Consiglio Comunale che fra l’altro mi sembra che abbia già introitato i soldi della cessione,poi non si torna indietro,anche se le disposizioni esistono ed a termini di legge fissano i parametri.Anche a Taranto che non è sulla Luna ci sono i parametri ma l’Ilva continua ad inquinare, e la gente a morire di tumore.Ed allora come la mettiamo? Qual’e’ la scelta è quali sono le priorità?

  4. marco lorenzoni scrive:

    Carlo, secondo te l’atto di indirizzo o di governo, approvato dal Consiglio Comunale di recente con il voto favorevole della maggioranza e dei 5 Stelle, che preclude la possibilità di insediare nell’area ex centro carni inceneritori, termovalorizzatori, discariche e aziende insalubri con emissioni nocive, è carta straccia? Fino a prova contraria è atto amministrativo che fissa dei paletti. E riguarda proprio ed esclusivamente l’area oggetto dell’acquisto da parte di Acea Ambiente. Se non valgono più nemmeno gli atti votati e approvati, che si fanno a fare le elezioni e le sedute del consiglio Comunale? Certo l’area acquistata è ampia, più ampia di quella che serve per il carbonizzatore, poi però accanto a quello ci sarà il depuratore ex Bioecologia, rilevato anche quello da Acea, ci saranno i depositi, l’impianto per l’impacchettamento del biochar, forse un comparto per la commercializzazione, poi uffici e altre pertinenze, forse locale da adibire a centro di ricerca e di studio (ne parla l’atto de Comune)… Insomma il dubbio cui accenna Romano è legittimo, ma non è detto che Acea abbia in mente di realizzare un “polo di trattamento rifiuti”. E’ bene tenerlo presente e vigilare, ma finora, l’unico cenno in tal senso è un passaggio della relazione Acea, che in Consiglio Comunale è stato spiegato dalla giunta come una “informativa sulle attività di Acea”. E forse i paletti fissati di recente dall’atto di governo il campo di azione lo restringono alquanto. No?

  5. carlo sacco scrive:

    L’interrogativo che pone Luciano Fiorani penso che possa essere il più plausibile ed il più doveroso da porsi.Il problema è soprattutto quello di poter vivere in un mondo che non abbia bisogno di produrre nè scarti di lavorazione,nè prodotti chimici,nè fumi e relativi odori e nè d’impestare l’atmosfera,ma che sia avviato alla produzione di beni e servizi tenendo presente la salute umana che certi processi industriali hanno reso più fragile.A tal proposito faccio una lapalissiana constatazione riferendomi alla terra vista dallo spazio che spinge a pensare che quel globo lucente nello spazio nero del cosmo non sia stata creato per sopportare il peso dei processi di industrializzazione effettuati con finalità di profitto che sono sempre stati creati per produrre,vendere ed ancora produrre: sì, inequivocabilmente parlo dei limiti di questo sviluppo.Ed allora su tale traccia non occorre dire sì a tutto quello che ci venga presentato anche se esistono vincoli doverosi alla sicurezza messi dalla legge.Tali vincoli-l’abbiamo visto per esperienza storica-molte volte producono tragedie perchè non rispettati dagli uomini stessi che in tali vincoli di sicurezza hanno creduto.I nomi?: Icmesa,Exxon Valdez,Chernobyl,Bhopal,Golfo del Messico,Delta del Niger per ricordarne i più grandi.Io credo che pensare a piazzare paletti nei regolamenti che possano escludere che la vita della nostra gente possa essere deturpata in futuro debba essere un dovere.

  6. luciano fiorani scrive:

    La questione decisiva, almeno secondo me, resta quella richiamata in questo articolo: abbiamo bisogno, ci conviene, avere un polo di trattamento rifiuti in questa zona? Tutti i soldi che i comuni della zona hanno speso per valorizzare il territorio e promuovere il turismo (nelle sue varie forme e tipologie) sono compatibili con quello che vuol fare Acea?
    E soprattutto: in che posto vogliamo vivere e che posto lasciamo alle generazioni future?

  7. carlo sacco scrive:

    Nei giorni scorsi ho letto la tua riflessione relativa al fatto dell’intervento della possibilità della variante al Prg che credo sarebbe come un togliere l’acqua ai pesci che adesso pesci non sono e nemmeno avanotti ma che le uova seminate con il contratto probabilmente faranno nascere. Quali possibilità ci sono che il Comune possa scegliere tale strada e cosa comporterebbe tale scelta nel caso s’imponesse, spinta dal comitato, spinta dai cittadini e spinta anche da maggioranza ed opposizione ? Non sarebbe-e l’ho già scritto- un segno di apertura verso il bene comune e la sua salvaguardia l’eliminazione delle possibilità che in quell’area si insediassero industrie nocive? Una semplice decisione di un Consiglio comunale e la relativa grancassa che ne è seguita sono promesse serie ed attendibili? Dico questo perchè qualcuno – e l’ha anche scritto- di fronte ad una tale eventualità di variante mi sembra che cada dalle nuvole. secondo me una cosa del genere taglierebbe la testa al toro e se maggioranza ed opposizione fossero d’accordo potrebbero in un tempo breve poter cambiare o scenario futuro. O no? Si tratta di volontà politica? Certo che sì, ma allora mi chiedo perchè c’è sempre bisogno di arrivare agli estremi e ricorrere a decisioni che ripassino ”sul vangato” anche e soprattutto quando si tratta del benessere o meno della gente ?

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