Un carbonizzatore per amico

manidi Luciano Fiorani

E’ caduta anche Siena. Per difendere l’ultimo baluardo le hanno provate tutte; dall’ingraziarsi i 5Stelle, fuori dalla competizione elettorale per beghe interne, fino all’accordo col peggior nemico, quel Piccini prima umiliato, cacciato con ponti d’oro, e poi abbracciato come ultima speranza.

Ma non è bastato, perchè il vento della storia non si ferma con gli accordi di Palazzo.

Accaduto l’impensabile, ora anche il contado si interroga.

Che si fosse giunti alla fine di una storia, che è stata anche civile ed emancipatrice, solo gli sciocchi e i tanti, troppi, beneficiati potevano non vederlo.

Ora forse è più chiaro.

A Chiusi quella storia è finita con l’elezione di Stefano Scaramelli.

Sembrò un trionfo ed invece era solo l’inizio della fine. I modi per imporre quella scelta, i cambi di riferimento sociali, i successivi metodi amministativi (un mix di arroganza e vacuità conditi con un renzismo trionfante) hanno prodotto non un diverso orientamento civile per una città già in serie difficoltà ma desertificato il poco che restava.

La succesiva elezione di Bettollini, preceduta dalla solita manovra di Palazzo (scalzato Sonnini dalla seggiola di vicesindaco) è stato solo un allungare un brodo ormai indigeribile.

Le prime reazioni a cui assistiamo non possono che essere emotive.

C’è chi vuol ricostruire una sinistra che nessuno ormai sa più cosa sia, c’è chi si aggrappa ai sindaci ancora in carica, e chi semplicemente si dimostra percosso e attonito.

Chiusi in questi mesi sta vivendo la vicenda del carbonizzatore. Per la politica locale è una cartina di tornasole: non solo la società viaggia su una strada diversa ma usa anche mezzi diversi.

Non bisogna essere dei geni per vedere queste cose e per capire che il tabù di un partito-città non esiste più.

Si, oggi anche in queste zone è avvenuta una nuova liberazione.

I sorci scapperanno in mille direzioni, perchè chi è stato abituato a vivere al caldo delle raccomandazioni, con le carriere automatiche, con la certezza che “qui tanto comanderemo sempre noi” dovrà cercarsi rifugi più sicuri. E non sarà facile perchè di rifugi sicuri ce ne saranno sempre meno.

Certo passare da Chiusinfoma alla realtà non sarà facile ma altra via non c’è.

E non è questione di sigle ma di cuore e testa.

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Una risposta a Un carbonizzatore per amico

  1. pscattoni scrive:

    Condivido sicuramente la prima parte dell’intervento. Forse andrei anche qualche anno in più indietro per datare l’inizio della fine.
    Sulla seconda parte concordo che con la necessità di cambiare registro per quanto riguarda il dopo “partito città”. Ritengo anche che il PD vi possa lavorare, andando a ricercare quelle risorse umane che via via si sono impegnate con generosità e competenza e poi sono state progressivamente emarginate e costrette ad abbandonare la politica attiva. Ce ne sono fuori e ancora interno del partito e secondo me ce ne sono molte altre potenzialmente da coinvolgere perché condividono una visione “di sinistra”.
    Intanto si imposti il lavoro di confronto e dibattito con tutti quelli disponibili. Già fin da domani con l’iniziativa di Possiamo sulla tariffazione puntuale che si terrà domani mercoledì alle 21 nella sala Eden.

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