Il cimitero che desidero è bellezza e non business

cimiterodi Rossella Manfridi

Esistono due luoghi che mi riconciliano con la paura della morte, lontani, ma non estranei alla religione cui appartengo, che conosce i concetti di armonia e pacificazione dell’anima, quali elementi di meditazione astratti. I miei luoghi sono concreti, traducono l’astrattezza in armonia del racconto e tranquillità del paesaggio. L’uno non esclude l’altro, ma anzi si fondono in un unico pensiero di dove vorrei trovarmi ‘un giorno”.

L’armonia del racconto è di pirandelliana memoria : “quel giardinetto lassù“ ove il protagonista , non potendosi permettere due case e due giardinetti , e, dovendo decidere nel suo ultimo periodo di vita, si crea il suo giardinetto proprio lì, al cimitero. Ci trascorre intere giornate intento a far nascere un giardino da quel fazzoletto di terra, tanto da apparire come se fosse venuto su da quella nicchietta sotterranea per bearsi ancora dell’aria e del sole.

La tranquillità del paesaggio è il cimitero di Skogskyrkogarden a Stoccolma, ove dimentichi di esservi andato per vedere dove è sepolta Greta Garbo ma ringrazi il cielo di esserci venuto perché è una delle più belle passeggiate tra le betulle e prati che mai ti sarebbe, altrimenti, potuta capitare.

È stato disegnato agli  inizi del ‘900 da due giovani architetti    Asplund e Lewerentz ed oggi è Patrimonio   dell’Unesco.
Noi che abitiamo in  questa splendida Toscana,  ammirata in tutto il  mondo  per  il paesaggio, per  “quei cipressi alti e stretti in duplice filar  “ dovremmo indignarci di fronte    alle dichiarazioni  del Sindaco contenute oggi, 20/09/2017, nel quotidiano La Nazione,   ove il cimitero di Chiusi è trasformato nel business di un privato con tanto di uffici pubblici  e  strutture che al loro primo problema  costituirebbero  fonte d’inquinamento per i terreni    circostanti e le persone che vi  abitano.
Ma dove è finito  “quel    giardinetto    lassù    “ che ogni cittadino desidererebbe avere?

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5 risposte a Il cimitero che desidero è bellezza e non business

  1. carlo sacco scrive:

    Roberto, allora il nostro futuro visto che viviamo in un paese di vecchi è LA CREMA…. pardon LA CREMAZIONE…. e se proprio aspiri ad essere cremato, a Chiusi le possibilità non mancheranno sembrerebbe……ma guarda che sculo mentre a te ti cremano c’è qualcuno che sulla tua CREMA ci guadagna e si mette in tasca i soldi…a te ti riducono in cenere ed il loro conto in banca aumenta.La vuoi peggio di così ? Cremato e fottuto….
    Negli anni ’80 morì a Chiusi Scalo un bravo pasticcere del quale per rispetto non faccio il nome, ma dopo pochi giorni si sentì che uno al bar disse ad un altro: lo sai ? E morto il …… e si è fatto cremare. E l’altro di rimando rispose: ”per forza, faceva il pasticcere !” Ora Roberto si scherza ma qui mi sembra che non si scherzi per nulla: probabilmente credo che ci siano tutti gli elementi perchè il tutto si risolva in ciò che è il contrario del business e cioè in un indebitamento perenne per tutti, per più di un motivo, fra i quali il non raggiungimento della quantità di salme da cremare, cosa che ritengo molto veritiera e reale . A questo punto mi girirebbero i santissimi zibidei se a me cittadino toccasse frugarmi ulteriormente le tasche oltre a quelle che attualmente mi frugo per le tasse gia aumentate, perchè ” il caro estinto” non arrivi in numero sufficiente atto a retribuire il business di altri. E tutto questo sotto l’egida del Comune…..posso sbagliarmi ma io l’ho intesa così…

  2. roberto donatelli scrive:

    ..Ma no, il forno deve essere a Chiusi un paese di vecchi che non aspettano altro che essere cremati. Meglio essere cremati che vivere in questo mondo e, particolarmente, a Chiusi.
    Potremo vivere in un mondo che ,più o meno, rispecchia il sentimento dell’articolo, basterebbe riflettere sul perchè di questo ‘imbarbarimento’ collettivo. Non è che il presente sia ‘buono’, per non parlare del futuro.

  3. Luca Scaramelli scrive:

    Signora Rossella vorrei farle i miei complimenti per queste sue bellissime righe. vivo il cimitero più o meno su quell’idea che lei descrive.
    L’articolo che lei cita, tra l’altro, riporta dati spacciati come sicuri mentre anche nella migliore delle ipotesi, da parte di chi vorrebbe quella struttura, sarebbero dati completamente diversi.

  4. luciano fiorani scrive:

    Questi aspetti non hanno cittadinanza da queste parti. Basta vedere come è stata ridotta, nel tempo, la parte originaria del cimitero di Chiusi città.
    E lo sfregio del progetto originario non è certo attribuibile a questa amministrazione.
    Ieri, in Consiglio comunale, il sindaco nel presentare la questione ha ripetutamente affermato che il nodo vero è che il comune deve guadagnarci e si farà solo se l’impianto porta soldi nelle casse comunali.
    Quindi di business si parla e non di altro.
    Curioso, poi, che nella proposta di convenzione tra il comune e il gestore ci siano norme capestro che espongono il comune a rischi economici altissimi.
    Il forno crematorio non mi scandalizza e secondo me può essere fatto perché è un servizio che risponde alle necessità e alle sensibilità di diverse persone e delle loro famiglie.
    Quello che non è proponibile è farlo in quel punto e alle condizioni illustrate dal sindaco.
    Personalmente penso che un impianto di questo tipo che serve un’area vasta deve avere l’impegno di tutti i comuni della zona e vada ubicato in area meno pregiata.

  5. carlo sacco scrive:

    Sig.ra,senza dubbio posso condividere con Lei tale pensiero,etereo,subliminale e senza dubbio ossigenante per la mente,anche di chi non è credente.Io sono fra questi ultimi, ma le pulsioni e le emozioni sono le stesse indubbiamente,comuni e parallele alle persone che mostrano sensibilità per il creato e che sensibili le sanno considerare ed hanno la facoltà mentale di saper coniugare la struttura con la sovrastruttura in maniera non conflittuale talvolta,ma anche nel suo contrario quando si parla di leggi degli uomini.La vorrei riportare però un po’ ”sulla terra”,su questa terra che anche Lei ama in maniera forte,sentendosi parte di essa in maniera quasi inscindibile,senza aver la presunzione di dare lezioni ad alcuno.E’ la stessa terra che anche a me dà le stesse emozioni,e Le dico solo una cosa che forse le sembrerà materialista,scarna e bruta nella sua crudezza:nel regno del profitto come scopo di vita degli uomini,tutto quanto prende tale colore ed anche le iniziative umane vengono assoggettate a tale percorso.Non ci si libera da questo se non in un modo:profondendo le nostre energie vitali per contrastare la CULTURA POLITICA che porta alle tipologie di cose che lei ha letto ieri e comprendendo quale sia il nemico cultural strutturale insito nella mente degli uomini per mezzo del quale gli stessi si formano.E’ un percorso lungo, lunghissimo,ma occorre avere la consapevolezza che la spiaggia è fatta di granelli di sabbia.

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