Inquinamento acustico problema sottovalutato.

Inquinamento-acusticodi Paolo Miccichè

In questi giorni estivi, a volte costretti a tenere le finestre aperte, diventa ancora più evidente l’effetto di quanto viene definito “inquinamento acustico”, un fenomeno ancora costantemente sottovalutato. Chi è stato bambino negli anni ’60, come il sottoscritto, ricorderà come nelle nostre stesse case i genitori fumassero in spazi ristretti e a finestre chiuse oppure al cinema, noi bambini eravamo avvolti in una nuvola di fumo senza che nessuno avesse coscienza dei danni per la salute a cui eravamo sottoposti. Oggi tutto questo in Italia e in Europa sarebbe intollerabile; in altre realtà invece, se protesti per il fumo in pubblico ancora ti guardano come fossi un disadattato.

La stessa cosa dicasi per l’Inquinamento acustico – per il quale siano noi rimasti agli anni ’60 – con rumori prolungati di qualsiasi tipo, che siano lavorazioni industriali, effetti del traffico oppure cani che abbaiano o anche musica amplificata pompata a tutta manetta. Ne siamo sempre più avvolti ma di solito le proteste vengono stigmatizzate come noiose prese di posizione di carattere per lo più isterico.

I danni per la salute invece possono davvero essere importanti e il minimizzare il problema coinvolge anche chi dovrebbe essere impegnato a far rispettare le leggi, che pure esistono.

http://www.arpa.marche.it/index.php/salute-ed-inquinamento-acustico

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5 risposte a Inquinamento acustico problema sottovalutato.

  1. PMiccichè scrive:

    Maurizio, quello della musica ad alto volume è, ovviamente, solo una delle casistiche possibili; magari, in questo preciso momento, un nervo scoperto per alcuni cittadini di Chiusi. Il problema è però molto vasto e, lo ribadisco, altamente sottovalutato. In autostrada per esempio hanno costruito in alcune zone delle barriere anti-rumore; gli aeroporti in larga parte hanno escluso la fascia oraria notturna per decolli ed atterraggi. Il problema però si manifesta anche in situazioni assai meno vistose ed evidenti. Non a caso la Legge individua dei parametri oggettivi che, al momento, sono quelli in cui si sono rilevati i danni soggetti a produrre cronicità e/o ad evoluzioni potenziali verso vere e proprie malattie, ormai ben lontane da quello che invece viene considerato dai più la conseguenza pratica del fenomeno ovvero un semplice fastidio.

  2. Maurizio Patrizi scrive:

    Sono incondizionatamente d’accordo con te Paolo. Il problema è che quando provi a dire qualcosa che poi non è altro che la richiesta di far rispettare la legge, ben che vada vieni preso per il “solito rompi coglioni”. Invece non è così. Nel mio caso, abito in quella che con i miei amici e parenti definisco la casa della musica, infatti all’inizio del mese mi sono ascoltato fin quasi alla mattina e a finestre chiuse, tre serate di Rock, in questi giorni (non ti nascondo che rimpiango il rock) mi sto sorbendo da quattro sere musiche da balera (almeno queste cessano a mezza notte o giu’ di lì). Il problema è che non controlla più niente nessuno, tutti vogliono essere ben voluti. Se le forze dell’ordine (tutte) alle quali è demandato il controllo del rispetto delle leggi e dei regolamenti controllassero il volume al quale viene sparata la musica, se ne vedrebbero delle belle. Attendo con trepidazione lo svolgersi dei “Ruzzi” per vedere sorgere il sole, anche se la cosa non mi aggrada.

  3. carlo sacco scrive:

    Io invece credo che sia molto molto difficile affrontare questo problema, per il semplice fatto che si dovrebbero avere le possibilità di interferire al momento della creazione dell’attività produttiva industriale,che in un sistema come questo e con la gobalizzazione il tutto viene perorato affinchè al massimo profitto possibile corrisponda il minimo impiego di risorse. Una produzione industriale degli apparati, macchine, strutture produttive, utensili, tecnologia per produrli, dovrebbe anche contenere una etica che spinga affinchè tale problema venga via via eliminato.E’ un processo lungo perchè interferire su questo comporta che l’interesse pubblico sia limitante dell’interesse privato, al quale nulla interessa dell’inquinamento acustico.L’innovazione tecnologica che possa produrre fin’ora la limitazione dell’inquinamento acustico viene posta in essere solo con un occhio alle vendite e non come finalità principale a quello della limitazione dell’inquinamento acustico. Io, in definitiva credo che ci siano negli anni futuri ben poche speranze di risolvere tale problema poichè si cozzerebbe contro un muro dove si andrebbe ad interferire-detto volgarmente- in casa di chi ”affetta la mortadella”e pochi, per non dire nessuno,oggi fra coloro che producono lo vorrebbero.Lo vivrebbero come un limite al proprio profitto.E se guarda caso il problema fosse anche un po’ risolto da noi, sarebbe scaricato sul terzo mondo,dove tutto è possibile.

  4. PMiccichè scrive:

    Non credo sia mai stato il costo il problema, bensì l’indifferenza culturale. Se dovesse passare l’informazione e quindi la consapevolezza dei veri danni alla salute prodotti dall’inquinamento acustico, avremmo poi una reazione che, a catena, produrrebbe tutti gli altri effetti. Si vede che non è ancora arrivato quel momento…penso sia il turno dell’olio di palma…:)

  5. pscattoni scrive:

    Bisognerebbe creare una rete di rilevazione del rumore. Ormai questi sensori costano poco.

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