Nel rispetto della memoria intesa come storia

chiesa santo stefanodi Rita Fiorini Vagnetti

Ho recentemente letto la notizia della ristrutturazione dei locali dell’edificio Santo Stefano di Chiusi Città. e della convenzione stipulata tra il comune e un’associazione culturale: ASSERVIZIO. La notizia mi ha suscitato alcuni ricordi  di  quando in qualità di preside dell’Istituto Einaudi-Marconi di Chiusi, ho assunto l’incarico di presidente dell’ente, la cui storia nasce molti anni fa  a protezione delle ragazze educande che a quei tempi venivano ospitate nel collegio di Chiusi Città e di quando, in attesa del nuovo edificio per l’istituto scolastico, alcune classi svolgevano le loro lezioni proprio all’interno della vecchia chiesa sconsacrata, ” al freddo e al gelo”  (qualsiasi riferimento che potrebbe risultare blasfemo e’ assolutamente casuale). Si aspettava il “mezzogiorno” per poter usufruire di una macchia di sole fuori dell’edificio, tutti insieme in perfetta sintonia e in spirito di collaborazione.

Come i famosi poveri   “del capolavoro diretto da De Sica “Miracolo a Milano “. Questo riferimento è invece voluto. Già da allora si conosceva il valore della cultura, pur profusa in modo rudimentale, semplice, con la speranza di un futuro migliore per la nostra scuola e la nostra cittadina.

Tutto questo è avvenuto  con tante ambasce di rapporti delicati e propositivi con le varie amministrazioni di competenza, merito sicuramente anche  di tutti i dirigenti scolastici e di tutto il personale scolastico  che si sono succeduti, certi di lasciare  un’eredità preziosa. Ecco a me “nostalgica” non di un” sistema” ma di un modo di vivere e agire corretto, non individualista, ma comprensivo delle esigenze della comunità intera  mi sarebbe piaciuto che, a seguito magari di un bando, ci fosse stata la possibilità, anche per gli ultimi, di farsi avanti e dare loro la possibilità, in par condicio, di presentare le loro eventuali opere sia artistiche che di laboratorio.

Il pensiero mi va veloce al laboratorio dell’Istituto Marconi con realizzazioni di un sicuro valore pratico. Ma forse ho sbagliato tutto perché non a conoscenza delle “segrete cose” amministrative, infatti non ricopro più il ruolo né di dirigente scolastico né di consigliere comunale. Nel qual caso chiedo scusa non tanto per la proposta quanto per un’errata, approssimativa interpretazione.

Qualcuno più bravo di me diceva: “parlare o ragionare da soli non e’ da pazzi ma nasconde una certa forma di genialità”. Spero che sia vero!!!

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3 risposte a Nel rispetto della memoria intesa come storia

  1. enrico lucioli scrive:

    Carissimo Paolo, auguriamoci solo di poter assistere a tanti interessanti convegni e/o presentazioni di lavori ad hoc eseguiti presso dai valenti ragazzi del plesso del Marconi Einaudi, presso i suddetti nuovi locali inaugurati nello scorso maggio, il 6 se non vado errato, si da valorizzare ancor di più la scuola come giusto che sia, così almeno si potrà dimostrare la perfetta utilità dei medesimi, almeno questa dovrebbe essere la finalità anche se all’inizio era ben tutt’altra, ma…. si può anche cambiare con facilità se opportuno, o sbaglio?
    Non vorrei sembrare polemico, ma come rappresentante di classe della 3 mat Marconi nell’anno scolastico appena concluso ovvio, insieme all’amico e “compagno di ventura” Alessandro FEDI, della cosa ci siamo interessati chiedendo delucidazioni in merito, perchè ci interessa il futuro dei ns e degli altri ragazzi, sono tre anni che lo stiamo facendo forse portando anche un pò di scompiglio, ma lungi da noi il voler far sorgere diatribe o disaccordi, sono solo normali e pacifici scambi di vedute sempre tenendo conto in primis del rispetto e del ruolo ricoperto dalle persone preposte.
    Ancora aspettiamo un cenno di risposta, ma ormai essendo finito l’ano scolastico siamo decaduti dal ns incarico, comunque la “spes” è l’ultima a morire. Grazie

  2. luciano fiorani scrive:

    La scuola non è venuta in mente perché è già stata “pacificata”.

  3. pscattoni scrive:

    Già, chissà perché a nessuno è venuto in mente che l’uso più opportuno poteva essere quello per la scuola. Dopo la chiusura dei laboratori in via della Villetta questo poteva essere uno spazio da utilizzare con entrata indipendente. Per esempio per un FabLab gestito dalla scuola per i propri corsi, ma anche per la comunità locale.

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