Perché domenica vado a votare

voto referendumdi Paolo Scattoni

Domenica, quello che veramente conterà, sarà l‘affluenza e il quorum. Non è in alcun modo accettabile quello che sostiene il governo: rimanete a casa. Una versione molto simile all’andate al mare di craxiana memoria in occasione del referendum sulla preferenza unica.

Il voto è stata una conquista. La democrazia può avere tutti i difetti possibili, ma la rinuncia all’espressione se pur imperfetta della volontà popolare non può essere sostenuta in alcun modo.  Si è voluto differenziare la data del referendum da quello delle amministrative proprio per aggiungere al voto “no” che corrisponde al mantenimento dell’attuale legislazione, la percentuale di quelli che non andranno per motivi vari a votare. Questo scherzetto ci costerà 300 milioni di euro. Non è possibile darla vinta a questo uso cinico del potere di decidere sulle date.

Per quanto riguarda poi il voto ci sono argomenti validi da ambedue le parti che vengono sostenuti da da persone rispettabili e competenti. Romano Prodi, che pure a votare ci andrà, sostiene le ragioni del no. Per Prodi ci sarà un periodo non breve per la transizione completa alle fonti rinnovabili. Se si abrogasse la legge, l’effetto diretto sulla quantità di petrolio estratto sarebbe minimo, ma si darebbe un segnale che scoraggerebbe le trivellazioni a largo.

Per i fautori dell’abolizione della legge e del ritorno a quella precedente, i settori del turismo e della pesca sono minacciati con il mantenimento senza scadenza delle concessioni. A favore del si c’è un argomento incontrovertibile: nel nostro sistema amministrativo tutte le concessioni debbono avere un termine e non si capisce quindi perché per queste si debba fare eccezione. L’attuale legislazione infatti potrebbe portare alla mancata dismissione delle piattaforme con la scusa che qualche goccia di petrolio ancora c’è, evitando così ai proprietari di non procedere allo smantellamento che è molto costoso.

Ho deciso di votare “si” per due motivi. Non ritengo giusto che si debba fare questo sconto ai petrolieri lasciando degli ingombranti rottami in mare. Inoltre io sono molto più ottimista sulle energie alternative. Il costo degli impianti fotovoltaici è diminuito di cinque volte negli ultimi dieci anni. Previsioni attendibili affermano che nei prossimi due anni ci sarà un ulteriore calo del 40%. Insomma il processo di sostituzione delle fonti fossili si sta rivelando molto più veloce di quanto previsto fino a poco tempo fa.

Comunque la si pensi, affidiamoci alle urne perché forse è la democrazia in generale a soffrire dall’astensionismo:

domenica andiamo a votare

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3 risposte a Perché domenica vado a votare

  1. pmicciche scrive:

    Non so se avrei votato a questo Referendum se Renzi non avesse chiesto di non farlo. Non tanto per il merito (che non ho abbastanza approfondito) ma per disincanto verso i Referendum il cui esito, alla fine, non viene preso in considerazione.
    Domenica però voterò perché in ogni caso devo essere io a decidere se farlo o no. Se lo chiede il Segretario del Pd, in fondo è nel suo diritto, se invece me lo chiede il Capo del Governo ciò diventa inaccettabile e persino offensivo.

  2. pscattoni scrive:

    Il Presidente della Corte Costituzionale Paolo Grossi ha oggi dichiarato: “si deve votare: ogni cittadino è libero di farlo nel modo in cui ritiene giusto. Ma credo si debba partecipare al voto: significa essere pienamente cittadini. Fa parte della carta d’identità del buon cittadino”.
    Un’affermazione quasi lapalissiana se non ci fosse un presidente del consiglio che afferma il contrario.

  3. luciano fiorani scrive:

    Condivido l’appello e anch’io andrò a votare SI. Molte sono le ragioni che sostengono questa scelta ma fondamentalmente é un’occasione per imprimere una decisa sterzata verso le energie alternative: il petrolio è scaduto.

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