“Ragazzi in gamba” e papa Francesco

 

di Marco Fè

“Chi è il nomade?” ho domandato andando tra il pubblico. E ho ripetuto la domanda fino ad arrivare alla definizione del nomade come colui che si sposta di posto in posto sfruttando fino all’esaurimento le risorse del luogo. Ed è apparso l’uomo con lo sguardo fisso a terra, teso solo a brucare, senza pensare a chi verrà dopo, che cammina a zig – zag perché si muove senza una meta. Ho proseguito poi chiedendo il contrario del nomade.

Lo stanziale!” mi hanno risposto i più pronti. Ho allora chiesto di immaginare il contrario del nomade ma che cammina. Sono arrivato così, domanda dopo domanda, alla definizione del “pellegrino” che significa “straniero ed è ramingo, esule, strano e libero, gusta castamente la bellezza di ogni luogo, il suo procedere è in linea retta, il suo sguardo è orientato verso l’alto e mira ad una meta che sfugge ad altri”.

 

L’umanità oggi come vi sembra: nomade o pellegrina?” ho chiesto infine e nella risposta la società odierna è apparsa profondamente nomade. Ho incalzato allora con l’ultima domanda: “E tu come vuoi essere nomade o pellegrino?”. La risposta è stata in favore della vita intesa come pellegrinaggio. Tutto questo è avvenuto alla conclusione di ogni spettacolo della 52^ edizione della Rassegna.

 

La riflessione di alcuni gruppi ecclesiali negli anni ’90 ci è sembrata adatta ai tempi che stiamo vivendo ed era stata scelta come proclama 2014. Gli attestati consegnati alle scuole riportano infatti la dicitura “pellegrino di bellezza”. Secondo questa filosofia “ragazzi in gamba” sono coloro che si incamminano nel percorso bello – vero – buono come pellegrini che, partendo dal concetto di bellezza come “qualcosa che ferisce ma che richiama l’uomo al suo destino ultimo” si propongono mete alte da raggiungere e così danno significato alla vita.

 

Tra un treno e l’altro, nel mio girovagare per la rassegna, sono entrato nella libreria Don Bosco, accanto alla stazione Termini. Nella costola di un libretto mi ha colpito un titolo che mi è suonato famigliare: “La bellezza educherà il mondo”. La parafrasi della celebre frase di Dostojevskij è da anni il motivo conduttore della rassegna. Grande è stata la mia meraviglia quando ho letto l’autore: Jorge Mario Bergoglio. L’ho letto d’un fiato ed ho formulato il proclama aggiungendo alle prime quattro frasi sul pellegrino altre otto desunte dal libro, le stesse che “Ragazzi in Gamba” annuncia da anni. Ne è scaturito un testo che parte dal pellegrinaggio, passa per la speranza e la verità e giunge alla “bellezza che educherà il mondo”. Possiamo dire che il proclama 2014 di “Ragazzi in Gamba”, che sarà letto domenica 18 in Piazza Duomo, è firmato da Papa Francesco:

 

Pellegrino significa straniero. E’ ramingo, esule, strano e libero.

 

Lo sguardo del pellegrino è orientato verso l’alto, il suo procedere è in linea retta.

 

Il pellegrino sa dove andare, mira ad una meta che sfugge ad altri.

 

Il pellegrino fa della sua vita un cammino.

 

Il pellegrino è mosso da un’inquietudine interiore che lo spinge ad uscire da sé.

 

Il pellegrino porta con sé la dimensione della speranza. Camminare e sperare diventano sinonimi.

 

La tradizione cristiana chiama peccato capitale tutto ciò che genera la paura di perseverare nel cammino, che è paura di verità e libertà.

 

La verità non la si ha, non la si possiede: la si incontra … nel cammino.

 

La verità non si incontra mai da sola. Insieme a lei ci sono la bontà e la bellezza.

 

Le tre cose vanno insieme … Non è possibile cercare né trovare l’una senza le altre.

 

Il bene che appare come bello porta con sé la ragione per cui deve essere compiuto.

 

La bellezza, intesa come ciò che ci consegna la profondità del mistero, educherà il mondo.

 

Andate avanti! Il mondo è vostro ! Vivetelo nella bellezza e nella gioia !

 

Perché chi cammina nella bellezza ha un cuore felice.

 

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