Stazione medioetruria: un sogno sulla pelle dei più deboli

di Marco Nasorri

Il sistema di trasporto ferroviario in Italia è un esempio della modernizzazione avvenuta nel nostro paese: una minoranza di cittadini viaggia nel lusso, in tempi rapidi e con tutti i servizi, mentre la maggioranza si ritrova una mobilità peggiore degli anni cinquanta.

Collegare in tempi rapidi le grandi città con il treno, più economico e meno inquinante dell’aereo, non è stato sbagliato. Aveva una sua logica. L’errore è stato abbandonare il trasporto ferroviario locale, quello che permette ogni giorno a milioni di pendolari e viaggiatori di spostarsi per le proprie esigenze.

Oggi, occorre invertire la rotta e tornare a investire sul trasporto locale. La priorità sono i pendolari, gli studenti, i lavoratori che devono utilizzare il treno ogni giorno. In questo momento di crisi e con pochissime risorse a disposizione, quando parliamo dei collegamenti con Roma, Firenze e Siena dobbiamo pensare, soprattutto a loro, ad avere Intercity più frequenti, materiale rotabile di migliore qualità, treni che non siano dirottati sempre sulla linea lenta che ci riporta a un servizio e tempi di decenni fa.

Le istituzioni e la politica devono con più forza porsi degli obiettivi comuni e comunque collaborare per invertire decisioni che ormai rispondono solo a logiche aziendali. Diversamente, si corre il rischio di inseguire scelte improvvisate e costose che danno risposte limitate e non per tutti, riaprendo perfino possibili conflitti e campanilismi tra territori.

Scelte lungimiranti dovrebbero programmare la costruzione di nuove tratte ferroviarie e migliorare quelle esistenti come la Siena –Chiusi: una linea che, se guardiamo il numero di utenze, anche in queste condizioni, non è per niente un ramo secco.

Una mobilità moderna deve ripensare un ruolo strategico per stazioni come Arezzo, Chiusi, Orvieto, invece di “accompagnarle” al declino; prevedere le fermate di alcuni Eurostar, per non isolare queste realtà dai collegamenti con l’alta velocità e la messa in servizio di nuovi Intercity, degni di essere chiamati treni, per un collegamento rapido e a costi accessibili, verso Roma e Firenze.

Queste cose localmente le diciamo da sempre, le abbiamo dibattute fatte oggetto di documenti. Con ciò non dico che non si siano commessi errori o mostrati limiti. Tuttavia, su questioni come il sistema dei trasporti non si affermano scelte locali, senza una vera politica o addirittura contro strategie nazionali che vanno in tutt’altra direzione. In questi anni è stata una lotta contro un muro di gomma.

Se la proposta della stazione in linea dovesse andare avanti, si pone a mio avviso una questione che deve essere chiarita: le Istituzioni, a cominciare dalle regioni intendono rivedere gli obiettivi, rispetto alle rivendicazioni che, fino ad ora non hanno trovato ascolto? Oppure, si introduce un‘altra richiesta, nel tentativo di trovare una soluzione per risolvere l’isolamento di un vasto bacino, tagliato fuori dall’alta velocità. In tal caso si potrebbero forse avere dei benefici per il territorio limitrofo all’ubicazione della nuova stazione, (probabilmente vicino a un’arteria di grande comunicazione centrale alle tre province), delle opportunità per i pochi cittadini che hanno necessità di prendere l’Eurostar. Per gli aspetti economici e turistici, in particolare, il discorso è da approfondire. Ma, occorre essere consapevoli e chiari che la nuova idea non risolve minimamente l’annosa difficoltà del trasporto pubblico locale su ferro, le esigenze dei pendolari, della maggioranza dei cittadini che si muovono con il treno dai nostri territori. Semplicemente ci si adatterebbe a inseguire le politiche trasportistiche che hanno dominato le scelte nazionali.

Aggiungo un paradosso: mentre il governo per compensare l’abolizione dell’IMU, fa un nuovo taglio di 300 milioni di risorse al fondo per le manutenzioni al trasporto pubblico locale , nello stesso tempo si pensa a un progetto, che ha un solo esempio di realizzazione e per il quale si devono trovare più o meno 20 milioni di euro.

Sognare non costa nulla. Non facciamolo però sulla pelle dei più deboli.


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2 risposte a Stazione medioetruria: un sogno sulla pelle dei più deboli

  1. pmicciche scrive:

    I partiti che hanno governato a livello nazionale e locale negli ultimi vent’anni, hanno una visione politica che non prevede una logica che non sia di profitto. Non importa se spesso miope, perché certi investimenti hanno ricadute economiche non direttamente percepibili ma “fertilizzanti ” altre crescite. Vedi l’investimento nel Turismo culturale per cui la Francia ci surclassa nella spesa ma soprattutto nel vasto indotto a pioggia che questo investimento assicura al territorio. Anche il trasporto ferroviario, in un paese come l’Italia, dovrebbe almeno seguire questa logica, visto che del vecchio arnese “socialdemocratico” nessuno vuole più servirsi….quello cioè che prevede dei costi sociali di base a carico della collettività tutta. Sono stato bravo: non ho usato, fin qui, l’espressione “politica di Sinistra” che ormai, pare, non significhi più nulla….pare

  2. pscattoni scrive:

    Condivido quasi tutto. So di ripertermi ma forse la cosa non è percepita nella sua gravità. Il punto vero della questione è il cambiamento di voltaggio sulla direttissima (passaggio dai 3000V a corrente continua ai 25000 corrente alternata). Se passa questa strategia potete fare tutto quello che vi pare, compresa la fantasiosa medioetruria, ma la nostra stazione sarà definitivamente compromessa.

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