Banche e fame

 di Gianfranco Barbanera

Mai nessuno aveva osato porre i due termini, banche e fame in modo così ravvicinato.

 Lo ha fatto papa Francesco nell’incontro con Angela Merkel, rappresentante del più forte stato dell’U.E. Le banche sono forti, ma la fame è più grande.

Basta un solo uomo che ha fame per farle vacillare, semplicemente guardandolo in faccia. Ma chiuse come sono nei loro vetri blindati, nelle loro afone sale decisionali, difficilmente potranno entrare i contatto con questa realtà.

 Il calcolo le assorbe, un solitario gioco dell’oca, in cui il gettone va avanti e indietro, salta tre caselle, arriva alla meta e si riprende dall’inizio.

 Un gioco monotono che si sorregge solo sulla condivisione delle sue regole.

 La moneta gioca con se stessa. La banca, una istituzione preposta alla vendita e all’acquisto di denaro attraverso il denaro. E ci guadagna anche. Papa Francesco non ha detto esplicitamente che il denaro è “lo sterco del diavolo”, che il prestito ad interessi è usura, ma ci è andato vicino.

 Si fa strada un’opinione molto critica dei confronti del sistema bancario e qualcuno si pone la domanda: che razza di azienda è questa, in cui il prodotto lavorato è identico a quello iniziale?

 La questione se la pongono soprattutto artigiani, imprenditori, operai, che corrono quotidianamente il rischio di fallimento e di cassa integrazione.

 I grandi istituti di credito si spingono sempre più sulla strada del virtuale e dell’astrazione, cavalcando “derivati” e prodotti simili… Gli sceicchi addirittura si servono del petrolio per acquistare “simboli” di un bene, quale può essere il logo di Valentino o di altre case del lusso.

 E la fame? Non è logo, non è simbolo. Torce l’intestino e annebbia il cervello.

 Che c’entrano le banche? Secondo Papa Francesco c’entrano, eccome!

 

 

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Una risposta a Banche e fame

  1. carlo sacco scrive:

    Si c’entrano,ma non solo secondo Papa Francesco,anche secondo parecchi che l’hanno preceduto,anche e soprattutto nel versante laico,perchè non ci sarebbe bisogno di scomodare i santi per comprendere una cosa che possono tutti comprendere in qualsiasi angolo del mondo sia intellettuali che ignoranti e che è il principio della ripartizione della ricchezza.L’unità di misura che è il soldo e che per umana convenzione fa funzionare il siste- ma basato sul ”soldo” che produce e ripartisce la ricchezza prodotta quasi mai a seconda di come si è concorso a produrla.Lo strumento che consente di veicolare tutto ciò sono le Banche.C’è solo una forza che può rimuovere tale macigno nel percorso umano della produzione della ricchezza e della sua ripartizione e di conseguenza anche della formazione del pensiero umano,ed è la forza vitale delle persone che costrette a fruire di una piccola fetta di torta si organizzano per cambiare quanto stabilisce il sistema ineguale che li sta portando alla fame ed all’estinzione.
    Tutto il resto sono solo parole.Finora i fatti compiuti sono quelli dell’incremento della fame e del decremento della consapevolezza.

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