Il fraterno saluto a padre Daniele Belussi

di Marco Fè

Con te partirò, il celebre brano di Bocelli, può essere considerato l’inno del missionario se il “te” è Gesù Cristo. Con queste parole padre Daniele Belussi, domenica 9 sera, al termine di un’agape fraterna al Centro Parrocchiale-Sacro Cuore ha salutato i numerosi fedeli intervenuti.

Con quel sottofondo di parole e musica il parroco uscente, con una commozione che a stento è riuscito a contenere, ha sottolineato che guidare una Chiesa e poi lasciarla rientra nello stile dei missionari. Aiuta a non attaccarsi all’opera compiuta da Cristo, di cui il missionario è stato uno strumento prezioso. “Chiunque di voi – aveva scritto padre Daniele nel bollettino parrocchiale – può aver percepito come l’esperienza del Brasile mi abbia coinvolto ed ancora sia viva. Il Brasile per me non è passato ma presente che vivo nell’ eucaristia. Così sarà l’incontro avvenuto qui a Chiusi con voi. Farete parte di me! Il Signore Gesù ci accumuna e ci unisce e questo mistero m’appassiona… Siete una ricchezza per la mia vita umana e di sacerdote e per questo ringrazio il Signore che mi ha condotto qui da voi”.

I saluti, gli abbracci, gli occhi lucidi di molti hanno fatto pensare a quella calda umanità che si crea nella Chiesa tra pastore e discepoli, mirabilmente descritta da S. Paolo quando racconta il commiato dalle comunità che aveva fondato. Tutta la giornata di domenica 9 è stata caratterizzata dal saluto a e di padre Daniele che, dopo circa quattro anni, ha lasciato la Chiesa di Chiusi Città per continuare il servizio al Pime a Lodi e Milano.

All’inizio della S. Messa delle ore 11 in Duomo, di fronte ad una grande assemblea, è stato il nostro Vescovo a portare il suo saluto, il compiacimento per l’opera pastorale realizzata e l’augurio di ogni bene per il futuro. E quando il vescovo e il parroco si sono abbracciati, Padre Rodolfo, visibilmente commosso, ha baciato le mani di padre Daniele. E questo gesto, semplice ed intenso, è stato più eloquente di qualsiasi altro discorso. Dopo l’omelia sono poi intervenuti Riccardo Petrazzini per il consiglio pastorale, Augusto Soci per l’ Opera della Cattedrale, Mara Moretti e Fulvio Benicchi per la Banca Valdichiana ed il sindaco Stefano Scaramelli per l’ amministrazione comunale.

I vari interventi sono stati unanimi nel sottolineare, ognuno dal proprio punto di vista, la bontà dell’ opera pastorale di padre Daniele. “Ha fatto bene ogni cosa” annunciava il Vangelo riferendosi all’opera di Dio nella storia degli uomini ed è stata una mirabile sintesi di tutti gli interventi. Un calice per la celebrazione della S. Messa, un’antica stampa di Chiusi e la riproduzione di un bucchero con tanto di rosa ed una raccolta di testimonianze scritte di affetto e di riconoscenza sono stati i doni portati a padre Daniele. “Alcuni momenti e fatti magari sono stati un po’ in ombra e marcati da incomprensioni – ha scritto ancora nel bollettino parrocchiale – mi chiedo se ho avuto sufficiente coraggio per farmi comprendere e per comprendere. Ma nel mentre dico tutto il mio dispiacere per ciò che dritto non è andato, consegno a Dio ogni mio limite…”

E chi ha avuto la grazia di cogliere, al di là della personalità determinata, esuberante, solare e vincente di questo missionario bergamasco, i suoi naturali e legittimi limiti, ha avuto l’occasione di apprezzarlo ancora di più come uomo e come parroco. E soprattutto sarà facilitato nello scorgere, al di là del suo volto sorridente, quello sofferente e risorto del Cristo. “Quando verranno meno anche gli stessi uomini di Dio – dice Sant’ Agostino a tal proposito – … dobbiamo andare alla sorgente da cui sono giunte poche stille di rugiada e contemplare e sostenere il fulgore di quella luce di cui un solo raggio ha raggiunto il cuore … Ci siamo trovati assai bene sotto questa luce comune, ne abbiamo gioito, ne abbiamo esultato: ma, mentre ci separiamo gli uni dagli altri, badiamo bene a non allontanarci da Lui”.

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