Feste: Noi a lavorare e voi a criticare

di Arianna Fè

Sono d’accordo quando si dice che Chiusi deve investire sul suo Genius Loci. Patrimonio unico.
Ma non sono d’accordo quando non si apprezzano le attività delle Associazioni, criticandole e dicendo che organizzano feste che non portano gente.

Bene. Allora vi faccio una proposta. Iniziate voi a venire a tutte le feste che si fanno a Chiusi. SCALO e CITTA’, intendo (basta con il campanilismo.) E quando si parla fuori dalle nostre mura etrusche, basta criticare. Siate orgogliosi del vostro Paese. Perché la migliore pubblicità è il passaparola.
Vi posso assicurare che noi (faccio parte di un associazione che “cerca” di organizzare con dignità “feste” per il nostro Paese) ci mettiamo tutto l’impegno possibile, passando giornate intense nei giorni delle feste, magari non dormendo, accantonando anche il proprio lavoro. Ma lo facciamo con passione. Lo facciamo perché Amiamo questo Paese.

NOI ci sporchiamo le mani. E per NOI intendo tutte quelle persone che ATTIVAMENTE fanno qualcosa per il Paese. Perché a parlare e basta siamo buoni in tanti, ma poi i fatti?!

Se ritenete di essere molto competenti in materia, entrate a far parte di qualche associazione che organizza feste, portate il vostro contributo, perché vi posso assicurare che siamo sempre in cerca di persone nuove, con entusiasmo e idee diverse.

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17 risposte a Feste: Noi a lavorare e voi a criticare

  1. Anhe io, come Arianna, faccio parte delle Associazioni tirate in ballo…..
    e anche io come tutti i facenti parte di queste associazioni ho ricevuto delle sane e dure badilate nelle gengive….
    ma le ho prese con consapevolezza ma mai abbassando le orecchie o lo sguardo, cosi come fanno tutti i ragazzi giovani e meno giovani che affrontano questa avventura insieme e noi…
    Ho anche perso molti clienti della mia attività perchè l’associazione alla della quale faccio parte non è ben vista e ben voluta da molti (il perchè forse un giorno me lo spiegheranno)….. ma me ne frego, tiro avanti e cerco di far meglio ogni giorno, anche tralasciando il lavoro, trascurando la famiglia e la bimba piccola che la sera mi aspetta alzata fino a tardi quando sono occupato nell’organizzazione degli eventi che ci riguardano… e come me tutti chi più chi meno tralascia e trascura qualcosa e qualcuno….
    Lavoriamo tutti per noi stessi è vero, perchè è una cosa che ci gratifica, però lavoriamo anche per tutti e per Chiusi in primis, quando ci sono le feste il paese si ripopola, non si può dire il contrario sarebbe un negare l’evidenza.

  2. carlo sacco scrive:

    Paolo Miccichè, le tue ultime tre righe mi trovano particolarmente d’accordo.

  3. pmicciche scrive:

    Sono contento della precisazione di Arianna che non conosco molto ma quanto basta perché non mi tornasse la piega del tono generale del suo intervento, così come appariva a prima vista (titolo compreso). Facendo ella stessa teatro sa benissimo che se in ribalta qualcuno ti fischia non si ingaggia una discussione ma ci si inchina così come si fa con chi ti applaude (per poi, in privato, riflettere a lungo sulle ragioni dei fischi)
    Quanto al resto sono d’accordo con gran parte del suo intervento. Solo una cosa aggiungerei: non credere sia così facile proporre qualcosa dall’esterno della “tribù”; un volontarismo entusiasta viene spesso manovrato occultamente ed è quello che mi pare avvenga spesso anche a Chiusi (e forse nemmeno tanto occultamente)

  4. Cara Arianna,
    ci mancherebbe che alla tua giovane età tu non fossi ottimista! Questo ti fa onore, se non sperano in un futuro migliore i giovani sarebbe davvero la fine! Sono lieto che ci sia gente come te (anche se sempre più rara!)! Personalmente però, devo ammettere che la mia scorta di ottimismo è esaurita da un pezzo. Non ce la faccio proprio a mentire dicendo che chiusi è un posto ideale, anche se questo servisse solo ad intrappolare qualche sprovveduto turista. Io sto iniziando a consigliare ai miei figli di sbrigarsi a studiare e fuggire più lontano che possono a cercarsi una opportunità (tanto poi per vedersi c’è skype! :-))

  5. Enzo Sorbera ha evidenziato un aspetto che anche io avevo sottolineato in un commento ad un altro post sullo stesso argomento. C’è la tendenza a caricare le associazioni, e le manifestazioni che organizzano, di una finalità che le stesse non perseguono prioritariamente anche perché non ne avrebbero la forza, soprattutto economica, e cioè quella di portare gente da fuori per dare sviluppo economico al paese. E’ l’amministrazione comunale che può dare la forza a certe manifestazioni di trasformarsi in strumenti di promozione turistica, ma non certo investendo poche migliaia di euro, come avviene a Chiusi. Il Palio di Città della Pieve si è trasformato nel tempo in una manifestazione che richiama migliaia di persone per quindici giorni perché le amministrazioni vi hanno investito ingenti risorse a patto che gli organizzatori si impegnassero a farla uscire dall’ambito di un interesse solo paesano.
    Il Tria Turris, i Ruzzi della Conca, la Festa dell’Uva, nonostante l’amministrazione le sbandieri come strategiche, continuano a rimanere feste fatte solo per i contradaioli e finalizzate alla loro aggregazione festaiola. Poi possono piacere o meno, e la critica è più che legittima, però l’analisi deve essere fatta su questa finalità e non su altre che non possono, e forse non vogliono, avere.

  6. Arianna Fè scrive:

    Buonasera,
    intanto vorrei precisare che quanto ho scritto era un commento per l’articolo “i soldi dalle feste a quelli dalla cultura” di Carlo Sacco. Ma Luciano ha deciso di pubblicarlo come articolo (il titolo dato non è il mio). Detto ciò.. credo che abbiate frainteso il mio messaggio. Non ho mai detto che chi non si sporca le mani deve stare zitto, né che le critiche non devono essere fatte. Anzi, sono sacrosante! Però ritengo e, credo fermamente, che queste debbano essere costruttive. Non sono caduta in nessuna trappola. Quando ho iniziato la mia avventura nell’Associazione avevo poco più di 14 anni, oggi ne ho quasi 26, fate un po’ voi i conti. Io, come tutti i miei coetanei, sappiamo benissimo che siamo soggetti a critiche e che potremmo sbagliare, anche ogni evento. Figuriamoci. Credo che l’umiltà non ci manchi. Come non ci manca la passione, la voglia, l’energia per farci rimanere ancora dove siamo. Quando dico di entrare a far parte di qualche associazione è proprio perché sono consapevole dei miei limiti, sono consapevole che ci sono persone accanto a me più brave, più preparate, con più esperienza che mi potrebbero insegnare e dare tanto. Perché non si finisce mai di ‘imparare’ e di scoprire. Per di più io sono una persona molto curiosa. E siccome sull’altro articolo si è parlato tanto ho lanciato il sasso.. un po’ provocatorio, ovviamente.. ma d’altronde siamo chiusini. Tutti. Io compresa.
    Un’ultima cosa, quando io dico che fuori dalle nostra mura bisogna parlare bene di Chiusi, è perché se non ci crediamo noi, chi può farlo?! Io se mi trovo con persone che non conosco di certo non gli vado a parlare delle infrastrutture che mancano, o di tutti i difetti che ci possono essere. Ma cerco di invogliarli nel venire a Chiusi, parlandogli della nostra storia, dei mille tesori che abbiamo, delle tante cose che facciamo. Forse sono punti di vista…

  7. enzo sorbera scrive:

    Francesco. La mia era una provocazione, che ha fatto centro vedo 🙂 Tornando al punto. Non mi pare che Arianna dica che si deve tacere, credo che inviti espressamente a un comportamento meno “distaccato” e più coinvolto. Magari lo fa facendosi prendere dalla foga di un caratterino che emerge piuttosto pepato, ma il suo è anche lo sfogo di chi si da da fare e raccoglie critiche che ritiene ingiuste. Penso che abbia fatto bene (come sottolinea Luciano: meglio uno scazzo che un bullettone :-)) e spero che, in futuro, si irriti anche per altre cose, coinvolgendo anche noi.

  8. Enzo, io non mi riferivo alla poesia di un endecasillabo, ma alla poesia di un mondo agricolo che non c’è più, ma che è sempre stato l’ispirazione della festa. In sostanza quella poesia che trovava in Fulvio Barni e nel compianto Aldo Rettori due grandi maestri. E bada che con Fulvio, ad esempio, ho avuto anche degli scontri feroci, ma non ho mai pensato che dovesse tacere.

  9. enzo sorbera scrive:

    Pur non conoscendola, sto con Arianna. Mi pare cioè che, pur sacrosante, le critiche partano da un partito preso: si fanno le cose per “richiamare” gente. E se cambiassimo prospettiva? Si fanno le cose per noi stessi e perché ci piace farle. Belle o brutte, poi lo vedremo. E’ un po’ come tutte le iniziative – istituzionali e non -: se nascono per “richiamare”, puntualmente sacrificano la popolazione o, almeno, ne perdono di vista esigenze e anche la voglia di divertissement.
    Francesco. Capisco la necessità della poesia, ma tra una portata di pici e una di fegatelli pare più adatto un ditirambo dionisiaco, piuttosto che un’elegia o un endecasillabo (si addice meglio col vino). O no?

  10. carlo sacco scrive:

    Donatelli, lei ha detto una cosa sacrosanta su come vengono vissute le critiche.Le cause fondamentali(poi se ne attivano anche altre)ritengo che siano due ma che agiscono in concomitanza l’una con l’altra in modo tale che ciò che ne viene fuori è quello di vivere una diversità da nemici: si critica perchè si vuole distruggere la posizione dell’altro che la vive come propria e ci si identifica sconfinando nel fatto della ”personalità”. Per cui se l’altro tende a distruggere le mie posizioni distrugge anche me e la mia identità personale e sociale.
    L’altra causa è quella dell’influsso su tale forma mentis che hanno avuto i media e che hanno accellerato i processi formativi su tali questioni.A verificare l’obbiettiva verità occorre notare i sensi di gratificazione e il loro opposto di fronte alle iniziative che vengono intraprese e partecipate.
    Non esiste e non ne esce mai o quasi mai una spiegazione sociale dell’errore o della insufficienza,e quando tutto spinge per raggiungerla e concepirla si devia o al massimo si rimane in silenzio. E’ la sottocultura che fa mancare le argomentazioni e che determina i comportamenti. Uno può anche sbagliare, ed è normale che avvenga, ma riconoscerlo molte volte contrasta con la nostra mancanza di umiltà. E’ quanto vediamo nel mondo che chiamiamo moderno.

  11. lucianofiorani scrive:

    L’intervento di Arianna Fè è puntuale ma tutti i commenti sottolineano solo l’aspetto delle critiche, legittime o no.
    Credo invece che, anche se con difficoltà (perchè è sempre difficile parlar chiaro con chi ci vive accanto), prima o poi dovremo entrare nel merito delle tante iniziative che le tante associazioni che ci sono a Chiusi promuovono.
    Siamo abituati generalmente a incoraggiare diplomaticamente tutti ad andare avanti, anche quando si pensa che non sia la strada giusta.
    Un po’ di ipocrisia in meno e qualche “scazzo” in più non ci farebbe che bene.

  12. marco lorenzoni scrive:

    L’impegno di chi “sporca le mani” con pici, fegatelli e magari con una chiave inglese per montare un capannone o un gazebo… è sempre encomiabile. Ma il risultato è sottoosto a giudizio, come qualsiasi altra attività pubblica (dalla politica, all’associazionismo, allo sport: Si può criticare un centravanti che non segna mai? Sì. E alloa si può criticare anche chi organizza feste che richiamano poca gente o che non raggiungono lo scopo, se così è…)
    Il problema è secondo me di cominciare a ragionare su cosa si propone, sulla qualità delle iniziative, e fare un raffronto con ciò che propongono i paesi limitrofi e non solo quelli… capire se i soldi e le energie spese sono spese bene e hanno un ritorno, se e come si possono migliorare le cose…
    Poi oguno ha il suo ruolo: le contrade organizzano i Ruzzi, la Stampa e l’informazione in genere informa, controlla, critica, racconta… No?

  13. Purtroppo le cose sono cambiate. Una volta le critiche venivano prese per quelle che erano, cioè le costruttive venivano sentite, le altre scartate. Oggi mi sembra che qualsiasi critica venga presa come un affronto a questa o quella organizzazione ed i suoi rappresentanti. Tempo fa scrissi che il palazzo Paolozzi che ospita la Foresteria sarebbe stato meglio impiegato, secondo me, per farci una residenza 5 stelle per accogliere quel particolare tipo di turismo. Apriti cielo e terra…..e non sul fatto dell uso del Palazzo, ma sulla sua gestione!

  14. anna duchini scrive:

    Buffa questa idea del criticare spacciata come mancanza di affezione verso il paese.
    Chi fa qualcosa è naturale che lo faccia mel miglior modo possibile a meno che uno non faccia apposta a far male le cose, ma qui si andrebbe sulla patologia.
    Che però non sempre i risultati siano buoni va messo nel conto da chi si adopera all’organizzazione delle feste come di qualsiasi altra iniziativa.

  15. marco farnetani scrive:

    Vedi Arianna anche tu, in totale buona fede, sei caduta nella trappola “allora veniteci voi”. Purtroppo non funziona così: chi si assume un impegno pubblico, e anche la partecipazione ad un’associazione lo è, si mette in gioco esponendosi alle critiche dei cittadini. So che puó apparire ingiusto, ma é normale sia così. Però tieni conto di due aspetti: primo le cose si giudicano nel medio-lungo periodo e dunque le critiche del momento sono cronaca che non é detto diventino storia; solo chi si mette in gioco si candida al riconoscimento storico dei meriti, e non certo i critici, ruolo marginale e spicciolo. Ma ovviamente si deve accettare di esporsi anche alla possibile bocciatura della storia. Cosí funziona

  16. PS: un po’ di sano campanilismo aiuta a trovare le energie per fare le cose e rende più simpatico lavorare. Se ci sono tre feste a chiusi (ruzzi, uva e rotoballe) lo si deve anche a questo.

  17. A parte il fatto che molti di noi lo hanno già fatto per anni e ora sono un po’ provati e quindi “tocca a voi ora tirare la carretta” perchè ne avete le idee ed energie. Comunque non è bello mettere a tacere tutti con il fatto che “noi si fanno le cose e voi zitti!”. Personalmente non credo nemmeno che debba essere vietato parlare male di Chiusi (una volta Mussolini faceva la guerra ai cosiddetti “disfattisti”).
    E poi qualche appunto può servire a far meglio le cose. Per esempio, parlando della festa dell’uva (parlo di questa perchè è l’unica che conosco, delle altre non sono competente), non credo che si configuri il reato di lesa maestà se dico che com’è stata lo scorso anno somigliava più alla festa della birra di Acquaviva che alla festa dell’uva di Chiusi.
    Preferirei trovarci un po’ di quella poesia che è stata persa. Se siete disponibili ne potremmo parlare, ma non me la sentirei più di mettermi a distribuire personalmente i pici e i fegatelli (ottimi!). Per questo mi deve essere proibito di comemntare?
    Non me ne volere Arianna, è un discorso che io e te avevamo già fatto in privato.

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