La forza dei numeri, il Piano strutturale e il bene del paese

di Pietro Bacosi

Vorrei partire dalla distribuzione del numero dei consiglieri comunali, così come stabilisce la legge, e dalla funzione democratica che dovrebbero avere.

E’ sempre stato così (nel dopoguerra) chi amministra ha un maggior numero di poltrone (VOTI) in Consiglio e le minoranze ne hanno di meno. Quindi, se dovessimo dare per scontato nella politica solo i numeri, chi perde non si dovrebbe neanche presentare in Consiglio per paura di perdere con i numeri.

Ma la storia insegna che si vince anche con il numero di chi ci da ragione fuori dal Consiglio (l’opinione pubblica).  Se capisce il suo peso (l’opinione pubblica) conta e può darsi che in futuro possa sempre contare di più. Il problema è che anche i consiglieri della maggioranza, sapendo di difendere gli interessi dei cittadini dovrebbero, per fare piu bella figura, mettersi una mano sulla coscienza ed accettare il dialogo con le minoranze, per poi votare in Consiglio quello che è piu giusto per questo paese e per i suoi cittadini.

Ma se uno va a governare e scambia la coscienza con la poltrona allora non mi si venga a parlare di democrazia. Non voglio dire che chi si oppone abbia sempre ragione, come del resto nemmeno chi comanda ce la può avere sempre, ma se una persona accetta di essere votata per amministrare, una volta che si è insiediata deve pensare al bene del paese al di là della tessera che può avere in tasca.

E questo vale, naturalmente, anche per la minoranza che mette il suo impegno in Consiglio per far capire che ci sono degli errori, da parte di chi amministra, nocivi al nostro paese e, a volte, anche per dare dei suggerimenti per lo stesso bene comune. Quindi i numeri a volte valgono meno, della coscienza, se tutti uniti ragionando facciamo del bene a questa città per il bene di tutti, questa e’ la democrazia.

Potrei capire il far valere la forza dei numeri da parte dell’Amministrazione se le minoranze operassero per demolirla senza una ragione; ma i cittadini, con intelligenza, sarebbero giudici a tutto ciò. Mentre se le minoranze spiegano le ragioni forti, come nel caso del Piano strutturale, per il quale sono venute indicazioni critiche anche nelle varie assemblee da parte di cittadini, allora la maggioranza non ragiona se si avvale solo dei numeri. Perchè significa che la vuole vinta per forza.

Allora il popolo di Chiusi ragioni e si faccia un esame di coscienza. Almeno quelli che in questa partita non hanno nessun interesse diretto, infatti non si sa chi ne godrà di questa scelta. Secondo me, per il bene del paese, sono altre cose che porterebbero benessere ai cittadini e alle loro famiglie. Guardatevi intorno… questo paese sta morendo e se non ci sara’ lavoro, i giovanni se ne andranno a stare da un’altra parte (chissa’ dove) e così dopo anche le case avanzeranno ancora di pù. Sia quelle che lasciano i giovani che i vecchi, perchè purtroppo anche i vecchi se ne vanno.

Altra cosa sarebbe se costruissimo per le esigenze di un aumento di popolazione. Se in questo paese aumentassero i posti di lavoro invece di sparire come sta succedendo da un bel po’ di tempo (sia per trasferimenti che addirittura per chiusure) il discorso sarebbe diverso.

Ottenere il bene per questo paese e’ fare il bene di tutti. Non facciamo altri danni oltre a quelli che abbianmo già fatto sperperando tante risorse che è forse la ragione per cui non ci sono piu i soldi. Così mi risulta che sia stato detto. Sono un semplice cittadino pensionato di Chiusi, non alloggio in nessun partito ma li rispetto tutti… quando se lo meritano.

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3 risposte a La forza dei numeri, il Piano strutturale e il bene del paese

  1. pscattoni scrive:

    Carlo (Sacco) perché non ci si opponga con maggiore forza non lo so. la predica non può essere certo rivolta a me. Sulle follie dell’urbanistica di Chiusi io parlo a voce alta da circa 35 anni. Posso anche ricordare che in certi periodi i militanti di un partito che tu conoscevi bene neppure mi salutavano (salvo rare eccezioni. da me molto apprezzate). Giusta la citazione di Smith che probabilmente oggi non si riconoscerebbe nelle posizioni di coloro che si dichiarano suoi seguaci. D’altra parte così sarebbe anche per Carlo Marx, io cui ultimi scritti sono stati per lungo tempo tenuti nascosti in Unione Sovietica. Comunque senza citazioni io ritengo giusto quello che altri economisti sostengono: il lavoro e l’ambiente non possono essere ricompresi nelle regole del mercato che è uno strumento che ci si dà e non un meccanismo “naturale” insisto nella complessità dei rapporti umani. Ma torniamo al nostro Piano strutturale. Lo adotta e lo approva il Consiglio comunale e se quel consesso lo vuole, la sanzione (se la procedura formale non è illegittima) non può essere che politica.
    Siccome però alcuni passaggi del procedimento riguardano anche Regione e Provincia, anche loro governi elettivi, nei loro confronti dobbiamo dunque utilizzare tutti gli strumenti a nostra disposizione, comprese le osservazioni.

  2. carlo sacco scrive:

    Anche se non amo le citazioni ma qualche volta si debbono pur fare,vorrei riportare una frase non di adesso ma del 1776 e l’autore è un certo Adamo Smith che senz’altro a molti dirà qualcosa…:”La diffusa saggezza convenzionale economica,ma anche politica, è tutto meno che stabile e spesso arriva a teorizzare,in poco tempo,proprio l’opposto di quanto sosteneva nella fase precedente.Eppure ogni volta che viene impostata una nuova ortodossia,i suoi sostenitori sono sempre traboccanti di fiducia.Peccato che nel vautare retrospettivamente gli eventi, ci si trovi sempre quasi d’accordo che le politiche”non hanno conseguito i loro obbiettivi dichiarati” perchè erano in realtà fondati su pessime idee.E queste ricorrenti pessime idee,spuntano unicamente perchè favoriscono l’interesse di qualche gruppo di potere.Non ci sono dubbi che questo accada regolarmente.” Quindi io mi chiedo se in presenza di questo, chi fa opposizione perchè non si oppone in maniera decisa ?Per rispondere a Paolo Scattoni:lo sò che la democrazia funziona per voti ma in presenza di tale problema il danno(supposto che lo sia)quando è fatto è fatto. Ed allora se così stanno le cose e la mia domanda è provocatoria:perchè chi si oppone non lo fa in maniera decisa ?Posso sbagliarmi ma dal di fuori come sono stato osservatore ho notato che fino a questo momento si è girato intorno a cose e si è dato spazio a modalità di reagire inconcludenti che non spezzano quelle decisioni( in pratica abbiamo assistito ad iniziative che non modificano minimamente ciò che è stato deciso).La mia domanda è provocatoria lo sò,e la citazione di Smith potrebbe benissimo essere applicata sia alla maggioranza che all’opposizione,ma attende risposta.

  3. pscattoni scrive:

    Sono d’accordo che su un tema del genere debba esserci un confronto continuo e pubblico. Purtroppo dopo 13 anni il piano è stato portato ad adozione senza che le tante decisioni che il Piano contiene siano state discusse nel momento che sono emerse come esigenza generale o anche di specifici settori o addirittura di singoli. Non c’è niente di male che queste esigenze emergano, il male sta nel non averle rese pubbliche e quindi discusse. Poi chi ha i voti in consiglio decide e chi invece vota alle elezioni giudica sulla base di quanto è stato fatto.

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