I “Viva Maria” del terzo millennio

di Carlo Sacco

Vorrei riallacciarmi al post di Barni sul movimento dei “Viva Maria”, perchè credo ci sia l’esigenza di riflettere, non per dare giudizi. Le certezze sfumano a grande distanza e non resta che considerare i fatti che si produssero.

Con le dovute differenze, credo di vedere analogie con la situazione attuale e con quanto si sta preparando per l’Italia. Naturalmente occorre tener prsenti i rapporti sociali, economici e di potere all’epoca dei fatti, soprattutto in una Italia che aveva al proprio interno una miriade di regni, potentati, di spezzettamenti economici con leggi e disposizioni diverse che segnavano comunque il “modus pensandi”.

Questa struttura forniva una massa enorme di manovra alle varie istituzioni (fra cui la Chiesa). Sudditi che rischiavano di essere “contaminati” dai postumi della Rivoluzione Francese, e che avrebbero costituito un serio pericolo, quasi mortale per chi regnava nelle nostre terre. Il potere, di qualsiasi natura esso sia -ormai lo abbiamo imparato bene- tende a perpetuare se stesso e non tollera novità, poiché le valuta sempre un “veleno per il popolo e per le masse”, contrarie quindi alle proprie esigenze di prevalenza. Si schiera quindi, senza mezze misure, con tutte le proprie forze, a difesa del proprio “castello”, facendo -e va sottolineato- soprattutto forza sullo status economico del popolo che il giorno prima opprimeva con tasse e gabelle, con leggi a favore dei patrimoni agrari e contro gli interessi della ciurma di schiavi che amministrava per poi apparire come salvatore, come unica speranza.

Era proprio questo un punto di forza della reazione: il far passare come sovvertitrice agli occhi dei non abbienti il giacobinismo che ancora restava dalla Rivoluzione Francese, dicendo a destra e a manca che i Francesi erano i nuovi pirati, che si sarebbero appropriati delle terre, degli armenti ed infine della libertà di quegli oppressi. Bastavano pochi trucchi di bassa levatura per convincere quella gente: effigi della Madonna che cambiavano colore e lucentezza ad Arezzo oppure altre miracolazioni a cui, chi non aveva strumenti di conoscenza (ed era il 99,9 % della gente), era normale che si sottomettesse e accettasse.Tutto ciò formò una grande massa reattiva che produsse scontri, violenze e lutti a non finire e che coinvolse perfino i sentimenti antisemiti a Siena dove, si dice, almeno 13 persone di religione e credo semita siano stati bruciati dal popolo sapientemente imbeccato.

Oggi, almeno, nel cuore dell’Europa non esistono guerre di religione, ma quella che si profila può essere peggio di una guerra di religione. Sarà un cambiamento sociale e di pensiero enorme, un cambiamento economico al quale tutti, ci dicono, dovremo sottoporci .E’ per questo che si sono rapidamente messe a punto linee operative per ammansire il gregge, pena “l’esclusione, il caos, la violenza, la perdita della libertà, lo stato autoritario”. Da destra a sinistra proclamano la “responsabilità per l’Italia”. Hanno accettato l’ammucchiata con l’introduzione dell’ombrello di Cipputi, e il fatto che si dica che tutti siamo sulla stessa barca risulta un’ulteriore “presa di giro”.

Ma come? Quelle stesse volpi, che hanno prodotto strumenti finanziari, regole di Maastricht…quali animali da rapina messi a guardia del pollaio che hanno depredato fino a ieri mattina oggi si svegliano e ci dicono: signori, la benzina è finita, il motore si spegnerà se non lo alimentate di nuovo a lacrime e sangue.

E si continua a dar loro credito invece di premere per cambiare i termini delle questioni! Ci stanno provando da un po’ e alcune idee hanno attecchito bene tanto che non sarà facile estirparle. E allora -dico io- ben vengano! Gli schieramenti che si sono formati nel nome di un’unità di passeggeri sulla stessa barca, invocata da Casini, da Napolitano, dalla destra (sbavante livore perché gli è stato istituzionalmente tolto quel potere avuto dal popolo), fino al PD che è ormai dichiaratamente prono al centrismo accettandone tutte le caratteristiche politiche, ebbene, tutta questa massa che si rimesta nel ‘’paiolo’’ della crisi, rischia di formare una deriva di destra, ancora più populista di quanto non fosse il PDL di Berlusconi.

L’Italia, è bene ricordarlo, non è un paese di sinistra ma di destra, culturalmente individualista e anarcoide, quindi con tutte le prerogative per un nuovo sbocco alla “Viva Maria”.

La destra, nostrana ed internazionale, consapevole di questa realtà, con i rimasugli di una “sinistra” non più sinistra (che ha svenduto tutto il proprio patrimonio culturale) è il peggior detonatore per una involuzione generale del nostro paese. Ricordiamoci che il fascismo nacque in Italia e il suo cuore culturale è qui dove siamo noi. Non crediate che gli appelli ai valori della Resistenza citati nella Costituzione valgano molto. Di fronte ad un popolo imbelle il potere vero (e quello degli incappucciati) cambia le carte in tavola in quattro e quattr’otto, per farci credere che le cose le abbiamo decise noi. Tutto questo è già avvenuto sotto gli occhi di tutti (Europa, FMI, anche americane, corporations…).

E’ quanto avviene oggi con Monti, che recita che occorre rimboccarsi le maniche, dopo che le loro regole -e non quelle dei meno abbienti- hanno prodotto il macello. E di là del Tevere ci si frega le mani, come sempre è accaduto nei secoli. I vari Casini gongolano.

I “Viva Maria’’ stavolta possono essere molti di più, potenzialmente il 75% della popolazione italiana. Vediamo se rifletteranno su chi li guida e per quali finalità, ma ho molti dubbi, perché la storia nella maggior parte dei casi, purtroppo, è destinata a ripetersi.

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