di Paolo Scattoni
Il dibattito sviluppato recentemente sulle dimissioni della presidentessa della fondazione Orizzonti non deve essere disperso. Rispondo all’invito di Romano Romanini non per le ragioni che scherzosamente indica, quanto piuttosto alla necessità che qualcuno deve pur partire. Sintetizzare le proposte emerse non è semplice. Quello che scrivo sarà sicuramente oggetto di critica che spero sarà poi seguita dalle proposte di correzione. Vediamo se insieme possiamo procedere. Ecco le proposte che posso sintetizzare:
1) Opzione zero. La Fondazione rimane. Il festival e le altre attività saranno organizzate sulla scia dell’edizione di quest’anno come da previsione 2015.
2) La Fondazione rimane. Pompili viene sostituita. Si ridimensionano le attività rispetto alle previsioni 2015 a causa di una diminuzione delle entrate.
3) La fondazione rimane, ma si può anche trovare una gestione alternativa. Si ridimensionano drasticamente i costi ma vengono valorizzate anche risorse locali (p.e. la banda, compagnie teatrali, etc.).
4) Come opzione 3, ma si aggiungono borse da mettere a concorso per compagnie e singoli che oltre alla borsa potranno godere degli incassi. La scelta di delle proposte avverrà tramite valutazione comparativa.
5) L’associazione a iniziative locali consolidate come il Cantiere di Montepulciano.
6) Una ristrutturazione completa sulla base di un indirizzo culturale ben preciso “l’obbligo di tracciare le linee di un’alternativa realistica, entrando nel merito. Nel caso di Chiusi oltre alle scelte – o alle articolazioni – tra i dualismi di base (Locale/Nazionale – Cultura/Turismo culturale – Teatro&Musica/ Eterogeneità – Chiusi Città/Scalo)
In teoria e, spero anche in realtà, i voti sono stati dati dai cittadini in base ai Programmi elettorali presentati. Si potrebbe partire dal “riesumare” quelli. Nel caso dell’attuale Maggioranza – essendoci piena continuità con quella precedente – andare a prendere quelli delle due ultime elezioni e vedere cosa era previsto per il settore Cultura e per il settore Turismo. Chissà, magari si crea un inaspettato consenso trasversale proprio sui contenuti di quei Programmi. A volte infatti si può condividere un Programma ma non avere avuto fiducia in chi lo dovrebbe attuare….chissà…
Ripondo a Paolo (PMiccichè). Sono d’ccordo che un festival come quello di Orizzonti, debba trovare un’ “anima”. Paolo ci ha anche suggerito qualche idea interessante come quella della molticulturalità che Chiusi Scalo, ad esempio, rappresenta.
Gli indirizzi, però, sui possibili programmi debbono essere guidati da una molteplicità di criteri. La valutazione multicriteri è un po’ complessa. Un criterio fondamentale è quello delle possibili soglie di finanziamento. Ormai i 370.000 euro ipotizzati nel bilancio del 2015 sono un pio segno. I finanziamenti regione e ministero sono ridimensionati. Gli sponsor (per esempio la banca) non sono più gli stessi.
Un altro criterio è quello dell’attrattività turistica. Quante presenze turistiche in più si vogliono ottenere con il festival. Più complesso è misurare gli effetti sulla formazione musicale e teatrale. Qualche indicatore lo possiamo pur trovare, così come pure la valorizzazione delle risorse locali.
La scelta dei criteri e degli obiettivi spetta al decisore politico, ma per chi crede nella partecipazione le opinioni della popolazione possono servire
Le domande di fondo sono molto semplici:
– a cosa serve la Fondazione?
-che funzione ha per Chiusi il Festival Orizzonti?
Gli eventi che produce a che cosa e a chi servono? Ai cittadini di Chiusi? Al pubblico del territorio circostante, cioè quello umbro-senese? Al pubblico nazionale? Al turismo culturale sia direttamente che per l’indotto?
Soprattutto alla seconda domanda io non so trovare una risposta, nemmeno per le edizioni di “Orizzonti” degli anni passati, cioè prima della Fondazione e della gestione Cigni.
Credo quindi che vadano prima individuate quali sono le esigenze di Chiusi e del suo territorio di riferimento e poi pensate quelle manifestazioni che, integrate fra loro, producano risultati rispetto alle premesse sia culturali che di ritorno economico.
Bisogna però che le linee generali siano individuate dalla politica, che è poi quella che dovrà gestirle nella loro complessità. Dopo aver tracciato le linee poi gli addetti ai lavori potranno riempirle di contenuti e di modalità.
Per quanto riguarda me le opzioni sono tutte accettabili e promettono bene escluso, naturalmente, la numero 1 che non è una opzione, è soltanto il continuare con una grande e fatta bene idea allestita nel posto più sbagliato che ci sia, cioè Piazza Duomo.