Non può il titolo di un articolo creare un malinteso così evidente. Perché di questo si tratta.
L’articolo di Luca Scaramelli https://www.chiusiblog.it/?p=12031 , a parte il titolo, che anch’io ritengo poco azzeccato e che non è opera dell’autore, è perfettamente in linea con quello che era l’obiettivo dell’incontro, con quanto è emerso dall’incontro stesso e, mi sembra, anche con quelli che sono i propositi dell’associazione ABC.
Nell’articolo si parla infatti di un incontro tra le opposizioni istituzionali e alcune associazioni che avevano manifestato perplessità abbastanza marcate, anche in occasioni pubbliche, sul progetto di Piano Strutturale, senza nessuna volontà di “arruolare” tali associazioni in formazioni partitiche. Se poi qualcuno, al di fuori di tale contesto e a titolo personale, per altro cosa pienamente legittima, dà giudizi diversi, non credo che questo debba essere preso a pretesto per lanciare accuse prive di ogni fondamento sui risultati dell’incontro.
Altrettanto chiare erano le considerazioni sulle conclusioni dell’incontro: decidere un piano d’azione comune tramite un “Comitato tecnico”, quindi niente di partitico ma esclusivamente tecnico, per coordinare e redigere alcune osservazioni, basate su elementi condivisi, da portare poi all’attenzione dei cittadini.
Non mi sembra che ci siano gli estremi per tutta la serie di distinguo che sono nati, a meno che, questi non siano causati da stereotipi che dovrebbero far parte del passato e che dovrebbero essere accantonati, perlomeno in casi, come questo, di evidente prevalenza dell’interesse pubblico.
@Marco Lorenzoni. La conoscenza delle procedure in questi casi è importante. La lottizzazione di Monticchiello sì è potuta realizzare perché il Piano Regolatore la prevedeva. Era un piano approvato negli anni ’80 e redatto dallo stesso architetto che poi ha progettato il piano di lottizzazione.
L’intervento del ministro è arrivato dopo i fuochi, quando cioè si andava a rimettere in discussione diritti edificatori acquisiti.
Tutto ciò è potuto avvenire non solo perché il piano era sbagliato ma anche perché lo strumento urbanistico non è stato oggetto di adeguato controllo da parte della Regione. Magari la disattenzione poteva essere evitata con osservazioni ben fatte.
Mi torna in mente la famosa vicenda delle villette di Monticchiello (quelle relaizzate nella cosiddetta “Aia del popolo”) che tanto fece parlare qualche anno fa. Beh, in quel caso Regione e Provincia diedero parere contrario e ragione a chi si opponeva alla lottizzazione. Il Ministero dell’Ambiente pure (c’era Rutelli all’epoca). Impegnandosi addirittura per far “mitigare il danno”. Ma alla fine le villette le hanno fatte lo stesso… Perchè l’ultima parola spetta comunque al Comune. Tra l’altro in quell’occasione il “movimento” di opinione ci fu e fu veramente consistente e ampio, ma non fu sufficiente. Figuriamoci se il movimento non c’è o è ristretto a pochi intimi…
Secondo me -e mi sono anchestancato di ripeterlo – si possono e debbono fare le osservazioni, supportate da conoscenze tecniche e di normativa, ma questa vanno accompagnate da un’azione politica esternam tra le gente, anche perchè più persone sostengono un’azione, più c’è speranza che quell’azione abbia successo (anche nel caso di una valutazione delle osservazioni da parte di enti superiori). Le ossservazioni fatte da un tavolo tecnico o gruppo ristretto sono utili e possono contribuire a mimimizzare il danno o a evitarlo… e sarà azione meritoria quella di chi chi le redige…
Ma a Chiusi, anche sul Piano Strutturale, è mancata e manca la politica, cioè il confronto aaperto, pubblico. Finora quanti interventi – in pubblico – si sono sentiti a favore del Piano? Eppure ci sarà chi lo sostiene… Gli interessi veri che vi sono dietro possono emergere anche dalle osservazioni, ma saranno più chiari a tutti se emergeranno pure in discussioni pubbliche e nel confronto politico…
Purtroppo anche su questo blog, come sulla stampa (la poca che ne parla) il confronto è rimasto finora ristretto a pochi intimi e tutti della stessa parte. (questi post a comento agli articoli di Sacramelli e ora di Cioncoloni ne sono la riprova)
Mi risulta arcano il perchè non si possa procedere ad ambedue le strategie e vengano invece assoggettate ad un aut-aut; anche perchè la seconda è una delle azioni conseguenti della prima. La seconda da sola avrà invece bisogno sempre di un gruppo illuminato che vede più lontano degli altri e non è per niente detto che una volta ottenuto il risultato la maggioranza della popolazione sia d’accordo.
Mi è poi difficile capire quale sia il soggetto, chi sia questo “noi”. L’obbiettivo finale dovrebbe essere quello di creare un’alternativa al governo di Chiusi alle prossime elezioni e il “noi” deve essere un soggetto riconoscibile. Sembra che a Chiusi si dia invece per scontato che ci sia una Maggioranza “perpetua” e che il compito della Minoranza “perpetua” sia solo quello di escogitare soluzioni per metterla in difficoltà e tutt’al più qualche volta “strappargli il servizio”. Se ci si accontenta di questo… timone a dritta e attenti agli scogli.
Facciamo un esempio. Noi siamo contrari alla proposta della maggioranza riguardante l’edificazione sulla collina tra Chiusi Città e Chiusi Scalo per motivi politici, economici, ambientali ecc. Facciamo una bella battaglia politica, sensibilizziamo migliaia di persone, facciamo manifestazioni e assemblee ma la maggioranza, legittimamente, visto che ha i numeri dalla propria parte, non accetta di cambiare la proposta e la collina diventa edificabile. Oppure facciamo le nostre osservazioni al piano dimostrando che la proposta è insostenibile e in contrasto con le leggi e in seguito a ciò un qualsiasi ente sovracomunale boccia la proposta della maggioranza e la collina non diventa edificabile. In quale dei due casi abbiamo ottenuto un successo? Nel secondo caso abbiamo ottenuto un risultato tecnico o politico, di massa o di elite? E soprattutto é non è duraturo? Una volta stabilito che lì non si costruisce lì non si costruirà mai e avremo ottenuto l’approvazione e il consenso di tutti coloro che la pensano come noi.
Si fa quel che si può. Intanto con questo blog, che ogni volta che pubblica articoli sul piano strutturale e le osservazioni ha significativi aumenti di visite. Poi ci saranno, si spera, le iniziative pubbliche, fra le quali spero di poter includere anche il workshop che ho proposto.
Se non diventa di dominio pubblico – e di consenso pubblico – rimane un’azione elitaria e soprattutto, se non dotata di una serie di requisiti, non ha valenza politica. Quante volte è successo che anche singoli cittadini hanno dato scacco ad organismi grandi e potenti, armati solo di buone ragioni e degli strumenti tecnici. Però una causa vinta da un solo americano contro una grande casa farmaceutica non è mai diventata un atto politico e quindi non ha mai prodotto risultati duraturi. Certo, tutto fa brodo ma non diventa un pranzo, soprattutto un pranzo “collettivo” e duraturo.
I cittadini della provincia di Siena e quelli della regione Toscana hanno eletto i loro rappresentanti perché vengano rispettate ambiente e paesaggio secondo i dettami del Piano Territoriale di Coordinamento e il Piano di Indirizzo Territoriale che quei livelli di governo si sono dati. Questo è il significato delle osservazioni, ricordare quei valori che il Piano Strutturale non può contraddire quei piani. Niente di elitario dunque, ma ricordare il rispetto degli strumenti che i cittadini si sono dati. La democrazia non si ferma ai confini comunali.
I cittadini di Chiusi hanno fatto una scelta e questa scelta va rispettata, Piano Strutturale incluso; anche perchè non percepisco in giro un grande dissenso popolare a cui dare corpo. L’opposizione, a mio parere, dovrebbe soprattutto indicare una strada alternativa e cercare, su questa, consensi nella società civile. Una strada alternativa dubito la possano indicare soggetti eterogenei. Si può certo giocare la carta, assolutamente legittima, delle incongruenze tecniche ma è un’operazione politicamente poco significativa, con il fiato corto e, a mio gusto, anche un tanticchio elitaria.
@ Micciché
M’hai capito benissimo. Certo che l’analisi deve fondarsi su un substrato qualitativo, altrimenti diventa solo una battaglia tra numeri.
@ Cioncoloni
Ma non è una questione di sapere chi ha ragione o chi ha torto: vorrei capire il perché si possa parlare di “fronte del no tecnico” senza dare un più ampio respiro a quel no. É insensato: o si è daccordo con il disegno (politico) del Piano, o non lo si è. I numeri seguono di conseguenza…
La morale del mio intervento voleva essere: “ciascuno chiami la collaborazione come meglio crede, tecnica, politica o altro, però, se condividiamo gli obiettivi, portiamola avanti”. Non ha nessun senso pratico, anche se retoricamente lecito, continuare a sottolineare le sfumature per cercare ad ogni costo di capire chi ha ragione o chi ha torto.
Paolo Scattoni ha spiegato molto bene, in molti suoi interventi, che il piano strutturale è sicuramente un provvedimento politico, però politicamente abbiamo perso e non possiamo fare niente per ribaltare il risultato perché il luogo del dibattito politico, il consiglio comunale, ci ha visti sconfitti per 9 a 4.
Quello che possiamo fare è combattere contro la struttura “tecnica” del piano, quella cioè che costituisce il presupposto su cui si basano le scelte politiche della maggioranza e lo possiamo fare mettendo in risalto quelle che sono le contraddizioni interne e le difformità con le leggi sovracomunali. Per fare questo c’è bisogno della maggiore unità e collaborazione possibile tra tutti coloro che, di qualsiasi parte o categoria, singoli o associati, condividono l’obiettivo, a prescindere, possibilmente, dalle sigle “partitiche” che troppo spesso confondiamo con la politica che invece, giustamente, è insita in ogni atto che compiamo
Il titolo era “fronte del NO” che mi pare rispecchi la realtà di un gruppo eterogeneo di soggetti che però non sono d’accordo con questo Piano Strutturale (ma forse hanno ricette diverse qualora si andasse ad una fase propositiva).
Luca Scaramelli parla infatti di: “Un Piano che non ha le qualità per programmare il futuro di Chiusi. ” Se ne deduce che non ci sono solo contraddizioni o incongruenze tecniche ma c’è anche un’analisi qualitativa sull’impostazione “politica” di questo Piano. Spero di aver bene inteso l’intenzione di Tomassoni ma faccio mia la sua frase conclusiva: “….dài che son questi distinguo che fanno male alle coalizioni, non gli obiettivi…”
D’altronde a Chiusi – negli ultimi lustri – anche le varie opposizioni non hanno certo brillato per lucidità, visti i risultati.
Questo “tavolo” non chiamiamolo “tecnico” magari chiamiamolo gruppo ristretto perché un testo non si può redigere in cinquanto o cento e sono comunque necessarie alcune conoscenze delle procedure. E’ evidente che un’azione come quella prospettata è politica come lo è l’attività urbanistica in generale: la formazione di un piano passa attraverso più voti del Consiglio comunale. Quindi più politica di così!
Quella che mi pare si legga sottotraccia è la preoccupazione per la partecipazione diretta di alcuni partiti o liste rappresentate in Consiglio, quindi una connotazione partitica oltre che politica che come detto è inevitabile. Personalmente sono impegnato in questa iniziativa e non ho percepito il condizionamento di partiti e liste di opposizione delle quali non faccio parte. Per favore non incartiamoci in beghe che non ci interessano.
Sia chiaro a tutti, una volta per tutte, IL FRONTE DEL NO è stato solo un piccolo senzazionalismo inserito nel titolo, il contenuto del mio articolo è la pura e semplice cronaca dell’incontro di ormai due settimane fa, i cui contenuti e le cui conclusioni furono condivise da tutti i presenti rappresentanti varie liste, partiti e associazioni culturali e bene ha fatto Giorgio (Cioncoloni) a ribadirlo con quanto scritto sopra.
Riferendomi poi ai commenti sul mio articolo vorrei affermare che la diatriba tra tecnica e politica, in questo caso, non ha nessun senso di esistere, non ha senso discutere su quale delle due sia più importante o preponderante, ci sono due versanti uno politico che è l’ispiratore del piano, anzi potremmo dire l’assenza della politica da anni a Chiusi che produce i risultati che abbiamo sotto gli occhi, l’altro è tecnico e in questo momento è quello che la primavera porta avanti, perchè l’arma delle osservazioni ha bisogno di solide basi tecniche, in regione non discuteranno la filosofia che ispira le osservazioni stesse ma la loro solidità da un punto di vista tecnico/legale.
Le infinite discussioni e speculazioni in questo momento non servono al buon fine del lavoro, chi semina zizania porta solo acqua al mulino di chi vuole cementificare a tutti i costi una parte del nostro territorio che è un bene finito e non riproducibile.
Ma, insomma. Un gruppo di cittadini che si coalizza per minimizzare i danni che causerebbe un piano regolatore, fa politica o no?
Perché qui ci stiamo veramente nascondendo dietro ad un dito…
Monti fa politica o no? Dài che son questi distinguo che fanno male alle coalizioni, non gli obiettivi…