Troppe incongruenze. Il Piano strutturale va modificato

di Giorgio Cioncoloni*

Il nostro giudizio complessivo sul progetto di Piano strutturale che è stato presentato è un giudizio negativo.

Per chiarezza però bisogna dire che ciò non significa che non condividiamo nulla. Non siamo contro per partito preso però ci deve essere concessa la dignità di avere una visione diversa da quella dell’amministrazione e ci deve essere concessa la possibilità che le nostre osservazioni vengano esaminate e poi, se non condivise, respinte con motivazioni serie.

Alcuni concetti di base sono condivisi e facevano parte anche del nostro programma elettorale e quindi non sarebbe corretto tacerli. Mi riferisco a tutta la parte riguardante il recupero dell’edificato che deve essere la base per il rilancio dell’economia commerciale che può sopravvivere e svilupparsi solo se i centri storici tornano ad essere abitati. Penso a tutta la parte riguardante l’edificabilità produttiva che è giusto sia prevista in quei contenitori naturali che abbiamo a disposizione (ex centro carni) che però non devono diventare sede dei soliti capannoni commerciali, oramai inflazionati, ma incubatori di imprese innovative che possano creare una nuova economia che dia occupazione ai nostri giovani che più di tutti stanno pagando le conseguenze di una crisi che è mondiale ma che localmente nulla è stato fatto di quello che si poteva fare per alleviare.

Non condividiamo tutta la parte relativa alle nuove urbanizzazioni residenziali perché si tratta di consumo di territorio sostanziale, specie in alcune zone di pregio ambientale, che non ha nessuna motivazione forte per essere attuata.

I professionisti incaricati della redazione del progetto di Piano hanno fatto un ottimo lavoro nella parte in cui hanno lavorato da soli. Sia la parte conoscitiva che quella generica della relazione generale è in gran parte condivisibile soprattutto dove si richiama l’importanza della salvaguardia dell’ambiente come elemento di forza dello sviluppo della città.

Chiusi scalo si è sviluppata su di un supporto fisico apparentemente ospitale: i suoli pianeggianti della bonifica hanno garantito un agevole insediamento per infrastrutture, edifici residenziali, edifici produttivi. Tutto ciò ha portato sviluppo e benessere, ma la continua sostituzione di suoli agricoli con suoli urbanizzati ha generato problemi idraulici e gli eventi alluvionali dell’agosto 2006 non sono un segnale incoraggiante. Dopo una lunga stagione di espansione urbana, Chiusi deve risolvere i problemi posti dalla sostenibilità, problemi con i quali si confrontano tutte le città d’Europa.

Anche perseguire la sostenibilità urbana è una linea di lavoro che consentirà a Chiusi di rimanere un passo avanti: si dovrà arrivare alla Chiusi del 2020 urbanizzando il minimo possibile dei suoli attualmente agricoli, massimizzando l’utilizzo delle iniziative avviate (il nuovo centro sportivo, il centro intermodale), recuperando le situazioni di degrado urbano (Fornace di Montorio, Area della Ciana), valorizzando le aree industriali dismesse o sottoutilizzate, ponendo mano agli interventi e alle manutenzioni necessarie a rendere efficienti e sicure sia le reti idriche artificiali che i corsi d’acqua”.

Queste, e molte altre, sono le considerazioni condivisibili, che pervadono la parte dove i progettisti hanno lavorato da soli. Poi arrivano le conclusioni politiche che si esplicano nelle tabelle dimensionali che prevedono 106.000 mc di nuove urbanizzazioni residenziali, corrispondenti a 354 nuovi alloggi, di cui 206, nella collina tra Santa Caterina, Poggio Gallina e Chiusi Città.

Montallese” dicono i progettisti “sembra aver raggiunto una soglia di equilibrio che non ne consiglia consistenti incrementi quantitativi ed occorrerà operare soprattutto in termini di qualità”.

A Montallese però si prevedono 98 nuovi alloggi. Con quale coerenza?

Sono tutte previsioni senza una motivazione forte, non basate su dati concreti e assolutamente incoerenti con il contenuto della parte generale.

Due mesi fa si è parlato infatti di una previsione di crescita della popolazione, che però non era basata su nessuna proiezione scientifica. Oggi si parla di una previsione di crescita delle famiglie senza sapere su quale indagine e senza considerare il trend di calo della popolazione se consideriamo che i residenti stranieri, che sono quelli che negli ultimi anni hanno permesso il mantenimento demografico, sono ciclici e quindi, dopo l’aumento degli ultimi anni subiranno senz’altro una diminuzione.

Si pensa poi a uno sviluppo economico basato sull’edilizia residenziale ma è un concetto oramai superato perché l’edilizia residenziale di per sé non costituisce più una forma di sviluppo. Lo dicono gli stessi impresari edili nella loro relazione annuale: “ Ora bisogna fare un salto di qualità e pensare al rilancio delle città attraverso un piano straordinario di manutenzione degli edifici, di riqualificazione delle periferie, di innovazione energetica, interventi che sarebbero in grado di dare ossigeno alle nostre imprese”

A Chiusi di riqualificazione ce n’è per 1.000.000 di metri cubi quindi in perfetta linea con le indicazioni degli impresari edili stessi. Una tabella ci dice poi che in undici anni, 1998-2008 sono stati utilizzati solo una media di 4.350 mc annui nonostante ce ne fossero a disposizione molte decine di migliaia.

Allora la previsione di nuove urbanizzazioni residenziali sono un elemento da perseguire?

Secondo noi no perché l’idea di sviluppo economico e demografico basato sull’edilizia residenziale è un concetto vecchio, superato, che non ha dato nessun risultato negli ultimi decenni e non ne darà in futuro.

Chiusi ha bisogno di nuove strategie di sviluppo che nel progetto di piano non si intravedono e che non possono essere soddisfatte semplicemente prevedendo nuove urbanizzazioni.

Se ci sarà incremento demografico potrà essere solo la conseguenza dell’insediamento di attività produttive innovative che creino posti di lavoro. Ma tale incremento demografico può trovare benissimo posto nel già edificato sfitto o da ristrutturare. Pensiamo solo all’area della ex fornace o a tutti gli appartamenti vuoti che nessuno si è preoccupato di censire e che invece sarebbe stato un dato importante da conoscere.

Quindi noi auspichiamo che l’amministrazione prenda in considerazione la revisione della parte del progetto relativa alla nuova urbanizzazione per perseguire invece una salvaguardia più attenta dell’ambiente anche in linea con i proclami che ogni volta vengono fatti dopo le calamità naturali e che poi vengono subito dimenticati.

*Capogruppo de La Primavera di Chiusi

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2 risposte a Troppe incongruenze. Il Piano strutturale va modificato

  1. pmicciche scrive:

    Paolo Scattoni: “la riqualificazione porta molto più lavoro del nuovo che molto spesso utilizza imprese esterne”
    Questo è un ottimo “punto di comunicazione”. Nel senso comune, l’equazione mattone=sviluppo è dura a morire, così come l’idea che molte aziende locali del settore vadano sostenute costruendo non importa “quanto, come e perchè” e inventandosi quindi falsi scopi come la crescita demografica. A questo poi si aggiunge anche il pericolo di dissesti idro-geologici, che pure ha la sua importanza (e lo vediamo in questi giorni con gli esempi drammatici sotto gli occhi di tutti)
    Ecco perchè prima SEL e poi la “Primavera” parlavano del recupero dell’esistente come priorità. Anche se ora si ritrovano su sponde opposte……Dio solo sa perchè.

  2. Paolo Scattoni scrive:

    Condivido grandissima parte dell’intervento di Giorgio Cioncoloni. C’è soltanto una nota da fare sull’affermazione “A Chiusi di riqualificazione ce n’è per 1.000.000 di metri cubi quindi in perfetta linea con le indicazioni degli impresari edili stessi”.
    I volumi da riqualificare non sono quelli che la bozza di piano definisce come “completamento e riqualificazione”. Infatti sotto quella voce ci sono anche i “residui” del PRG del 1974 che sono ancora aree agricole.
    I volumi per la riqualificazione sono comunque assai rilevanti e potrebbero dare lavoro per un paio di decenni alle imprese edili locali. Perché nessuno dice che la riqualificazione porta molto più lavoro del nuovo che molto spesso utilizza imprese esterne?

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