Pensiero di inizio anno. Scuola Scuola Scuola, la comunità locale può contribuire?

di Paolo Scattoni

Questa mattina su RAInews24 intervista a Romano Prodi in occasione dei venti anni dell’introduzione dell’euro. Ha parlato delle difficoltà per conseguire quel traguarda. La domanda finale è stata su quali siano le azioni oggi per lo sviluppo. Sono tre ha risposto: “scuola, scuola, scuola”. Concordo con Prodi. Ma come si può coniugare la cosa a livello locale?

Chiusi una scuola superiore ce l’ha e può vantare anche i suoi bravi quarti di nobiltà. Quello che viene conosciuto come “Conservatorio” è un edificio ex convento di suore agostiniane che con il sostegno delle pubbliche autorità funziona come scuola dal 1785. Oggi ospita molti corsi. Ha ed ha avuto un corpo docente qualificato. Può vantare un alto tasso di occupazione dei suoi diplomati e molti degli imprenditori locali sono passati da lì.

Eppure Chiusi non mostra molto interesse per questa realtà. La domanda è: pur nel dovuto rigoroso rispetto dell’autonomia scolastica è possibile pensare a forme di collaborazione che possano contribuire alla valorizzazione dell’istituzione?

Io credo che sia possibile. Baso l’affermazione su quanto ho potuto osservare durante progetto Laboratorio Ambiente ( https://partecipa.toscana.it/web/laboratorio-ambiente/home ) finanziato dall’Autorità Regionale per la Partecipazione. Un finanziamento modesto (16.000 euro), ma che ha permesso di portare avanti un percorso di scienza di cittadinanza che la scuola ha aperto alla partecipazione di chiunque interessato.

In quella occasione ho potuto constatare come molti studenti della nostra scuola superiore siano in grado di raggiungere risultati eccezionali. Successivamente l’esperimento è proseguito con un progetto dell’associazione Innovazione Locale, ma sempre ospitato dalla suola denominato “Air Self Control” che la scuola ha ospitato. Quei risultati oggi potrebbero essere utilizzati in tempo di pandemia per la installazione di sensori che indichino la saturazione di CO2 nelle aule e la conseguente necessità di ricambio dell’aria.

Risultati di questo genere fanno definitivamente tramontare la convinzione che le scuole tecniche e professionali siano di qualità inferiore di quella attribuita ai licei.

Io mi chiedo se non si possa ripartire anche da queste esperienze per valorizzare l’immagine della nostra scuola ((e magari suggerire anche contenuti) .

Questa voce è stata pubblicata in Senza categoria. Contrassegna il permalink.