Un progetto per una fase nuova della politica locale

di Marco Nasorri

La caduta del governo Conte ha reso evidente che senza un progetto politico il centrosinistra è destinato alla sconfitta. Oggi appaiono evidenti le difficoltà, di gran parte dell’elettorato di sinistra, a stare in un governo liberista, tecnocratico e con una forte impronta della destra.

Questo nuovo scenario ha fatto esplose nel PD tutte le contraddizioni. Zingaretti motivando le sue dimissioni e il nuovo segretario Letta hanno portato allo scoperto i nodi di un Partito che non ha mai voluto analizzare i motivi delle tante sconfitte, dei milioni di elettori che si sono allontanati. In quattordici anni i democratici hanno smarrito l’identità, fallito nella vocazione maggioritaria; si sono persi seguendo Renzi che ha rottamato tutto senza costruire nulla.

Possiamo Sinistra per Chiusi ha sempre espresso un giudizio critico per le scelte compiute a livello nazionale e locale. Non è stata una critica strumentale, bensì la convinzione che l’autosufficienza, la personalizzazione non portano da nessuna parte. Per questo fin dallo scorso agosto Possiamo ha proposto a PD e M5S di aprire una fase nuova nella politica locale. L’intento è lavorare ad un percorso che, attraverso un confronto aperto provi a costruire una rappresentanza progressista ed ecologista, capace di definire una nuova visione di città e un nuovo modo di gestire la cosa pubblica. Una coalizione che si identifichi con un programma condiviso, che metta in primo piano i beni comuni, la tutela dell’ambiente e la salute dei cittadini. Una sintesi che sappia interpretare le nuove istanze sociali ed economiche e un nuovo rapporto tra politica e istituzioni.

Per superare una stagione che ha azzerato ogni forma di dibattito e minato la coesione di una intera città non basta unire in una alleanza di governo i partiti, bisogna saper includere in un progetto la parte più ampia possibile della realtà cittadina, senza la quale non si realizzerà nessun vero cambiamento. Per questo occorre la determinazione per mettere in campo una politica alta, caratterizzata da un confronto vero sulla visione e sui contenuti. Un percorso trasparente e comprensibile agli elettori che va preparato per tempo e non imposto all’ultimo momento. Le difficoltà ci sono. Sappiamo che veniamo da anni di contrasti seri e dalla mancanza di dialogo. Tuttavia, ci sono valori e ideali comuni che sarebbe sbagliato non considerare. Non bisogna dimenticare che Possiamo e i 5 Stelle provengono o hanno trovato linfa nella crisi progressiva che ha coinvolto una parte importante della sinistra. Un impulso decisivo potrebbe arrivare da una ricostruzione dal basso di partiti e schieramenti. In ciò, Chiusi potrebbe essere un laboratorio di una fase costituente per ridefinire identità e programmi di una nuova coalizione e, soprattutto per costruire una nuova politica progressista, ambientalista e di giustizia sociale.

Entrando nel merito di alcune priorità per Chiusi, penso alla costruzione di un progetto di salvaguardia e valorizzazione del nostro patrimonio culturale e ambientale, affinché possa attrarre ricerca, sperimentazione, conoscenza, in un rapporto con le università, la scuola e i migliori centri della cultura nazionale. Ciò potrebbe favorire un turismo meno occasionale. Il lago deve trovare un impegno specifico, dopo anni di abbandono. Un approccio nuovo necessita anche il sostegno al sistema economico, in particolare riguardo a una economia edilizia che proietti Chiusi verso una green economy basata sul recupero, sull’efficientamento energetico del nostro edificato. Questo dovrebbe coinvolgere il sistema delle imprese, il mondo della formazione e della scuola. Un altro esempio, sul quale ragionare è una nuova programmazione territoriale della Valdichiana e delle aree circostanti. Chiusi deve ambire a giocare un ruolo unificante. Potrebbe promuovere una grande conferenza territoriale, che metta insieme partiti, istituzioni e componenti sociali, con l’obiettivo di avanzare alcuni progetti strategici infrastrutturali, sui quali ricercare risorse europee e nazionali. In questo senso bisognerà ridare forza ai livelli istituzionali come l’Unione dei Comuni o la Società Patto 2000, strumenti sui quali prevedibilmente passeranno le risorse del Mise e del Recovery. Con i cambiamenti che si affacciano nel mondo del lavoro le nostre realtà, che mantengono un’alta qualità della vita, possono recuperare attrattività residenziale. Affinché queste zone non perdano altre opportunità e si condannino alla marginalità e allo spopolamento, occorrono non solo buoni programmi comunali, ma soprattutto tornare a fare sistema in ambito sovracomunale.

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2 risposte a Un progetto per una fase nuova della politica locale

  1. enzo sorbera scrive:

    A proposito di partecipazione, un mio intervento su Chiusiforum ha suscitato attenzione e parecchie telefonate, ma non ulteriori interventi. Tutti i miei interlocutori hanno sottolineato la necessità di agire in quella direzione, ma nessuno ha lasciato un commento o ha scritto una riga sul tema.
    Significa che il tema è sentito, ma il silenzio che circonda gli interventi mostra che i partiti si devono rassegnare a un lungo lavoro di rieducazione alla partecipazione, con spazi e strumenti istituzionali che garantiscano opportunità per tutti. E’ nell’interesse di tutti, partiti per primi.
    L’esigenza di una politica di area che avanza Marco indica correttamente la necessità di un confronto che rompa la logica del campanile per un progetto di ampio respiro su scala provinciale e interregionale (tanto più necessario per noi che siamo zona di confine). In questa direzione non basta la buona volontà, ma occorre riannodare relazioni e rapporti di fiducia che negli anni si sono affievoliti anche per via della latitanza del partito di governo, impegnato più a fare amministrazione che a far politica.

  2. pscattoni scrive:

    Confronto e trasparenza non possono essere invocati genericamente su grandi temi sui quali siamo tutti d’accordo. Chi può essere contrario alla valorizzazione dei beni culturali o allo sviluppo sostenibile?
    Trasparenza e partecipazione debbono essere un modo di governare. Allora si deve parlare su quesiti e obiettivi specifici. Si è per esempio d’accordo su la valorizzazione degli istituti già previsti dallo statuto del Comune? Che si dice sulla possibile introduzione del question time? E così via. Senza specificare sulle possibili azioni si trova soltanto un accordo che può scomparire subito.
    Negli anni tante questioni sono state sollevate e raramente hanno trovato una risposta. A me sgomenta il silenzio con il quale si vuol far passare l’assenza di 400.000 euro che sarebbero dovuti arrivare dalle concessioni per il fotovoltaico. Perché non se ne parla? http://www.chiusiblog.it/?p=38157

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