Il declino e le minoranze inascoltate

di Rita Fiorini Vagnetti

Leggendo le riflessioni di Giorgio Cioncoloni sono tornata inevitabilmente indietro di qualche anno, con un po’ di nostalgia per il tempo trascorso e per il fatto di non essere riusciti come opposizioni.

La Primavera e i Cittadini per Chiusi non sono riusciti a modificare il modus operandi della maggioranza.

Caparbiamente avvalendosi dei numeri riconosciutale dagli elettori la maggioranza non ha mai, se ben ricordo, dato spazio alle idee alle proposte delle minoranze.Non credo perché stolte o non realistiche, ma soprattutto per rivendicare il dominio “numerico” di avere sempre ragione.

Ma non era così. Molte delle problematiche ricordate da Cioncoloni le avevamo spesso affrontate in Consiglio.Erano però proposte che non potevano essere condivise 

La maggioranza che figura avrebbe fatto?  Meglio, per assurdo, portare il paese in una forma di “degrado” (è agli occhi di tutti) piuttosto che avvalersi anche delle competenze che pur c ‘erano 

Dei compagni di viaggio che comunque rappresentavano una buona parte, chi più chi meno, dei cittadini che votando avevano accettato i punti dei loro programmi elettorali.

Ora siamo prossimi alle elezioni. I problemi sono sempre gli stessi e il paese sembra non volersi o potersi risollevare.Certo non è il paese di quando sono venuta a Chiusi da Roma. Era vivace, produttivo, proiettato nel futuro, in competizione nel territorio, punto di riferimento per la zona.

Mi trovo pertanto assolutamente d’accordo con quanto espresso dal signor Cioncoloni, pur, ovviamente, nelle diversità di alcune posizioniSono altresì speranzosa che ancora con le forze giovani, Chiusi potrà risorgere con l’orgoglio e la dignità di un popolo di grande ed atavica tradizione culturale, ambientale, sociale

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4 risposte a Il declino e le minoranze inascoltate

  1. carlo sacco scrive:

    Per la verità non mi sembrava fosse ”raffazzonata” perchè negli anni 30 e 40 a cui tu fai riferimento la cultura comunista che poi si espresse nel dopoguerra non esisteva.Io volevo mettere l’accento sul fatto che lo sviluppo del dopoguerra degli anni 60 specialmente è stato contrassegnato da una forte dose di FATTI INCONFUTABILI che hanno prodotto la tipologia dello sviluppo che abbiamo visto affermarsi prettamente negli anni ’70 con la crescita parallela della presenza del PCI come referente di quello sviluppo che ha portato il territorio ad avere anomalie che sono arrivate anche ai giorni nostri a cui tu fai riferimento.Le anomalie odierne non si creano dall’oggi al domani ed il tipo di cultura politica dei nostri amministratori poggia su quelle basi dove si era abituati a progettare e relazionare i corpi imprenditoriali locali con il partito e la crescita distorta scontata posteriormente(l’attualità deprimente si deve proprio a quella cultura)che non è negativa in quanto”contadina”ma che è ben diversa da quella delle aree operaie dove si era insediato il PCI in quegli anni.Le devastazioni,i ritardi,gli insediamenti industriali finanziati e spinti con disinvoltura estrema poi abbiamo visto a cosa hanno portato,che credo non debbano essere esaltati (Frigomacello,Bianchi ed altre aziende dove sono continuati i disastri).Quindi raffazzonate le conclusioni non mi sembra che siano,anche perchè l’oggi è la conseguenza di ieri.

  2. Giorgio Cioncoloni scrive:

    Scusa, Carlo (Sacco) ma la tua mi sembra un’analisi piuttosto raffazzonata di una situazione molto più complessa. Non capisco che cosa c’entri con la Chiusi degli ultimi vent’anni, di cui si parlava nel mio post e in quello della signora Vagnetti, la cultura contadina del partito comunista che risale agli anni ’30-40’ e che poi si è evoluta in tutt’altri ambiti.
    Per quanto riguarda poi l’immobilismo culturale e il conservatorismo della classe contadina prendi un solenne abbaglio perché a Chiusi tutto c’è stato meno che l’immobilismo, basti pensare alle conquiste sociali e al progresso creato nel dopoguerra. Ce ne fosse oggi di quella cultura, ne basterebbe molto poca. Io, che vengo da una famiglia della sinistra contadina, ti posso garantire che quei valori in cui i nostri avi credevano si trasformavano in stile di vita sociale e solidale e l’impegno civile era una prassi consolidata.
    I furbi e gli affaristi sono sempre esistiti ma mentre una volta erano l’eccezione oggi sono diventata regola.

  3. carlo sacco scrive:

    Codesta sorte della quale ambedue parlate è toccata a Chiusi. E’ vero! Ma oltre alla spiegazione locale dei fatti per i quali tali condizioni negative hanno preso il sopravvento portando Chiusi al decadimento, occorre dire che c’è stato un grande decadimento culturale della politica che in principio è stato vissuto e dato in pasto soprattutto alla sinistra da essere inteso come ”rinnovamento” ed invece è stato tutto il contrario dove sono rispuntati fuori i limiti che pre-esistevano da decadi e decadi e che non si erano tanto evidenziati proprio per lo strapotere bulgaro della politica dominante e che poi si è dimostrato un limite all’interno soprattutto della stessa sinistra. In pratica credo che si possa dire che Chiusi abbia avuto il peggior Partito Comunista della Toscana, dove si sono distinte per qualche qualità solo pochissime persone, ma il corpo sociale del partito di estrazione prettamente contadina è stato contrassegnato per immobilismo culturale, conservatorismo e per affarismo,del quale hanno approfittato pochi furbi per remunerare carriere,professioni,legami all’ombra del fare soldi, non solo con la complicità tacita del partito, ma anche di chi gestiva il portafoglio e dava possibilità ad investire. In altre realtà invece a composizione operaia le cose sono andate molto diversamente. E come doveva venir fuori la classe dirigente se non come quella attuale, che mostra analfabetismo politico da tagliarsi a fette con l’accetta?

  4. Giorgio Cioncoloni scrive:

    Purtroppo abbiamo avuto la sfortuna di trovarci in consiglio comunale con la peggiore classe politico-amministrativa nella storia del comune.
    Penso che sia io che la prof.ssa Vagnetti possiamo dirlo, visto che abbiamo attraversato, da impegnati e disinteressati attivisti, cinquant’anni di storia politica di Chiusi, anche se su posizioni diverse, ma sempre nel reciproco rispetto, come dovrebbe essere tra persone d’onore che perseguono il bene comune. Quel rispetto che nei nostri confronti di consiglieri comunali di opposizione, e pertanto legittimi rappresentanti di una parte della cittadinanza, non è mai stato portato.
    Onore e dignità sono concetti malauguratamente morti e sepolti e le conseguenze si vedono nel degrado sociale e culturale in cui stiamo vivendo.

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