La Banca e la sussidiarietà

di Massimo Giulio Benicchi

Leggendo gli ultimi interventi sul blog sono stato colpito da  una frase di Mara Moretti, Presidente di Banca Valdichiana.

Non  posso a questo punto non ricordare a tutti ed in particolare a chi ha commentato l’articolo di Provvedi,  che Banca Valdichiana ha costituito la Società di Mutuo Soccorso AMICI PER SEMPRE destinata proprio ad aiutare coloro che si trovano in difficoltà e per far fronte a spese quali quelle mediche, scolastiche, ecc. per le quali il sostegno pubblico si sta riducendo sempre di più, destinando a tale iniziativa una rilevante somma.” 

Mi domando  perché la BCC abbia ritenuto di dover fondare una propria Società di Mutuo Soccorso. Non entro nel merito di quel “mutuo soccorso” che parla di reciproco intervento tra i soci, perché so che in “Amici per sempre” non solo di questo si tratta. E comunque, meglio una associazione in più che in meno a contrastare le difficoltà diffuse, per carità! Nonostante ciò, anzi, proprio per questo, ritengo rilevante e secondo me doverosa, la discussione sulle motivazioni e conseguenze.

Nella mia ingenua visione e adattando il principio di sussidiarietà ai vari gradi di organizzazione sociale riterrei più lodevole per una Banca cooperativa sostenere le associazioni in grado di fornire servizio di comunità, solidarietà e promozione di valori. Perché farsene una propria direttamente controllata e non finanziare, sempre con opera di discernimento (quindi anche escludendo alcune dai finanziamenti) quelle già organizzate liberamente dai cittadini? Costruire un ente di mutuo soccorso diretta emanazione della Banca può trasformare la lodevole e significativa iniziativa in un sistema  autoreferenziale, che non fa crescere il cittadino e quindi neanche la società.

«Siccome è illecito togliere agli individui ciò che essi possono compiere con le forze e l’industria propria per affidarlo alla comunità, così è ingiusto rimettere a una maggiore e più alta società quello che dalle minori e inferiori comunità si può fare. Ed è questo insieme un grave danno e uno sconvolgimento del retto ordine della società; perché l’oggetto naturale di qualsiasi intervento della società stessa è quello di aiutare in maniera suppletiva le membra del corpo sociale, non già distruggerle e assorbirle». [Dalla Enciclica Quadragesimo Anno di Pio XI – anno1931]

Forse ciò merita una riflessione aperta ad ogni conclusione personale, ognuna con pieno diritto di cittadinanza

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13 risposte a La Banca e la sussidiarietà

  1. Il principio di sussidiarietà deve funzionare anche in senso inverso: l’ organismo sociale più grande deve assolvere quelle funzioni che gli organismi più piccoli non sono in grado di fare in proprio.
    Accanto a questo principio, poi, ci sono anche quello di gratuità, di corresponsabilità, di solidarietà e l’ orientamento al bene comune. Non è che ognuno di questi sta in piedi da solo! Sembra che parliamo di teorie astratte, ma il modello euristico economico dove queste cose si vedono applicate, anche se non portate a tema, è la famiglia, dove si ama e dove “economia” non significa solo circolazione monetaria!

  2. Nicola Nenci scrive:

    Nono sono un tecnico e non m’intendo di queste cose, tuttavia ritengo che la questione del decentramento sia parallela a quella della sussidiarietà. Mi spiego (o almeno ci provo): decentrare è giusto, purché si creino strutture orizzontali e autonome, ma con competenze specifiche e diverse, per non rischiare verticismi confusionari, come invece oggi succede da noi. Nel nostro sistema fintamente autonomistico, infatti, esiste una struttura ramificata a capillare di soggetti che, ottenuta l’autonomia, non sopravvivono se non con elargizioni di sussidi dall’alto, vuoi statali, para-privati o interamente privati.
    Nel sistema della autonomie che esiste oggi, infatti, lo Stato sembra essere il pesce grosso che domina lo stagno, accentrando i privilegi e decentrando gli oneri.
    Per capirsi: è impensabile che ministri e parlamentari vadano in vacanza con tutti i cortigiani viaggiando in aerei pagati da noi, quando gli enti locali sono costretti a tagliare servizi essenziali, che devono essere erogati da associazioni che possono contare solo su sponsor come, ad esempio, una banca. In questo conteso prende vita il sistema della sussidiarietà, che presuppone una classe di pochi privilegiati che “elargisce” ai corpi intermedi per far fronte ai bisogni dei soggetti che si trovano alla base della piramide.
    Io sono più propenso a pensare ad una decentralizzazione di funzioni, mezzi economici e diritti (nonché doveri e oneri) su un piano tendenzialmente orizzontale, piuttosto che verticale. In questo modo si limitano i privilegi per concedere diritti, e il sistema della sussidiarietà vedrebbe ridimensionato il proprio ruolo a sporadici casi limite.

  3. pscattoni scrive:

    Leggere prima di scrivere. Il minimo accentrabile dello stato centrale, minim o accentrabile per le regioni e così via. Ora è chiaro?

  4. carlo sacco scrive:

    Vorrei a questo punto insinuare il ”dubbio” e sarei curioso delle risposte che venissero date al quesito sulla positività o negatività dello Stato Accentratore come parla Scattoni contrapposto allo sperato ” minimo accentrabile e tutto il resto lasciato al liberismo privato”.Per porre il quesito occorre semplificazione ed è già difficoltoso farlo in poche righe.Ma vi siete mai chiesti visto che la negatività dello stato accentratore è stata sperimentata( non solo al tempo dei paesi dell’est europeo ma anche per certi aspetti anche qui da noi) la liberalizzazione dai vincoli delle periferie del sistema quale effetto produrrebbero ? Non vi sembrerebbe che tutto questo non possa essere un viatico che accentui ancora di più le differenze fra ricchi e poveri dal momento che i meccanismi dell’economia di mercato privilegiano chi investe di più e chi destina più risorse allo sviluppo non del sociale bensì del del proprio ? O si crede ancora alla favoletta che chi dà lavoro lo dia con la finalità di far campare anche l’altro che lavora per lui ? Perchè ancora stiamo andando avanti con tale favoletta raccontataci per 2 secoli, e si vede quale risultato abbia prodotto. Vi sembrerà una rozzezza di pensiero, ma io la contraddizione fra profitto e finalità sociale di un bene prodotto credo di vederla sempre, e ritengo che col passare del tempo sia sempre più attuale.Sentiamo cosa ne pensate.

  5. pscattoni scrive:

    E’ il contrario di una società organizzata gerarchicamente. Se decentra tutto il decentrabile. Si accentra soltanto lo stretto necessario. Altrimenti non ci sarebbe giustificazione per l’Unione Europea dove forse per la prima volta nella storia gli stati rinunciano volontariamente ad alcuni dei loro poteri.
    Sul finanziamento delle scuole private sono d’accordo: “Senza oneri per lo Stato”.

  6. La Società di mutuo soccorso di Banca Valdichiana, rivolta a soci e clienti, è stata creata principalmente per dare ancora più forza ad un principio statutario fondamentale che è quello dell’utilizzo di una parte degli utili a favore dei propri soci, trattandosi di società cooperativa, e poi per valorizzare le proprie origini di banca nata proprio con finalità di mutuo soccorso.
    Per intromettermi poi nel dibattito tra Scattoni e Nenci, vorrei osservare che se il principio della sussidiarietà fosse stato acquisito nel patrimonio culturale della Lega Nord o del Pdl (ammesso che tale patrimonio esista) forse avremmo avuto una riforma federale dello stato migliore di quella approvata e che sicuramente avrebbe creato minori disuguaglianze di quelle che tale riforma creerà. Se qualcuno ha tentato di inserirlo in tale contesto è stata proprio la componente italiana di centro sinistra che qualche volta, come in questo caso, si ricorda di quali sono i propri compiti nei confronti delle componenti sociali più in difficoltà.

  7. Nicola Nenci scrive:

    Non mi vedo in accordo con il principio cattolico della sussidiarietà principalmente perché mi rifiuto di considerare una società strutturata gerarchicamente come un fenomeno “naturale” e quindi da accettare acriticamente e dogmaticamente. Inoltre sono più incline a tenere in conto lo Stato e le Istituzioni Repubblicane come gli elementi cardine della ridistribuzione delle risorse fra i cittadini.
    Andiamo in medias res: il principio cattolico di sussidiarietà ha avuto e continua ad avere come uno dei suoi risvolti reali, per fare un esempio, il finanziamento alle scuole private (scusate, paritarie).
    Con ciò voglio dire che il principio di sussidiarietà non nasce per caso, e il merito della santità della Chiesa in questo contesto è più che mai calzante. Qui si pone il problema del finanziamenti degli enti cattolici, più che l’analisi sui modelli di società umane e i loro espedienti per elargire supporto alle classi subalterne.

  8. pscattoni scrive:

    Scusa Nicola (Nenci) non credo che in questo dibattito possiamo misurarci sul tema se la Chiesa cattolica sia stata più santa o più prostituta. Il tema è quello della sussidiariatà che è il frutto di un lungo e contradditorio percorso dell’elaborazione del pensiero cattolico. Io credo che l’acquisizione di quel principio da parte dell’Unione europea sia elemento di primaria importanza e un riconoscimento di quel percorso. Si potrebbe forse discutere sull’opportunità che quel principio fosse acquisito anche dal pensiero socialista, non dico quello senza speranza dell’assolutismo stalinista, ma anche quello sicuramente più nobile della sinistra europea.

  9. Nicola Nenci scrive:

    Gesuiti che furono abbandonati dalla Chiesa.

    http://www.youtube.com/watch?v=ksK4PZUo1Kw

    Ovviamente era meglio avere Spagna e Portogallo come alleati, che non le missioni dei Gesuiti.

    Scusate ma oggi sono per le citazioni cinematografiche (anche per esigenze di sintesi).

  10. pscattoni scrive:

    E’ ovviamente una questione di punti di vista. La sussidiarietà (anche se non così denominata) ha radici antiche. Deriva dal pensiero di Tommaso d’Aquino ed è servita a porre limiti nel tempo al potere assolutista. L’esempio più eclatante è forse il cosiddetto “sacro esperimento”, le reduciones spagnole in america latina e il tentativo, poi represso in maniera violenta, dei gesuiti di contrastare la riduzione in schiavitù delle comunità indios da parte della corona portoghese.

  11. Nicola Nenci scrive:

    So bene che quel pensiero è costituisce uno dei princìpi cardine dell’UE, ma non mi sento di condividerlo per il tono eccessivamente dogmatico e assoluto che trasuda da quelle parole e per il contesto in cui l’Enciclica è stata pubblicata.
    Per Leone XIII, invece, ben si attaglia il motto tancrediano sui cambiamenti storici.

    http://www.youtube.com/watch?v=gXfUthcBOAg

  12. pscattoni scrive:

    Quello della sussidiarietà è il principio cardine dell’Unione europea. In quel contesto il riconoscimento al pensiero di Leone XIII e Pio XI è stato esplicito.

  13. Nicola Nenci scrive:

    Mi dispiace per la visione “naturale” (necessaria per argomentare ogni tipo di dogmatismo) che aveva Pio XI, perché ormai sappiamo ( e da molto prima del 1931) che le società non sono una fenomeno naturale, ma culturale. Dalle parole di Pio XI io riesco (forse sono troppo ideologizzato) a leggere poco più che una critica ai totalitarismi: quello comunista in particolare, visto che col Fascismo, il vostro Ambrogio Damiano, c’è andato a braccetto per un bel po’.

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