Uscire dalla politica dell’apparire

taglio_nastrodi Agnese Mangiabene

Quando ero piccola capitava raramente di partecipare a qualche inaugurazione ufficiale. Tra gli anni ’80 e ’90, le amministrazioni locali tendevano ad inaugurare soltanto nuove infrastrutture o nuovi servizi, come ad esempio una parte nuova di un museo, una scuola, la ristrutturazione del teatro. Erano eventi sporadici, anzi, direi speciali. Speciali perché avvenivano in occasione, appunto, di un qualcosa di nuovo che prima non c’era. Oggi tutto viene preso a pretesto per inaugurare, con tanto di fascia e taglio del nastro.

Oggi si inaugura l’ordinario e non solo più lo straordinario. Gli ultimi 5 giorni hanno visto ben due inaugurazioni: la “Chiusi Beach” e il parcheggio accanto a piazza XXVI giugno. Si tratta quindi di ombrelloni e di un parcheggio già esistente, anche se rimesso a posto. La riflessione che sorge spontanea è: ma come si è potuti passare dall’inaugurazione come presentazione di un nuovo servizio ai cittadini ad una kermesse di autocompiacimento? Credo che la risposta sia al passo con i tempi. Le inaugurazioni fungono da ricettori di consenso; marketing insomma, propaganda. E noi ci crediamo. Crediamo che un panino con la porchetta e un bicchiere di vino veicolino la nostra fiducia verso figure esemplari che non si contraddistinguono per ciò che fanno, ma per come lo fanno.

Qualcuno afferma che viviamo in un’epoca in cui è fondamentale apparire. Io credo che questa sia invece una fase già superata. Viviamo in un’epoca in cui è fondamentale apparire, ma con la finalità di avere un riconoscimento. E’ come se senza quel riconoscimento non esistessimo e allora apparire per essere riconosciuto diventa necessario alla propria esistenza. Ma questo meccanismo non fa altro che creare tanti “leader” passeggeri, svuotati di ogni contenuto, che tramontano in uno schiocco di dita, appena la porchetta sarà terminata.

Questa distorsione sociale ed esistenziale imbratta anche la politica con la sua arroganza narcisistica e la svuota del senso primordiale del “governare la società”. Lo politiké degli antichi Greci per intenderci. Ecco che la politica diventa apparenza, ricerca del consenso, ricerca di riconoscimento e compiacimento.

Allora, in questo clima sociopolitico confuso e fuorviante, come è possibile riconsegnare alla politica il suo senso più profondo? Quali possono essere i modelli a cui consegnare e affidare le chiavi del nostro paese? In previsione di prossime elezioni, forse più imminenti di quanto crediamo, queste sono domande legittime. Ma chi può fornire risposte esaustive?

Questa voce è stata pubblicata in ARTICOLO21, POLITICA, SOCIALE, TERRITORIO. Contrassegna il permalink.

6 risposte a Uscire dalla politica dell’apparire

  1. Silvi fuschiotto scrive:

    Verissimo! Si coinvolge la cittadinanza nell’inaugurazione del niente ma non nelle decisioni importanti! Mi piacerebbe sapere se la storia del 5G è vera o se il TCI scrive cavolate! https://oasisana.com/2019/08/17/ecco-la-lista-bandiera-arancione-5g-in-altri-227-borghi-e-piccoli-comuni-ditalia-ma-i-cittadini-lo-sanno-e-i-sindaci-conoscono-i-rischi-per-la-salute/?fbclid=IwAR12ctR3eYYAOkN8GjxPl1PAiK7rT6E9EXSCfwtR3K0Yv_khXjbW0-dSa0c

  2. pscattoni scrive:

    La mia proposta è semplice e diretta. Ci sono almeno tre o quattro persone disponibili ad impegnarsi un paio di ore a settimana per formare un coordinamento, una sorta di redazione capace di raccogliere le proposte che emergono sui problemi locali? Si tratta di raccogliere informazione che emergano da varie fonti quali web, giornali, dibattiti, ecc. Si tratta di decisioni aperte a varie opzioni altetrnative e aperte al commento di tutti coloro che vi vogliano partecipare. Si tratta di evidenziarne anche le potenziali interazioni fra queste aree di decisione. Ho già citato una possibile metodologia, ma se necessario ne potremmo individuare altre eventualmente più appropriate.

  3. carlo sacco scrive:

    Brava Agnese,condivido tutto ciò che hai scritto.Per riconsegnare alla politica i modelli tendenti alla ”democrazia” occorrerebbe promuovere la cultura, soprattutto quella politica e denunciare apertamente i modelli di assuefazione che soprattutto a sinistra hanno imperato e che tutt’ora la fanno da padrone.C’è quindi una attenzione ed una critica soprattutto mirata a definire come agisca il sistema valoriale nella testa delle persone che occorrerebbe riportare fra le prime cose di cui si senta la necessità sulla quale poter ragionare. Ed è qui che si caratterizza la dirimenza di interessi e che lascia vedere chi sia da una parte o chi sia dall’altra.Perchè in fondo solo di questo si tratta, ma la partenza del percorso dovrebbe essere su tale linea.Questo è quanto.Ma come vedi assistiamo alle cosidette campagne di distrazione di massa che fin’ora hanno pagato.Guarda un momento chi siano e con quale verve rispuntano fuori coloro che non hanno mai smesso di odorare le possibilità di rientrare in pedana.Rispuntano fuori a livello nazionale coloro i cui intenti non si erano mai sopiti.Sono quelli i nemici di tale processo perchè lo sanno bene cosa comporta.E non è che siano stupidi…stupidi-pur soffrendo e pagando prezzi indicibili-sono i cosidetti”poveri”in una società di massa come questa,massificata al punto della loro accettazione tacita di tutto questo semmai- e che si ritorce da anni ed anni contro coloro che cadono nella rete.

  4. Luca Scaramelli scrive:

    Credo che il nodo di tutto stia in un aspetto: amministrare per il bene pubblico e per programmare il futuro di un paese o farlo per avere consenso personale. Nel primo caso, talvolta, ci si può trovare anche a prendere decisioni impopolari o comunque a lavorare per l’interesse comune senza bisogno dell’applauso delle masse, nel secondo caso tutto diventa un evento speciale, anche l’ordinaria amministrazione, perché l’importante non è cosa si fa o quanto possa essere importante nella vita presente e futura della comunità, bisogna solo apparire e rendersi popolari.

  5. Agnese scrive:

    No Paolo, mi riferisco alle politiche. E per paese intendo l’Italia. Il trambusto nazionale avrà sicuramente ripercussioni anche a livello locale credo.

  6. pscattoni scrive:

    D’accordo con l’esigenza espressa da Agnese (Mangiabene). In passato avevo proposto un sistema in cui si esaminassero i problemi di Chiusi in forma aperta, evidenziando cioè le diverse opzioni e le loro interconnessioni
    (http://www.chiusiaperta.it/index.php?title=Pagina_principale)
    Ritornerò volentieri sull’argomento. Intanto però mi poiacerebbe sapere su quali basi Agnese afferma che le elezioni amministrative possano essere più imminenti di quanto crediamo.

I commenti sono chiusi.