Scaramelli: Il referendum, la volpe e l’uva

volpe-uvadi Rita Fiorini Vagnetti

L’intervista al consigliere regionale Stefano Scaramelli, pubblicata qualche giorno fa, mi ha richiamato alla memoria una favola di Fedro che studiavamo nei tempi antichi  per far emergere un sentimento: quello della sconfitta annunciata e quindi bypassata  con “tanto era acerba”. Interessanti le domande rivolte dal giornalista e molto significative le risposte: dimostrazione di una personalità che ben impersona il prototipo renziano, anche se un po’ sfumato  e ,senza offesa, appannato, quasi scaduto: mettersi sulle barricate al momento della resa dei conti, anche contro quelli che sono stati gli artefici delle nostre vittorie e cercare le varie “scappatoie” per non perdere potere. Aver perso il referendum non è una sconfitta del paese Itali. Piuttosto occorrerebbe  il riconoscimento della forza democratica dei cittadini attraverso la libera espressione del voto. Nessuno ,né il 40 né il 60 per cento, ha vinto da solo, quindi non possiamo per correttezza verso i cittadini affermare che Renzi ha vinto da solo, come ultimamente si sente dire.

Sarebbe un disconoscere tutte quelle forze imprenditoriali, civili, istituzionali, professionali che si sono comunque coalizzate dall’altra parte. Una coalizione, quella del no,  solo numerica di movimenti politici che fino a prova contraria è formata da cittadini autonomamente pensanti. Quindi è vero il referendum è stato un bel momento di partecipazione e confronto. Dire il contrario è assolutamente fuori luogo o forse fuori tempo massimo, per un tempo di vero cambiamento.

Ultimamente siamo stati abituati ad ascoltare affermazioni di autorevoli rappresentanti del PD che dichiarano una posizione e poi ne scelgono un’altra, quella contraria, un richiamo allo “stai sereno”. L’ex sindaco di Chiusi che non mai dato spazio e possibilità di dialogo alle opposizioni, al punto che negli ultimi atti amministrativi ero e sono stata l’unica rappresentante delle opposizioni come lista civica “I cittadini per Chiusi”, presente in consiglio comunale, dopo un periodo di autosospensione comunque politica, non certo per qualsiasi altro tipo di richiamo. I rappresentanti dell’altra lista di opposizione, non  ce l’avevano proprio fatta a rimanere fino in fondo, avendo scelto  un’altra forma di opposizione.

Quando gli si è presentata in concreto la possibilità di una posizione più comoda,  il sindaco Scaramelli, venendo meno agli  obblighi di mandato, ha lasciato il suo paese che tanto ama per andare a ricoprire un posto più appetibile di consigliere regionale.

Anch’io ho partecipato a quell’agone elettorale nella lista di Stefano Mugnai, ben sapendo di svolgere solo un ruolo marginale di posizionamento di una lista di centro-destra, come possibilità di alternativa ad un sistema bulgaro “stravincente”, ben consapevole di un insuccesso annunciato, anche se personalmente sono stata votata più di quanto potessi sperare.  Al Parlamento si va se si viene eletti e non se ci si rinuncia in partenza, prima cioè delle elezioni. D’altra parte con la vittoria del no, non si arriva tanto facilmente (per esempio al Senato).

Il meccanismo delle filiere deve essere spaccato”, parole sante ma si poteva e doveva fare anche prima. Del resto lo stesso Scaramelli ha già spaccato le varie filiere, anche quelle istituzionali. Al momento delle sue dimissioni , senza comunicarlo in primis al Consiglio Comunale. Ha bypassato il vice sindaco di Chiusi, per rinnovar, legittimamente ma non moralmente, la sua giunta e collocare in pole position, l’attuale sindaco , allora assessore al bilancio. Cosi’ solo per cronaca.

Quindi credo che gli attuali amministratori, a tutti i livelli, devono impegnarsi per salvare il salvabile, facendo possibilmente tesoro delle esperienze fallimentari  di gestioni personalistiche

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