Referendum: possiamo immaginare un percorso di consapevolezza?

costituzione bene comune_thumb[24]di Paolo Scattoni

Vorrei fare un appello perché da qui al referendum, a Chiusi, si possa immaginare un percorso comune di cittadini rispettando partiti, movimenti e comitati, ma senza posizioni preconcette. Penso a uno spazio di confronto e dibattito dove con poche ragionevoli regole comuni si possa sviluppare il proprio orientamento sia per il NO che per il SI. Fare di tutto per arrivare ad ottobre con un voto consapevole. Poi vinca chi vinca non ci saranno recriminazione “se avessi saputo avrei votato in maniera diversa”, così come è successo a molti britannici in relazione alla Brexit.

Da convinto sostenitore del NO (almeno per quello che sino ad ora ho letto) mi sento un po’ meglio dopo aver letto gli ultimi sondaggi. Al momento il NO è al 54% e il SI al 46%. Sono più tranquillo perché durante la campagna elettorale delle amministrative Renzi aveva spinto da subito con un “o vince il SI o me ne vado”.

Dei sondaggi ho anche apprezzato con un certo sollievo che ci si schiera non solo per indicazione della propria forza politica di riferimento. Così si scopre che  il 22% di chi ha votato PD alle amministrative oggi voterebbe per il NO, lo stesso vale a parti rovesciate per il 15% degli elettori del movimento 5stelle.

Possiamo allora sperare davvero a un percorso dove si possa parlare con tutti e su qualsiasi posizione. In fondo si tratta di un passo troppo importante, si tratta della nostra Costituzione.

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4 risposte a Referendum: possiamo immaginare un percorso di consapevolezza?

  1. pscattoni scrive:

    È una questione di punti di vista. Troppo rardi per un dibattito? Non sono d’accordo ora chiedo a chi invece crede ad un’opera di corretta informazione di esprimersi se è possibile farlo insieme.

  2. carlo sacco scrive:

    Allora cerco di spiegarmi meglio, od almeno come sò.La fotografia della situazione non ritengo che si possa avvalere di progressivi stati di conoscenza da parte della stragrande maggioranza della gente,soprattutto al punto in cui siamo giunti ,per il fatto della propaganda che da una parte parla solo di semplificazione e di riduzione dei costi e mostra il PD proponente con a capo Renzi un partito dominato dal pragmatismo e dalla volontà di fare presto qualsiasi cosa sia in ballo, curandosi più di arrivare ad un risultato qualsiasi esso sia e non prendendo in debita considerazione cosa si produca e/o si lasci per la strada. Dall’altra parte c’è un fronte anti-renziano che vorrebbe vedere il premier tornarsene a casa e quindi pur di raggiungere tale risultato non si cura di quanto immobilismo si possa produrre con la propria scelta , e lascia che il fronte più largo possibile possa produrre il rifiuto. Mi sembrerebbe molto difficile che in tale situazione si possa stabilire un ragionamento pacato (che sarebbe auspicabile ma non si è nemmeno raggiunto tale punto nei mesi precedenti a tale riforma, figuriamoci adesso che le parti si sono come suol dirsi ”invelenite”).L’errore politico ndi renzi è stato quello di spostare la ragioni di tutto tale possibile processo sul fatto che ha chiaramente espresso ” o me od il diluvio”. Non credo che ci siano cose astruse da capire.Una discussione pacata adesso non mi sembra più possibile e proprio per tale fatto vi sono responsabilità politiche non da una parte sola.Secondo me però tali responsabilità sono da ricercarsi nell’immagine della quale il premier si è circondato fin dagli inizi(uomo del fare, pragmatico, portare a casa il risultato costi quello che costi, ed è sui comportamenti di tale natura che fin’ora ha preso i consensi, non tanto sul merito delle cose fatte o non fatte.) In pratica si è cucito addosso l’immagine e non il contenuto che lui debba sempre essere vincente. Se per cas non lo fosse automaticamente dalle parole sue imboccherebbe il vialetto che lo riporta a casa.
    E’ una concezione sbagliata, poichè quando si giuoca con le regole che debbono riguardare tutti non si può non tener presente cosa si produca.Di tutto l’Italia ha bisogno tranne di affrontare le cose con l’uomo solo al comando.Ed è questo il punto che è stato raggiunto nella foga iconoclasta della supervalutazione dell’uomo, pensando al carattere della persona e non vedendo chi da dietro prema -anche e soprattutto trasversalmente-perchè tali scelte vengano fatte. Informare pacatamente la gente sarebbe logico ma perchè si è percorsa la strada opposta allora e quando si odora che non sia più percorribile si passa ad auspicare le dilazioni informative? Perchè STRATEGICAMENTE anche questo pesa, o no? Adesso è più chiaro o c’è sempre nebbia nella valle ?

  3. pscattoni scrive:

    Se devo essere sincero ho capito molto poco. Questo è un blog per gente semplice.

  4. carlo sacco scrive:

    Sono d’acordo ma credo che il problema nei fatti sia quello dell’impossibilità a parlarne ormai da come si sono strutturati i due fronti.E da questo punto ndi vista l’out-out del capo del governo non è che favorisca tale incontro. aleno così mi sembra e mi sembra perfino una posizione ricattatoria verso il popolo italiano che metta i suoi sostenitori tutti o quasi da una parte sola ed agli altri fornisca un pretesto per avvalorare la loro posizione, giusta o sbagliata che sia.Un errore politico quindi che ha la sua sede nel modo e nella sostanza di affrontare gli argomenti dicendo che siamo sempre a ridosso del baratro del non ritorno. Sostanzialmente questa credo che sia mancanza di autorevolezza e tentativo di spingere la gente per paura ad affrontare gli argomenti ed a sviscerane il pro ed il contro.In definitiva la spinta al plagio.Credo che sia ora di finirla di tali comportamenti, perchè anche se rendono nel breve periodo in consenso, alla lunga diventano deteriori per tutti e ci fanno vedere che l’improvvisazione regna sovrana, sostenuta dai media dai quali parte il giubilo al sistema.

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