Chiusi fra treno e carretto

treno e carrettodi Paolo Scattoni

Immaginiamo un cittadino di Chiusi nel 1860. Aveva poche possibilità di muoversi e comunicare con l’esterno. Nella migliore delle ipotesi, se sapeva scrivere, poteva inviare qualche lettera ad amici e parenti fuori tramite il “postale” che erano carrozze a cavalli. Se il luogo non era vicino passavano anche settimane prima che venissero recapitate. Nella quasi generalità si nasceva e si moriva senza conoscere altri luoghi.

Immaginatevi ora lo stesso cittadino di Chiusi nel 1875. Erano passati appena 15 anni ed era tutto cambiato. Non solo era arrivato il treno, ma anche la rete ferroviaria italiana era abbastanza consolidata almeno nel centro nord. Ci si muoveva e in prossimità della stazione sorgevano i primi opifici. Non solo, lungo al ferrovia erano state sistemate le linee del telegrafo e così si poteva comunicare in tempo reale con gran parte dell’Italia e del mondo. Era cominciata una rivoluzione, negli anni seguenti sarà completata con grandi infrastrutture: l’acquedotto, l’elettricità e poi il telefono. Probabilmente il chiusino del 1875 non aveva digerito quella rivoluzione e pensava ancora con i vecchi paradigmi. C’è un detto in Abruzzo che vive ancora e che fa capire la difficoltà di quei tempi: “Per te il passaggio tra u treno e u traino è stato troppo veloce” (chiedo scusa per i probabili errori nell’uso di quel dialetto).

Ma quello che è avvenuto allora in qualche modo sta succedendo oggi. Provate a pensare al vostro rapporto con internet e quello di 15/20 anni fa. Probabilmente oggi continuiamo a pensare in larga parte con gli stessi parametri di allora senza renderci conto che in questo anni la nostra vita è mutata e le nostre possibilità moltiplicate. In politica ad  esempio la rete è riempita di niente. Lo vediamo in questi giorni, in questo non promettente avvio di campagna elettorale.

Invece così come la rivoluzione del treno portò a quella del telegrafo e poi via via tante altre che furono alla base della seconda rivoluzione industriale, dovremmo pensare anche a Chiusi su una strategia per la terza rivoluzione industriale. Dobbiamo pensare alla nuova era del treno dopo quella del carretto. Il primo nodo da sciogliere secondo me è proprio quello della politica e per Chiusi della politica locale. La nuova comunicazione ci permette di pensare a processi della decisione pubblica (che dovrebbero essere sempre più di decisione comunitaria) in cui il ruolo del centro di decisione formale non ha più la stessa importanza. Se si riesce a far passare il treno anche da lì tanto meglio, ma se nel breve periodo dovessero prevalere quelli del carretto, coloro che si sono resi conto del passaggio  del treno possono ugualmente organizzarsi senza perdere tempo a lamentarsi della zavorra rappresentata dai primi. Sarebbe bello poterne discutere.

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