Robert Capa , ovvero’’ La fine di un Rebus ‘’ : La valigia Messicana.

Gerda Taro e Robert Capa

di Carlo Sacco

La più conosciuta foto di guerra, quella del ‘’Miliziano colpito a morte’’durante la guerra di Spagna e precisamente a Cerro Muriano il 5 Settembre 1936, della quale ho parlato in questo stesso blog nell’ottobre 2013, presentandola come un rebus che aveva tenuto testa per decenni nella storia del fotoreportage di guerra, è finalmente arrivata a soluzione.

 Confesso la mia ignoranza: questo fatto, alla fine il più importante di tutti , mi era sfuggito! E mi era sfuggito perché una ridda di scritti, libri, riviste letti in tutti questi anni hanno cibato i lettori e gli appassionati della storia della fotografia di reportage delle più svariate ipotesi che validavano o che smentivano il vero od il supposto falso costruito ad arte. Una ridda di ipotesi fantasiose e risposte che facevano sorgere sempre altri interrogativi.

 Forse tutto questa suspence intorno ad una immagine è servita ad aggiungere ancora più notorietà alla foto ed al mistero che la circondava. Adesso l’arcano è stato definitivamente svelato, e forse anche lo stesso Bob Capa ci mise del suo per farlo assurgere a tale condizione, tanto che io stesso parlai nel Post pubblicato da Chiusiblog di aver incontrato agli inizi degli anni ’80 una persona a Firenze che frequentava lo stesso Bistrot di Bob Capa e divenutogli amico,avrebbe in una sera preso la confessione del fotografo, che a sua detta dopo aver alzato un po’ il gomito avrebbe confessato la verità vera sulla foto al Cerro Muriano.

 Ricordo che Donatelli mi chiese se avessi potuto rivelare ciò che era stato sussurrato all’orecchio del mio amico ma mi rifiutai, ben sapendo che avrei potuto scatenare uno di quei putiferi senza fine, come del resto ci sono stati da sempre intorno alla questione. Ebbene,non c’è stato bisogno che rivelassi a qualcuno ciò che Capa disse al mio giovane amico, un ricchissimo ebreo che viveva all’epoca a Fiesole e pure collezionista di Ferrari: un ritrovamento fortuito avvenuto nel 2007 ( io ne ero all’oscuro) ha tagliato la testa al toro come si suol dire, e tale ritrovamento è stato denominato in tutto il mondo col termine ‘’La Valigia Messicana’’.

 Si, proprio perché di una valigia si tratta, una valigia contenente ben 4500 scatti della guerra civile spagnola del

La valigia messicana

1936.Tali scatti contenuti in 126 film mostrano anche le immagini del miliziano colpito a morte e corrispondono pienamente al racconto che lo stesso Capa fece di quel momento. Egli,fedele sempre al suo motto divenuto celebre per il quale se le foto non erano venute bene voleva dire che non si era abbastanza vicino all’azione, disse che stava fotografando la rincorsa di miliziani repubblicani mentre velocemente si disponevano all’assalto di una postazione di mitragliatrici fasciste e ad uno ad uno venivano abbattuti. Dal coperto dove si trovava pensò allora di posizionare velocemente la macchina fotografica sopra la sua testa e scattare non inquadrando l’immagine ma andando ad intuito dove si fossero trovati i miliziani da riprendere. Sembra che il film famoso che immortala tale azione sia fra i 126 ritrovati, facendo cessare tutta la ridda di ipotesi sulla fine del soldato attorno al quale si è voluto alzare anche un velo di mistero. Infatti sembrerebbe che tale Federico Borrell Garcia, detto’’ Tayno’’, anarchico di 24 anni facente parte della colonna anarchica di Alcoy (Alicante) si trovasse per detta di suoi familiari quel giorno proprio a Cerro Muriano, ma c’è chi lo smentisce.

 In tutti i casi Capa temendo l’arresto per simpatie comuniste sotto il governo di Vichy sembra che avesse affidato i suoi scatti al suo amico Imre Wiess e dopo di questi la valigia contenente i rotolini sia passata di mano all’ambasciatore messicano sotto il Governo di Vichy e poi scomparsa per 50 anni. La storia di questo incredibile ritrovamento avvenuto in Messico si può leggere su Google cliccando su ‘’The Story of the Mexican Suitcase’’ dove si potrà leggere tutte le vicissitudini incredibili attraverso le quali sarebbe passato questo tesoro di immagini e di informazioni, fino alla riconsegna nelle mano del fratello del fotografo ungherese Cornell Capa a New York. Per concludere siamo in presenza di un tesoro ritrovato e personalmente sono ansioso di poter acquistare una pubblicazione che senz’altro verrà fatta su tali opere.

 

Di contro, informo i lettori che dal 10 di gennaio in poi una Mostra di Robert Capa sarà ospitata a Firenze al Museo della Fotografia Alinari riguardante il fronte di guerra italiano, ospitata fino al 6 gennaio a Roma a Palazzo Braschi.Ricordo inoltre che il mio Archivio Fotografico-Storico The Face of Asia possiede sul tema di Capa 6 scatti riprodotti direttamente da film di fotografi di guerra che hanno fotografato Capa, compresi 2 scatti di Gerda Taro, la sua compagna morta durante la Guerra di Spagna. Consiglio a tutti di non perdere la mostra di Firenze. Si potrà verificare senza alcun dubbio ciò che la critica ha riconosciuto ad uno dei più grandi fotografi di guerra di tutti i tempi per la quale ‘ la guerra si legge sul volto delle persone’’.

Gerda Taro. Miliziano repubblicano su Harley Davidson

 La foto del miliziano repubblicano in questione divenne anche il motto coniato dalla Pasionaria (al secolo Dolores Ibarruri) segretario del Partito comunista Spagnolo da me conosciuta personalmente a Roma, che diceva sempre che era meglio morire in piedi che vivere in ginocchio. Quella foto diventò anche l’emblema dei Repubblicani Spagnoli come quella famosa ed emblematica di Gerda Taro mentre a sedere abbraccia il marcatore stradale con scritto P.C. Era il 1936 e la giovane democrazia spagnola vacillava sotto le bombe di Franco, dei Nazifascisti Tedeschi e di Mussolini intervenuti per contrastare l’affermazione delle forze democratiche di quel paese andate al potere attraverso regolari elezioni.

 

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