Contro l’inquinamento della criminalità occorre una scienza di cittadinanza

di Paolo Scattoni

Nel numero in edicola de L’Espresso c’è un interessante servizio di diverse pagine. Il titolo in copertina è molto significativo: “Bevi Napoli e poi muori”. Il contenuto del servizio riguarda un’indagine sull’inquinamento della Marina USA effettuata nel periodo 2009-2011 e costata ben 30 milioni di dollari. L’indagine ha riguardato l’inquinamento di suolo e acque riguardanti le residenze del personale delle numerose basi americane e delle zone dove queste basi sono localizzate. I dati sono assolutamente impressionanti. Come dalla carta pubblicata e qui riportata una superficie paragonabile a quella di una regione come l’Umbria è considerata inabitabile. Con il colore arancione sono indicate le zone dove il rischio della salute e del tutto inaccettabile, mentre con il viola quelle in cui il personale americano non deve risiedere più di sei anni.

Questi dati erano conosciuti dalle autorità italiane sin dal 2011, ma niente è stato fatto. Ora il Procuratore Nazionale Antimafia ha recentemente dichiarato che recenti indagini dimostrano come la camorra si stia spostando in Toscana (e in Cina) per continuare il suo lavoro di sversamenti illegali di rifiuti tossici.

Se le autorità preposte si comporteranno qui come in Campania c’è poco da sperare. Che fare allora? Sensibilizzare e tenere il fiato suol collo su chi di dovere è sicuramente una delle attività da svolgere da parte di una “cittadinanza attiva”. La stessa cittadinanza però deve pensare anche ad attività di analisi e controllo. Tecnologie sempre meno costose permettono di operare, magari non con la stessa precisione dei laboratori quali quelli dell’ARPAT, ma anche un‘approssimazione ragionevole può aiutare a far capire alle organizzazioni criminali che c’è chi li controlla.

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7 risposte a Contro l’inquinamento della criminalità occorre una scienza di cittadinanza

  1. anna duchini scrive:

    Io invece sono rimasta a Barbacetto che in occasione delle elezioni per il comune di Milano che vedeva contrapposti Formentini della Lega nord e Dalla Chiesa per La rete e vide prevalere il candidato leghiste scrisse commentando il risultato (cito a memoria):
    “Ci scervelliamo sempre dopo una battaglia persa per capire dove abbiamo sbagliato. Forse è anche il caso di prendere in considerazione che gli elettori sono semplicemente stronzi”.

  2. pscattoni scrive:

    A me è stato sempre detto che se l’elettorato non vota come vorremmo la responsabilità è di coloro che non hanno lavorato bene perché si votasse in maniera diversa.Ma è una questione di punti di vista.
    Per quanto riguarda la scienza di cittadinanza (crowd science) i risultati in alcuni casi sono stati notevoli. D’altra parte se le autorità preposte non riescono a controllare qualcosa si dovrà pur fare.

  3. anna duchini scrive:

    Veramente una bella pensata. Caricarsi anche dell’onere di fare i controlli direttamente.
    Sto rileggendo il libro di Romano Romanini, Metalzinco un’industri insalubre di I° classe, che raccoglie e documenta l’esperienza del comitato Aria degli inizi degli anni novanta, e viene da chiedermi: ne è valsa la pena?
    Tanto sforzo per dimostrare la pericolosità di quell’insediamento non ha spostato di una virgola il sentire comune dei cittadini più esposti (quelli delle Biffe).
    Attraverso il voto avrebbero avuto la possibilità di esprimere il loro dissenso ma invece come sempre compatti tutti a votare per chi comanda in comune.
    Non servono laboratori aggiuntivi serve aprire la testa delle persone per vedere che c’è dentro.

  4. pscattoni scrive:

    Il ruolo della stampa è essenziale e non sarò certo io a metterlo in dubbio. Quello che propongo è un salto di qualità che le fonti d’informazione non possono fare: attrezzarsi per monitorare la situazione. Sull’inquinamento di aria, acqua e suolo non si può fare affidamento soltanto agli sporadici controlli ARPAT come sanno gli abitanti delle Biffe con le maleodoranti emissioni che non si sa da dove provengano.
    Per quanto riguarda il nichel le cause possono essere molteplici: maturali, da processi di zingatura, da depositi di ceneri, etc.

  5. marco lorenzoni scrive:

    Primapagina sulla vicenda nichel la sua parte l’ha fatta sollevando il problema, pubblicando i dati arpat, sollecitando sindaco e autorità varie a chiarire e intervenire. Purtroppo l’ha fatto solo primapagina. Nessun giornale o sito ha ripreso la questione,, salvo una testata che non ha capito nemmeno di cosa si stava parlando…

  6. Credo ci sia molto di più oltre all’assenza di comunicazione.
    In questi ultimi 20 anni il ‘ vizio ‘ italiano di favorire conoscenti è stato esteso a tutti campi, con il risultato che
    moltissime persone sono ai posti di ‘ comando ‘ non per meriti propri (basta pensare al precedente ministro per l’istruzione), con conseguente imbarbarimento a tutti i livelli.
    Credo che ci vorrà molto tempo prima che situazione si
    ‘normalizzi’, in troppi sono li’ e non sono idonei.

  7. luciano fiorani scrive:

    Indicazione lodevole; se c’è chi vuole e può impegnarsi in queste operazioni di controllo grazie ai mezzi oggi a disposizione va naturalmente incoraggiato e sostenuto.
    Quello che però, di pari passo, va fatto è cercare di sensibilizzare su questi temi sia la popolazione che gli addetti ai lavori.
    A Chiusi siamo da anni in presenza di sversamenti di nichel, che eccedono anche di molto la soglia consentita, nella zona delle Biffe e mai finora nessuno aveva segnalato il problema.
    Ma i nostri amministratori, che secondo l’Arpat sono stati sempre regolarmente avvisati, com’è che non ci hanno mai detto nulla?
    La Primavera ha presentato un’interrogazione sulla vicenda; sentiremo quel che hanno da dire ma, certo, l’assenza di comunicazione rimane.

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