“Le ultime sette parole di Cristo” in scena all’ Abbazia di Spineto

di Chiara Pugnalini

Come promesso ad un lettore del blog, che qualche tempo fa aveva commentato un mio post su uno spettacolo andato in scena alla Dimora del Buon Riposo, riporto un commento sull’ultimo degli spettacoli de “Le vie del Teatro in Terra di Siena” andato in scena il 31 ottobre-1 novembre a Sarteano.

A fare da palcoscenico alla rappresentazione intitolata  “Le ultime sette parole di Cristo”, questa volta è stata la chiesa dell’Abbazia di Spineto. L’orario scelto, quello del tardo pomeriggio ha fatto si, che anche questa volta gli spettatori fossero accolti in un meraviglioso paradiso toscano, in cui bellezza e tranquillità creano subito un’atmosfera mistica, che introduce alla rappresentazione.

Lo spettacolo è stato allestito all’interno della Chiesa, che per l’occasione era stata predisposta in modo sobrio e semplice conservando perfettamente la sua natura “religiosa” ed allo stesso tempo prestandosi  bene allo scopo.

In scena per 60 repliche alla Cappella Orsini a Roma nel 2010 ed ancora in replica in moltissime piazze e festival italiani, la scena ha avuto come tema le ultime sette parole di Cristo. Anticamente durante la liturgia del venerdi  Santo le vetrate della cattedrale di Cadice, venivano oscurate, simulando così l’eclissi, come narrato dal Vangelo ed il vescovo all’ambone proclamava le ultime parole di Cristo prima di morire, per poi prostrarsi davanti al crocefisso per meditare insieme ai fedeli. Da qui,  con l’accompagnamento musicale di Maurizio Picchiò e Stefano Carloncelli, parte il monologo del “cialtrone”impersonato da Giovanni Scifoni,  che con geniale ironia affronta temi  e personaggi della spiritualità. Con un misto di frasi evangeliche ed attuali riferimenti è riuscito perfettamente a coinvolgere il pubblico e tenere alta l’attenzione dello spettatore, incalzandolo con parole di cui a volte sembra essersi perso il senso per poi riprendere il filo del discorso e rendersi conto che in realtà è riuscito a guidare l’attenzione verso ragionamenti difficili e per niente banali. Personalmente ho trovato questa tecnica geniale e non posso che confermare la mia soddisfazione, che come nel caso dello spettacolo precedente non ha deluso.

 

 

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