Inquinamento atmosferico: misuriamocelo da noi

 

di Paolo Scattoni

Questo post prende spunto da letture recenti molto diverse fra loro. Il primo libretto si intitola “Facciamo da soli” è edito da Altraeconomia. L’autore è Francesco Gesualdi, uno degli allievi della scuola di Barbiana di don Milani, che ora dirige il Centro Nuovo Modello di Sviluppo.

Il libro ipotizza la possibilità di fare del lavoro di comunità il centro del modello di sviluppo, dove il volontariato è elemento centrale e non più marginale come attualmente. Insomma per superare le grandi distorsioni dell’attuale modello economico i cui effetti negativi tocchiamo con mano tutti i giorni.

Il secondo libretto è in inglese e si intitola “Atmospheric Monitoring with Arduino: Building Simple Devices to Collect Data about the Environment”.

 Tratta della possibilità di costruire con qualche decina di euro un rilevatore dell’inquinamento atmosferico. E’ basato su il microcontrollore Arduino del quale abbiamo già discusso nerl blog. Si tratta di un microcontrollore che può essere programmato in maniera relativamente semplice per comunicare con apparecchiature esterne, un sensore di inquinanti in questo caso.

Mi ha fatto venire in mente un dibattito che si tenuto sul blog. Alcuni hanno ipotizzato che l’inquinamento atmosferico a Chiusi sia alla base dell’aumento dei decessi per cancro. Non ho preso parte al dibattito perché mi sentivio a disaggio a discutere di dati assai vaghi se non inesistenti.

Non c’è infattri un monitoraggio dei dati. Allora perché non crearcelo da soli. Sino ad oggi i macchinari per fare questo costavano migliaia di euro ed erano quindi messi a disposizione da autorità pubbliche. Oggi, però, cominciano a delinearsi possibilità a basso costo.

Non so se la macchina presentata che viene venduta in kit a meno di 100 dollari incluso Arduino. Ci sono poi i costi assemblaggio se non siamo in grado di farlo da soli. Insomma con un centinaio di euro si può avere una macchina completa. Ci saranno pure alcuni cittadini disposti a fare l’investimento e creare una rete di rilevamento fatta dai cittadini stessi.

Poi ci potremmo organizzare coinvolgendo esperti locali tipo chimico, biologo, metereologo, etc e con loro gestire il flussio dei dati.

Certo poi ci sono le leggi che dicono che per “certificare” questi dati ben altre dovrebbero essere le procedure. Intanto però si spera che chi potrebbe inquinare sappia che è sotto esame da parte di molti. Qualcuno interessato?

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